Ultimo atto per la rassegna Due o tre cose che piacciono a me e probabilmente il più allucinato di tutti (Emiliano Maggi e Matteo Nasini i due precedenti). La firma è quella di Enrico Boccioletti, classe ’84, con un lavoro totalmente immersivo: «Un ecosistema forzato, un device performativo, per innescare un coinvolgimento alternato, tanto fisico e sensoriale quanto immaginario», dove confluiranno rapimenti alieni, riflessioni sull’utilizzo dell’anidride carbonica allo stato solido a -78° (il ghiaccio secco), progetti di colonizzazione del pianeta rosso Marte, sostanze allucinogene. E anche fiori. Piccoli varchi di esoterismo, squarci di ignoto a turbare la piatta trasparenza dei numeri della società digitale.
Scritto da La Redazione