Emilio Vedova aveva qui il suo studio in uno dei nove Magazzini quando, di ritorno da un viaggio a Cuba, trovò la Fondamenta delle Zattere sbarrata e il “piccone demolitore” già entrato in azione: sfondamenti in più parti, macerie, distruzioni e un intero tetto completamente rimosso (ragione per la quale, ancora oggi, uno dei Saloni presenta una copertura trasparente). Da quel momento, seguendo la sua natura poco incline a subire sopraffazioni e ingiustizie, Vedova divenne il vertice di un movimento di protesta che si allargava sempre più e che contrappose per lungo tempo a Venezia forze culturali e sociali attente e sensibili al problema dei Saloni da un lato e altre forze, soprattutto sportive, che aspettavano da più di venti anni “le piscine”. Emilio e Annabianca, insieme a un corteo lunghissimo composto da studenti, intellettuali, artisti e da tutti quanti avevano a cuore la salvezza dei Saloni, infine, intervenirono durante il Consiglio comunale in assoluto silenzio, portando sopra le loro teste una gigantografia della pianta di Jacopo de’ Barbari con evidenziati i Saloni. In quel preciso momento, la storia secolare dei Magazzini del Sale riprese il suo cammino.
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Magazzini del Sale
Contatti
Magazzini del Sale
Dorsoduro 266, 266
Venezia
Orari
- lunedi chiuso
- martedi chiuso
- mercoledi 10:30–18
- giovedi 10:30–18
- venerdi 10:30–18
- sabato 10:30–18
- domenica 10:30–18
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