Il periodo del lockdown ci ha privato della libertà, ci ha fatto quasi soffocare, ci ha lasciati “senza aria” – come le parole da cui il nome Siner è composto – ma, al tempo stesso, ha spesso dato ai musicisti la possibilità – forzata – di sperimentare liberamente, di inventare nuove collaborazioni, spesso a distanza, di nuotare come sirene – Siner è anche l’anagramma di siren) verso porti lontani, alla ricerca di terre sconosciute.

Siner nasce in quegli anni difficili grazie all’incontro tra Ludovica Manzo, Matteo Bortone e Giulio Stermieri. Una musica fatta di atmosfere liquide dal sapore onirico che si muove fra improvvisazione e forma canzone, che ha avuto il suo battesimo dal vivo lo scorso Febbraio fra Siena e Roma, dove li abbiamo visti al Metro Core, e che oggi approda sul palco della Casa del Jazz.

Ludovica Manzo, voce ed elettronica, è metà del duo O-Janà, sempre in bilico tra jazz, sperimentazione e world music, ma la conosciamo anche per Serpentine, il suo progetto A/V in solo. Matteo Bortone, basso e voce, leader di formazioni quali No Land’s, ClarOscuro e Travelers, collabora fra i tanti con Roberto Gatto e Maria Pia De Vito. Di recente lo abbiamo visto con Abhra, sestetto guidato da Julien Pontvianne, accanto a Francesco Diodati.

Giulio Stermieri, pianoforte e tastiere, si muove fra composizione e sonorizzazioni dal vivo, è leader del quartetto Yabai che in “Up for Grabs” ha visto aggiungersi la voce di Adele Altro / Any Other e lo ricordiamo negli Aparticle, insieme a Cristiano Arcelli, Michele Bonifati ed Ermanno Baron.