Mi avvicino sempre con una certa emozione ad uno dei rari soli di Marco Colonna. Dalla prima volta che mi capitò di vederlo sono ormai passati oltre dieci anni, di cose ne sono successe tante: Blutopia, dove presentò “The Joyful Breath of the Dragon”, un omaggio a Fred Ho, non organizza più da tempo i suoi pomeriggi musicali; il Klang, teatro di uno dei suoi ultimi soli romani, ha ormai chiuso un ciclo trasformandosi in un marchio di garanzia; lo stesso Colonna ha messo in panchina l’inseparabile sassofono per concentrarsi su clarinetto e clarinetto basso.

Musicista sempre alla ricerca di nuovi stimoli, nell’ultimo paio di mesi lo abbiamo visto da Zurla con Ettore Fioravanti ed il suo “Opus Magnum”; alla Casa del Jazz con “Eternal Love”, il quintetto guidato da Roberto Ottaviano con Alexander Hawkins, Giovanni Maier e Zeno De Rossi, per l’occasione sostituito da Ermanno Baron; al Metro Core prima con Giulia Cianca e Fabrizio Spera e poi con Andrea Biondi, per Giulia Cianca ha composto due lavori usciti su New Ethic Society, “Nuda Pelle” e “11 Pianeti”, con Renato Ferreira ha registrato “Double Forest”, distribuito da pochi giorni in digitale.

Oggi torna in solo alla Casa del Jazz, per presentare “Sulle tracce della spiritualità”, un progetto audiovisivo che lo vede sonorizzare le fotografie di Pino Ninfa, frutto di reportage fra India, Africa e Sudamerica. Un lavoro sul significato spirituale del suono, fra sacro e profano, nelle varie culture del mondo.