Una moltitudine di uomini vestiti in uniforme irrompe sul palco. Uomini che hanno sottoscritto un accordo per cui obbediranno fedelmente ai comandi impartiti “dall’alto”, senza preavviso, senza lasciare il tempo di porsi domande. “BROS”, il nuovo spettacolo di Romeo Castellucci, approda all’Argentina con una forza dirompente, per invadere gli occhi e le menti degli spettatori.

La performance è sia esperienza che esperimento: gli uomini in scena sono attori che non conoscono la loro parte, vincolati all’obbedienza e all’abnegazione del ruolo. Uomini alla ricerca di un ordine pubblico e morale, per cui giusto e sbagliato oscillano sul limen della violenza, facendo riemergere fatti di cronaca e un’umana tentazione che non conosce luogo e tempo. Lo spettacolo della Societas ci pone di fronte a una forma di “effetto Lucifero”, termine coniato dal professor Philip Zimbardo, curatore del celebre esperimento carcerario di Stanford; “l’effetto” descrive il processo per il quale l’aggressività umana viene fortemente influenzata dal contesto in cui l’individuo si trova.

Per chi è sul palco e sotto il palco non è possibile sapere cosa avverrà, né immaginarne le conseguenze. Raccontare un lavoro di Castellucci è spesso difficile e limitante: è necessario
esserci, viverlo con il fiato sospeso e l’animo pronto ad accogliere immagini, respiri, odori, suoni irripetibili. Ci immergiamo così in un’alienazione corale, in una de-individuazione trascinante, per citare ancora Zimbardo, che, volenti o nolenti, lascerà la sua cicatrice.