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G.R.A.DISCO – Volume 3

Terza raccolta delle nuove uscite discografiche made in Rome, selezionate dalla redazione di ZERO

Scritto da Giulio Pecci il 21 novembre 2022
Aggiornato il 19 ottobre 2023

Continua la rubrica con cui Zero, con grande apertura nei confronti di altre realtà geografiche e discipline artistiche unisce, pensate un po’, Roma e la musica. Una raccolta delle migliori uscite discografiche capitoline: album o EP di artisti nati o di base in città per una raccolta con cadenza variabile, ma che generalmente aggiorneremo ogni tre o quattro mesi. Nessun limite di genere, di età, di popolarità. Selezioniamo solo quello ci è piaciuto e pensiamo sia meritevole d’attenzione. Per questa terza puntata: jazz matto, clubbing in tutte le salse, sorprese e conferme. Se pensate che ci siamo persi qualcosa, aspettate la puntata successiva prima di gridare allo scandalo. L’ordine è rigorosamente alfabetico, non leggeteci nulla di più.

 


Adiel, Tamburi Neri – “Arresto Temporaneo” (Danza Tribale, 2022)

Adiel e Tamburi Neri danno seguito al loro sodalizio con un ep di bassi neri come la pece, casse che scuotono il petto e arrangiamenti ariosi e sorprendenti. Una Danza Tribale da cui farsi trascinare in pista.

Pezzo preferito: “Arresto Temporaneo”

 

Ardecore – “996 Le Canzoni di Gioacchino Belli Vol. 1 e 2” (La Tempesta, 2022)

Gli Ardecore continuano a ballare il valzer tra i fantasmi di una Roma morta e viva allo stesso tempo. Siamo a passeggio tra le spettacolari macerie di ieri e oggi, presi per mano dalla voce calda di Giampaolo Felici e dalle parole del fu poeta Giuseppe Gioacchino Belli. Arrangiamenti puliti e ricchi (con la felice aggiunta della chitarra di Adriano Viterbini) come al solito tra folk, punk e indie generalizzato. Un lavoro così tanto intriso di retorica romanesca da fare tutto il giro e spogliarsi di ogni pesantezza. Scorre via veloce, in un abbraccio soffocante come il calore della cucina di nonna; alla bisogna anche distribuendo schiaffoni con quella stessa causticità e sapienza popolare.

Pezzo preferito: “Er Decoro”

 


Capibara- “Homunculus” (La Tempesta, 2022)

La nuova fatica di Capibara è ben rappresentata dalla sua copertina. Un “Homunculus” con quattro set di addominali, un uomo-macchina imponente e grottescamente ridicolo nel suo sfoggio di muscolatura eccessiva. Il disco dura quasi due ore e mezza, passando dalla garage alla techno, dall’hyperpop all’ambient. Uno sfoggio di muscoli fatti di burro, di idee diverse messe insieme pronte a invadere le orecchie per un tempo lunghissimo.

Pezzo preferito: “Hikikomori”

 


Front De Cadeaux – “We Slowly Riot” (Antinote, 2022)

Ci ribelliamo lentamente. Seguendo il credo del bpm basso e anticapitalistico, come ci ha rivelato lo stesso Hugo Sanchez in una recente intervista. Quindi sì, nel primo (dopo anni di attività) LP del duo formato da Sanchez e Dj Athome troverete un clubbing decostruito, casse ipnotiche e suoni dilatati cui abbandonarsi come unica forma di resistenza.

Pezzo preferito: “There Is Something Wrong”


GNMR- “Self Control EP” (dubblack.ltd, 2022)

Due piccioni con una fava: il giovane GNMR pubblica un nuovo ep, inauguarando al contempo la sua neonata etichetta. Tre brani, rigorosamente in vinile nero, che mostrano idee fresche, chiare e interessanti. Break UK, sampling dalla qualità quasi hip-hop e bassi che si squagliano come burro. Se questo è l’inizio aspettiamo di poter ballare le prossime.

Pezzo preferito: “Give Me Music”

Hic. – “Hic.” (Hyperjazz Records, 2022)

Il trio di jazz contemporaneo più fico che ascolterete questo mese. La tromba di Francesco Fratini, ormai il trombettista più cercato d’Italia, la batteria di Fabio Sasso, instancabile timoniere del Gaeta Jazz Festival, e le tastiere e synth di Nicola Guida, ormai stabile a Londra e perfettamente integrato in quella scena ricchissima. A questo aggiungiamoci gli svolazzi elettronici di Khalab (aka Raffaele Costantino) ed ecco confezionato un EP a suo agio in un jazz club istituzionalizzato così come in un concerto hip-hop. Da Dilla a Davis passando per Roma.

Pezzo preferito: “Oasi”

 


Igor Legari – “Arbo” (Folderol Records, 2022)

L’inside joke jazzistica vuole che al solo di contrabbasso coincida la pausa sigaretta per tutti, pubblico e perfino gli stessi musicisti sul palco. Ecco, è difficile applicare il luogo comune a Igor Legari, agitatore di corde intelligente e intriso di groove a metà tra improvvisazione radicale e forme fruibili anche per orecchie meno allenate. L’ultima fatica in trio con Ermanno Baron e Marco Colonna è veramente un bel disco. Al suo interno scorre una tensione costante, che cattura l’ascoltatore e lo accompagna lungo tutta la durata, mantenendone viva la curiosità. Passare da un brano all’altro significa vedere personificarsi gli strumenti, con la sensazione di aggirarsi in un bosco incontrando a ogni passo animali diversi. Siamo lì incantati e in silenzio a osservarne i movimenti, il modo in cui i muscoli guizzano veloci e gli occhi spiritati roteano con velocità, gli inaspettati versi e tonfi.

