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gio 08.02 2024 – mar 07.05 2024

orangcosong: Engeki Quest in Milan

Dove

Triennale di Milano
Viale E. Alemagna 6, 20121 Milano

Quando

giovedì 08 febbraio 2024 – martedì 07 maggio 2024

Quanto

free

Contatti

Sito web

Courtesy orangcosong

Tra i temi che non scadono mai, vale a dire che hanno avuto e conservano tutt’ora la capacità di rinnovarsi in merito a interesse teorico e pratico, c’è indubbiamente la deriva situazionista. Ne abbiamo quindi viste, di derive, in tutte le salse. A partire dai situazionisti in poi, ogni spazio – in particolare quello urbano e suburbano – è stato percorso, raccontato, cartografato e detto seguendo quel semplice e chiaro dettame della psicogeografia: naufragare nello spazio, con passi dinoccolati, guardando il cielo, le strisce, le insegne, le finestre, le sterrate, i terzi paesaggi, tutto quello che insomma non è ordinario, e tutto questo con la speranza o la convinzione di spostare altrimenti lo sguardo, di vedere l’inaudito o l’infrasottile (sempre grazie a Duchamp per aver inventato questa parola). Pensate agli Stalker, per esempio, al Walkscape di Francesco Careri, alle deambulazioni di Francis Alÿs e alle camminata come pratica artistica e di cartografia dell’esperienza di Hamish Fulton, fino alla geopoetica di Kenneth White, e via: potremmo continuare, ma gli elenchi non funzionamo mai. Proviamo quindi a dire: perché la deriva non scade? Perché, come scrivevano i situazionisti, passeggiare per la città guardando il cielo, con la testa all’insù, da tutt’altra idea della spazializzazione degli ambienti in cui ci si muove, per cui l’assioma è tutto sommato una semplicissima regola: se cambia lo sguardo, cambia il senso di quel che si vede.

Ed eccoci a Engeki Quest, il progetto degli orangcosong commissionato da Triennale, in cui è impossibile non ritrovare l’assioma della deriva, ma rimescolato con i tragitti puntuali delle Lonely Planet e l’ingaggio dei leggendari libro-game, che di tanto in tanto riemergono dall’abisso della storia (tale abisso presenzia con una dolce nostalgia nei ricordi del sottoscritto, in una bancarella a Marina di Bibbona nei primi anni Duemila). Per chi sia troppo giovane per ricordare, i libro-game sono esattamente quel che dicono il loro nome: libri con cui si gioca o, meglio, con cui s’intraprende un’avventura. Per essere ancora più precisi, parliamo di titoli blandi come Il Castello della Morte, Runa di Guerra, Montagna Insanguinata – infanzie turpi e felici! –, dove il lettore impersona il protagonista e ne decide le sorti. Legge il primo paragrafo al cui termine c’è la prima scelta, ovvero: se scegli A vai a una data pagina e al tal dei tali paragrafo, se scegli B a un’altra pagina e un altro paragrafo; oppure tira i dadi, dadi che sono disegnati negli angoli alti ed esterni delle pagine, e se va male (la maggior parte delle volte) finisci (metaforicamente) in una buca puntellata di bronzee lame.

Insomma, gli orangcosogn con Engeki Quest in Milan fa della città un gioco esplorativo, e lo fa attraverso un libro game d’avventure che invita a sbatacchiarsi in giro per la città, tra rollii e beccheggi, obbligandoti alla flânerie, all’incontro con i pertugi e gli angoli meno conosciuti di Milano. Vai a tal dei tali incrocio, fai la tal dei tali cosa, riparti sull’1 e guardati in torno, poi fuggi in tal dei tali angolo. Chissà che non incontri una Montagna Insanguinata. Ovviamente, non poteva che essere la nebbia, la scighera, la suggestione prima dell’avventura di Engeki Quest a Milano. Nebbia che via via sparisce ma che in una maniera o nell’altra viene puntualmente recuperata e rimbastita da qualcuno.

Per perdersi allora basta andare in Triennale e prendervi il libro.

Scritto da Piergiorgio Caserini