Fino a poco tempo fa parlare di ramen era quasi utopia. Non negherete che l’atteggiamento a riguardo della maggior parte degli uomini sulla terra era di ripugnanza mista a terrore. “Vuoi mettere un piatto di tortellini?” diceva il tradizionalista. “Perché i passatelli?”, continuava il nazi gastronomo. Piatti intoccabili, per carità. Eppure oggi nella Milano capitale del food si assiste verosimilmente a una curiosa inversione. Il brodo, quello del Natale per intenderci, con gallinaccia e cappone stecchiti, non è più solo. Se la gioca con miso, soia, fermentati che parlano altre lingue. Come il ramen.
Tanti infatti i nuovi locali dove poter apprezzare il celebre piatto giapponese. Ma io, che con quella gallina lessa sono nata e cresciuta, ben poco ne so di questa pietanza che fa il giro del mondo. Per questo motivo per il nostro tour tra i migliori ramen di Milano mi sono avvalsa del prezioso contributo di Sara Waka, fondatrice di Wakapedia, giapponese che vive in Italia che a ramen è nata e cresciuta.
Mi spiega come innanzitutto il ramen sia una ricetta cinese, poi perfezionata dai giapponesi che lo eleggono tra i piatti nazionali. Super calorico (tra le 600 e 1200 kcl), tanto da essere il piatto più mangiato dai ragazzi che escono dalle discoteche e dai white collar super sbronzi che vagano per le metropoli jap, il ramen è innanzitutto una zuppa che si ottiene da ossa di animali e altri ingredienti che lo caratterizzano, a cui si aggiunge pasta e topping come uova, carne macinata e porro. Sara mi dice che è essenziale sapere che 4 sono le categorie: shoyu (da soia), miso, shio (sale) e tonkotsu (maiale). Mi chiedo se sia un piatto casalingo. Come il sushi, i giapponesi lo mangiano quasi esclusivamente fuori in questi locali specializzati nell’economica pietanza (meno di 10 €). Si mangia sempre accompagnato da gyoza e riso alla cantonese, per una botta di carboidrati fuori dal comune. E il famoso risucchio mentre si mangia? Anche questo è studiato, perché se si mangia in questa maniera si sente molto meno il calore.
Insomma, in questa settimana di brodi caldi, sudate e schizzi su tutte le maglie indossate, ho comunque capito e imparato alcune cose: non andate mai a mangiare ramen se non amate strani rumori mentre si mangia (il risucchio non è solo pratica erotica); la temperatura esterna deve essere almeno compresa tra gli 0 e i 15 gradi, anche se Sara mi assicura che in Giappone lo si mangia anche con 40°; maneggiate cucchiaio e bacchette in perfetto sincronismo con la bocca può essere frustrante, ma non così tanto come vedere mangiare gli spaghetti al pomodoro con il cucchiaio e forchetta. Ora non potete sbagliare.