È uno di quei posti che assomiglia a tante cose, eppure se ne volessi uno uguale – almeno a Bologna – non riusciresti a trovarlo. Irriconoscibile, se si pensa alla pizzeria che ci abitava prima, spazzata via dai mattoncini a vista, le pareti in cemento grezzo intervallato dal verde delle piante appese, le ampie vetrate e le luci perfettamente soffuse (bellissima anche la piccola sala al piano superiore). Elementi che sì, fanno pensare a quei nuovi locali che parrebbero scimmiottare qualche club della Grande Mela eppure, a differenza di quei cloni, Gesto ha un’anima. Ed è innanzitutto quella delle “Martine” su cui si regge: sia la proprietaria, che l’ha portato anche a Bologna dopo i successi di Perugia, Firenze e Milano, sia la bartender e musa ispiratrice di una carta alcolica orientata verso l'”healthy” (giusto per dirne due: non usano zucchero, ma sciroppo di polline, e tra gli ingredienti di alcuni cocktail c’è anche l’aquafaba, ovvero l’acqua di cottura dei legumi montata a neve). È stata lei ad accoglierci al bancone, il posto migliore per ammirarne il lavoro, con un occhio anche sulla cabina a vetro calata al centro del locale dove prendono forma i manicaretti che chiameremmo tapas, se le tapas non ci ricordassero robaccia da ingurgitare a cervello spento. Qui, invece, è richiesta la massima attenzione, perché perdersi anche solo un gusto sarebbe un vero peccato. Potendo scegliere tra proposte di carne, pesce o verdure, abbiamo optato per i rigiri di ricciola e salsa di miso alla mostarda e il baccalà con ceci, lime e perle di cassis che abbiamo rispettivamente affiancato ad un cocktail a base di tequila Don Julio con shurb di limone e shurb di pompelmo, liquore alla camomilla, orange bitter, grapefruit bitter e bitter alla rosa e ad un Celery-bration con cardamomo pestato, lime, sciroppo di polline, centrifugato di sedano, gin tanqueray e uno spoon di pernod. Abbiamo, infine, chiuso con i sigari di cioccolato al 65% del gesto accompagnati da un drink a base bourbon con miele al castagno, bitter al cioccolato, arancia essiccata e scaglie di cioccolato al 75%.
Che dire: meglio non poteva andarci.
Insomma, il concetto è semplice ma non scontato: piccole (ma non piccolissime) porzioni di cibo preparato ad arte da accostare a vini, birre e cocktail scelti con criterio (con prezzi, per questi ultimi, che vanno in media dai 6 agli 8 euro, fino a 10 per alcuni distillati premium).
Non solo per mangiare, non solo per bere. Ma per stare bene.