Arrivo a Palazzo Morando e la prima cosa che mi colpisce è il palazzo stesso, bellissimo. Poi mi concentro sugli abiti, scoprendo che l’altezza media degli uomini tra il Settecento e il Novecento era di 1 metro e 60. Se fossi nata allora mai e poi mai sarei entrata in una portantina; questo, i libri di storia del costume non lo scrivono. I capi in mostra vanno dalle uniformi del Regno d’Italia agli abiti da passeggio maschili e femminili, più il poncho di Garibaldi, che fa sempre la sua figura. Quello che però mi sconvolge sono i quadri che raffigurano la vecchia Milano. Scoprire che piazza Duomo all’inizio del secolo scorso era affollata di fruttivendoli e carrozze invece che da piccioni e turisti che sfamano i piccioni è confortante. Scoprire tanti navigli scomparsi, come quelli in Porta Romana e piazza Vetra, per di più navigabili e puliti, mette invece tristezza. Soprattutto se si cerca il paragone coi cadaveri cui siamo abituati. Poi c’è la trafila di luoghi con altri nomi: vedi la "Strada dei servi" (oggi corso Vittorio Emanuele), Porta Tosa (oggi Porta Vittoria) o la "Strada risara" (oggi via Palestro). Morale della visita: vedere i milanesi che gongolano per la loro bella Milano è piacevolmente poetico. Ve lo consiglio.
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2020-03-01