I miei colleghi sono differenti. Vorrei precisarlo. Noi di solito i grandi saluti li consumiamo al bar, tra brindisi ignoranti e pessime decisioni. Non ci passiamo neanche dal via, cioè da quello step fondamentale che non bisognerebbe mai tralasciare, soprattutto quando la serata prende per forza una piega alcolica. Parlo della cena e, nello specifico, quella tra colleghi. Ancor più nello specifico, quella di Natale.
Una cena è sempre una cena, sia ben chiaro. Non che quelle tra colleghi siano diverse, se non nella rottura di palle che per molti comportano. Obbligati a vivere almeno otto ore insieme dal lunedì al venerdì – quando va bene -, per molti le cene tra colleghi per scambiarsi gli auguri di Natale sono una vera spina nel fianco. Il podio dei discorsi affrontati è bene o male sempre lo stesso: lavoro, lamentele sul lavoro, sesso, battute sul sesso. O forse questi sono i miei di colleghi. Ma intervistando amici di vario genere, appartenenti a diverse categorie merceologiche e per merceologiche intendo avvocati, analisti, designer, ingegneri, vedo che la situazione poco cambia.
La mia amica Simonetta, avvocato in carriera, è un’esperta di cene aziendali, mi dicono che si chiamano così. Lei però mi spaventa, affermando che per il suo studio organizzano dei veri e propri eventi: sono sempre più di 150 persone, un semplice ristorante non basta. Non mi è molto utile al fine di questa guida perché loro prediligono spazi eventi con cucina, ma anche qui finisce come per tutte le altre cene natalizie: sbronzi. Pochi ricordi e ben confusi, strette di mano tra white collar, consigli su Courmayeur, piani già definiti per il ponte di Pasqua. Non si bada a spese. Ci si rivede ad anno nuovo per fatturare.
Jacopo invece è un’analista, la sua azienda è molto più piccola, se la cavano prenotando posti normali che abbiano però uno spazio per gruppi folti, cosa che qui ci interessa. Gente legata al pragmatico, al dato reale, fattuale: si prenota sempre un mese prima – regola numero uno in tema di cene aziendali -, ci deve essere una sala ampia e spaziosa, si deve poter far casino. Perché questi analisti, zitti zitti, ingollano litrate di birra e prediligono posti semplici, alla mano.
Le cene tra colleghi sono un universo parallelo che esplode i confini del quotidiano teatrino dell’ufficio. Una grottesca trasposizione dei ruoli di ognuno di noi che, fuori dalla scrivania, perdiamo freni, dignità e collezioniamo figure di merda. Alla fine, non sono manco così male queste cene: esauriti i discorsi di circostanza o le famose lamentele, ci si diverte anche e si ha materiale per sfottere il più conciato fino a febbraio, almeno. Ecco la nostra guida, dove tutto ciò può diventare realtà.
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2019-12-01