Pezzo preferito:”Malachi”

 


MadD3E – “AnimE ArcadE” (Autoproduzione, 2022)

Si ride un sacco, ma poco dopo quel sorriso si paralizza, fa il giro e diventa una vera e propria “stank face”. Anche se non siete familiari con il termine, l’avete fatta sicuramente almeno una volta nella vita ascoltando musica. Definizione dello Urban Dictionary: “un’espressione riflessiva dei musicisti e amanti della musica – in particolare quelli coinvolti nelle scene musicali afroamericane – per mostrare apprezzamento per un ritmo, un assolo, un riff o una linea di basso particolarmente “stanky” (cioè funky)”. Insomma il concept è giocoso, i suoni a volte esilaranti, ma il tutto funziona benissimo perché si capisce che MadD3E sa destreggiarsi in modo serissimo tra produzioni grondanti funk.

Pezzo preferito: “Pizza Mozzarella (JoJo’s Bizarre Adventure)”

 


Maria Violenza – “Capélli di Caténe” (Kakakids, 2022)

Maria Violenza ci prende per mano e ci mette all’interno del suo cerchio sabbatico. Noi siamo lì a volteggiare sospinti dalle bordate di chitarre ipnotiche, voci ammalianti tra inglese e siciliano e batterie dalla qualità quasi tribale, scordandoci del tempo e dello spazio. Un disco che è un rito esorcizzante, che scorre via con facilità ma allo stesso tempo pianta le unghie nel suo ascoltatore strappando brandelli e trascinandoseli lungo tutto l’ascolto e oltre.

Pezzo preferito: “Conta!”

 


Oliphantre – “Oliphantre” (Auand Records, 2022)

“Questi son matti”. È la prima cosa che viene in mente. La seconda è: ammazza quanto sono forti. Il trio capitanato dal chitarrista romano Francesco Diodati (con Leila Martial alla voce e Stefano Tamborrino alla batteria) è un carrozzone di stravaganze carnevalesche: uno scrigno di personaggi che si muovono freneticamente al ritmo dell’interplay fenomenale fra i tre su note di jazz, noise, art-rock, prog. Voce, chitarra (ed effetti) e batteria sembrano rincorrersi in un gioco dell’acchiapparella in cui non c’è un vincitore, se non la volontà di muoversi e toccarsi. Un po’ come quando si era bambini insomma, e infatti all’ascolto si percepisce chiaramente questa gioia pura nel suonare insieme.

Pezzo preferito: “Creatures”

 


RBSN – “Stranger Days” (Ropeadope Records, 2022)

Entrare in questo disco significa immergersi per mezz’ora abbondante in una nuvola di fumo non intossicante. Una nube sonora che avvolge, cullando come una camera iperbarica, lasciando entrare squarci di luce ad animare il tutto: lampi giocosi che impazzano e fanno il solletico sotto al mento. Una sospensione della realtà possibile grazie a delle qualità musicali senza tempo, antiche e contemporanee allo stesso tempo: nu-soul psichedelico, chitarre sempre al servizio della canzone, una voce sognante, echi jazz ben udibili. RBSN è il primo italiano, romano, nel roster della newyorkese Ropeadope Records. È anche l’artista più giovane. Dal vivo i brani vivono una seconda vita, forse addirittura superiore a quella del disco. C’è poco da aggiungere se non: avanti tutta.

Pezzo preferito: “Spiritual Leader”


System Hardware Abnormal – “The Pit of the Pleasure Machines” (Absolute Pitch, 2022)

Burroni digitali su burroni digitali. L’iperattivo Demented Burrocacao (aka Stefano Di Trapani aka System Hardware Abnormal) rispolvera il suo moniker lo-fi/noise/HD per un disco fatto di scomposizioni, di errori digitali pronti a comporre il mosaico di emozioni non-umane e forse proprio per questo estremamente umane. E infatti la narrazione su cui si basano bip e blops monchi e mai sviluppati, è quella di “un futuro dominato dalla prostituzione elettronica, ma basato sull’astinenza sessuale come ultima frontiera del piacere e della perversione tra uomo e macchina”.

Pezzo preferito: “Sexual Organs Still Life”

 


Tropicantesimo – “Session 3” (Penny Records, 2022)

Torna il rito a bpm bassi di Tropicantesimo. Una terza session nel laboratorio di Pescheria, tre brani che scorrono lenti disegnando i consueti paesaggi lisergici. Tra psichedelia dub, casse dritte e percussioni che si infiltrano quando meno te l’aspetti. “Kafur di Notte”, “Poliziotto” e “Alabama”: tre titoli evocativi di scenari completamente diversi, con cui giocare a comporre una sceneggiatura che abbia senso o, meglio ancora, che non ne abbia per niente. La colonna sonora per tenere insieme il tutto già ce l’abbiamo.

Pezzo preferito: “Alabama”

 


Valerio Bulla – “Valerio Bulla” (Bomba Dischi, 2022)

Più conosciuto per essere sopra i dischi piuttosto che nei solchi dei vinili, Bulla sveste gli abiti del grafico e per la prima volta indossa quelli del compositore in solitaria. Dopo aver fatto parte della live band de I Cani e aver collaborato in studio all’esordio solista di Sick Luke, il suo pianoforte si prende la scena. Compone così un lavoro minimale e delicato, in cui i tasti bianchi e neri disegnano semplici melodie che colpiscono per l’immediatezza e si mescolano a paesaggi sonori ambientali che emanano un calore quasi casalingo. Un viaggio nei pensieri e soprattutto nelle emozioni dell’autore, una finestra sul suo mondo emotivo tenuta insieme dalla tragica tematica endemica della perdita di un genitore.

Pezzo preferito: “Valerio #2”