Club Zero è il club dei quartieri. È la casa temporanea dei dintorni, delle aree che tutte assieme compongono la città. È come unire i puntini: fatelo, e avrete la forma della città. Un simile Club non poteva che avere luogo in Triennale, lo spazio di discussione che da sempre ha come suo centro un confronto con le nostre città, e con loro abbiamo messo in piedi Club ZERO, un ciclo di appuntamenti dedicati ad approfondire i quartieri delle città, con le loro immagini, le loro architetture, gli oggetti, le persone, insomma: i vissuti. Quelli di ieri e quelli di oggi nel filtro del domani.
Il primo appuntamento, martedì 8 giugno a partire dalle 20:30 ai giardini della Triennale, sarà tutto dedicato a NoLo (Nord Loreto e non North of Loreto, come il progetto di Bassi Maestro). Il quartiere inventato dal vicinato e sulla bocca di tutti. Il quartiere delle drag alla milonga e delle signore che ammiccano, del nuovo distretto lgbtqiapk, del polo di giovani creativi e dei comitati di quartiere, della vita di piazza, del cazzeggio ma con senso di comunità e dell’infinito che si scorge solo da Via Padova, con tutte le sue centinaia di lingue. È un primo pezzo di una nuova città, e ovviamente è un evento gratutito.
Ci sarà un torneo di pingpong assieme a un djset dei regaz di FUNCLAB, un cabaret musicale di Alessandro Alo Casini, l’incoronata Regina di NoLo, una performance audiovisiva di SAYRI (Sonia Garcia e Amazon), la proiezione di Internazionale Corazon di Francesca Marconi e Associazione Cure, e poi una performance di LaHasna, un reading delle zines dell’underground queer-grrrl-punk di Giulia Vallicelli (Compulsive Archive) e un Drag Quiz Show di Queermacete, e infine la presentazione della nuova installazione fotografica All here but memories di Anna Adamo e Guido Borso, i fotografi di NoLo Hyperlocal. A presentare Riccardo Poli, voce di RadioNolo, assieme a Beppe Salmetti.
Insomma, è il quartiere per intero: live.
Ma perché, direte, un Club dei quartieri?
Perché di fronte al grande cambiamento che le nostre città stanno intraprendendo, anche rispetto a quest’inizio dei Venti del XXI, Zero segue la nuova scala dell’urbanità: siamo passati dall’immagine del globo vista dallo spazio alle prossimità del sottocasa, scoprendo qui dei nuovi litorali per guardare le stelle, e da lì guardare al futuro delle città. Perché la riduzione di scala di quest’ultimo anno ci ha aiutato a capire una cosa: che nelle distanze più prossime, nei dintorni dei quartieri, è anche possibile vedere altri mondi.
È dalla località che si lancia lo sguardo altrove.
Come vivere le nostre città oggi? Dove viverle? L’abitabilità di una città è una faccenda ampia, la sua immagine è ancora peggio: rifratta in un caleidoscopio di eventi, tragitti, località, velocità, tutte fatte da persone. Ci sembrava che la località fosse un termine ormai succube del globale, eppure ci sbagliavamo. È dalla località che si lancia lo sguardo altrove. E l’altrove comincia qui, in una geografia dei dintorni tutta da scoprire, un reticolo frastagliato da cui ripensare la città come un puzzle, policentrica, dove ogni centro è un quartiere.
Abbiamo cominciato con Zero Hyperlocal. Dovevamo scoprire i quartieri, i mondi che si celavano dentro, i locals che sono hyper, digital e proiettati ovunque ma che in fondo hanno i piedi ben piantati nel quartiere. Ci siamo spostati di là e di qua, la nostra redazione è diventata nomade. Amiamo l’urbanità proprio per questo, perché ormai si è nomadi qua dentro, nelle vie delle città, tra i quartieri che stanno a tutti gli effetti risorgendo. Abbiamo fatto delle affissioni che non sono altro che specchi: dicono quello che c’è, ma a una certa, se fate attenzione, non vi riconoscete più.
Insomma, ci siamo appostati sotto casa vostra, sui muri, nei dintorni dei quartieri, perché da lì si vede tutto il resto, si vede che la città è un organismo decentralizzato, distribuito e vasto proprio perché ogni quartiere ha la sua ampiezza interna; non è la città dei 15 minuti, ma la città degli immediati paraggi. Con Club Zero i paraggi delle affissioni diventano live.
È il passo successivo: non aprire i quartieri alla città, ma la città ai quartieri. Invertire il movimento centrifugo in centripeto, portare le energie dei quartieri dritte nel cuore della città.