Come trasformare un divertissement, un esperimento estemporaneo, in quello che a oggi è probabilmente il più intrigante side-project uscito negli ultimi anni, di sicuro in quelli post Covid? Per informazioni chiedere a Thom Yorke e Jonny Greenwood che con l’aiuto dei jazzisti Tom Skinner (batteria e tante altre cose) e Robert Stillman (sax) e il fidato Nigel Godrich in cabina di regia, hanno dato vita ai The Smile, nati durante il lockdown e presentati a sorpresa con un concerto in streaming per il festival di Glastonbury nel maggio 2021.

A seguire ecco due album in due anni: lo splendido e per certi versi spiazzante debutto “A Light For Attracting Attention” (2022) e il cinematografico e più rock oriented “Wall of Eyes”, uscito a inizio anno. Un’esperienza, su disco e dal vivo, da non perdere per tutti i nostalgici dei Radiohead “con le chitarre”, lo stesso per chi ha apprezzato gli Atoms For Peace, le ballad esistenzialiste di Yorke, le incursioni avant ed etniche di Greenwood o le esperienze sempre più frequenti di entrambi nella musica per film.

Post-punk, afrobeat, krautrock: il suono è stratificato, cangiante ma lucido e conciso nell’arrivare a destinazione. Cosi come lo sono i testi e il nome scelto, un omaggio al poeta Ted Hughes. Unire in un brano i Fall con il bunga bunga nostrano (“You Will Never Work In Television Again”) è un ideale biglietto da visita. Rimanendo sempre tra le fila dell’esordio, merita una menzione d’onore “Skrting On The Surface” che conferma la splendida abitudine di Thom e Jonny – iniziata ai tempi di “The Bends” con “Street Spirit” – di chiudere gli album con un pezzo memorabile, da ascoltare in loop.

Gli highlights di “Wall of Eyes” sono la title track che apre l’album, con un arrangiamento sul filo della tensione davvero di gran classe, la super sinuosa e ipnotica “Teleharmonic”, perfetta per incantare un cobra cibernetico e “Bending Hectic”, otto minuti di magia e cambi d’atmosfera come non si sentivano da tempo. Tra le poche cose positive scaturite dalla pandemia, The Smile dimostrano in musica quanto la libertà, che sia mentale, sociale o artistica, è un bene necessario e come tale va alimentata, protetta e quando possibile utilizzata per dare forma a qualcosa di concreto. Dopo il debutto romano nell’estate 2022, la band ritorna in Cavea in doppia data e tutti i presenti potranno godersi una serata ad altissimo tasso emotivo e qualitativo, aspettando il futuro ritorno dei Radiohead con un bel sorriso stampato in volto.