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Guida galattica per affamati cronici al Mercato Centrale Roma

La guida di Zero bottega per bottega al nuovo parco giochi della gastronomia di Roma.

Scritto da La Redazione il 31 ottobre 2016
Aggiornato il 7 dicembre 2016

Magari rimarrà un luogo a uso e consumo di viaggiatori e turisti (stranieri e non). Magari non sarà il posto in cui porterete qualcuno al primo appuntamento, se non a seguito di richiesta esplicita. Magari non ci festeggerete compleanni, lauree e nozze d’argento, ma di roba da mangiare al nuovo Mercato Centrale Roma (Stazione Termini) ce n’è: nella maggior parte dei casi è molto buona e alle volte anche unica nel suo genere – vedi la possibilità di mangiare la carne di Liberati o assaggiare ricette di uno chef stellato come Oliver Glowig a pochi euro. Qui il racconto bottega per bottega del nuovo parco giochi della gastronomia capitolina, buttato giù in un pomeriggio vorace, affrontato con disprezzo delle prescrizioni mediche e delle tabelle caloriche. Testi (e palati) di Gaetano Lo Magro e Nicola Gerundino (menu e relative foto sono datati ottobre 2016, ndr).

I carciofi e i funghi

di Alessandro Conti e Gabriele La Rocca

La bottega è di Alessandro Conti, storico banchista e “verduraro” di Campo dei Fiori. Non volendo e potendo assecondare la voglia di carciofo (un po’ fuori stagione) ordiniamo una delicatissima zuppa di porcini e galletti (molto più di stagione). La domanda che ci poniamo subito è: “Ma da dove proverranno?”. Seguono le seguenti ipotesi: un’azienda bio dei Castelli, un banchista illegale sulla Via dei Laghi (cofano aperto della macchina e via…), un produttore di fragoline di Nemi a rota con la micologia.
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Il formaggio

di Beppe Giovale

Meno conosciuto rispetto a nomi come Bonci o Liberati, ma non per questo meno apprezzato dai gourmet capitolini che si sobbarcano km da Torre Angela ai Varchi in centro, è Beppe Giovale, che apre un angolo della sua creatura del ghetto alla Cappa Mazzoniana. Tutto ciò che è in vendita è tarato sui 25-30€/kg (si tratti del pepato delle campagne di Frigintini o di un erborinato delle più isolate malghe di Bressanone). Ordiniamo una polenta, che non è calda dal pentolone come in Val Camonica, però, che dire: il ben di Dio selezionato da Beppe ha sempre il suo motivo.
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Il fritto

di Martino Bellincampi

Tempio indiscusso del fritto Romano, Pastella di Martino Bellincampi scende dal Monte (Sacro) e prende la Nomentana fino alla Stazione. È tra i banchi con i prezzi più bassi. In campo supplì, montanare, pizzelle e pizza (fritta) con la porchetta, con i bookmaker che vi danno l’infarto a 1,20.
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Il gelato

di Luca Veralli

Luca viene da un esperienza in una delle gelaterie che hanno la coda più lunga di quella degli sportelli Acea: La Romana. Ingredienti naturali, tutti di territorio, anche maritozzi nel menu.
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Il pane e i dolci

di Gabriele Bonci

Di lui già sappiamo tutto. Qui porta pane, pizza e dolci. Una chance in più per i quadranti Est, Sud e Ovest di Roma che non dovranno recarsi per forza ai piedi della Balduina per assaggiare le leccornie di Gabriele.
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Il pesce fresco

della Famiglia Galluzzi

Quella dei Galluzzi e una delle pescherie storiche – e più quotate – di Roma. Qui non vendono niente da incartare e portare a casa, ma cucinano solo quello portano dal negozio madre (a Via Venezia, neanche lontana da Termini). Vi consigliamo i panini con calamari o gamberi (fritti), il fish burger o gli spiedini.
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Il tartufo

di Luciano Savini

Sul dépliant leggiamo che Luciano Savini si occupa di tartufi in Toscana da generazioni. Al di là del fatto che colui che lavora dietro il banco del Mercato di Roma ha davvero l’accento da tartufaio della Maremma con la “c” aspirata, i Savini non si rendono conto che alcuni tartufi dovrebbero essere custoditi in cassaforte piuttosto che in bella mostra, dato che siamo a Termini. Sotto la cassa ce ne è un tipo da € 150 l’etto (essendo il tubero medio di almeno di 30gr fate voi i conti). Ordiniamo una pappa al pomodoro al tartufo: armonica, armoniosa, melodiosa. Rimaniamo incollati dietro il vetro nell’osservare la preparazione di una soave carbonara – sempre al tartufo -che sarà il pranzo di uno dei giovanissimi cuochi: un’impro che manco John Zorn quando suonava nei Naked City.
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Il trapizzino

di Stefano Callegari

La più grande invenzione dai tempi della ruota ha un nuovo punto d’acquisto dopo quelli di Testaccio e Ponte Milvio. Pollo alla cacciatoria, polpette, parmigiana, polipo affogato etc. Non serve dire altro.
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Il vegetariano e vegano

di Marcella Bianchi

Altro “prestito” dal Mercato Centrale di Firenze, dove Marcella ha già dal 2014 un suo banco. Frutta e verdura di stagione, prodotta con metodi e tecniche ecocompatibili. Centrifughe, insalate e burger vegetariani. Per non rischiare le arterie quando andrete a prendere il treno all’ultimo minuto. Perché tanto sapete che andrà a finire così.
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La carne e i salumi

di Roberto Liberati

Preceduto dalla fama conquistata in anni di onorata carriera, anche Roberto Liberati ha il suo corner al Mercato. Al di là di prezzi non proprio da “bottega 60s del Quadraro” (i tagli pregiati viaggiano sui 40€/kg), ciò che colpisce subito è la possibilità di grigliare qualsiasi tipo di cosa movente, oggetto semi-movente o taglio di carne nei pressi del banco (con un bel sovrapprezzo del 30% rispetto al prezzo di vendita “a crudo”). L’occhio cade subito sul bicipite gonfio e tatuato e sul collo taurino di colui che ci serve. Rimaniamo poi incantati dalla maestria, la sicurezza, la padronanza dei mezzi, con cui un giovane nipponico armato di coltelli affilati lavora la nostra tartare.
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La pasta fresca

di Egidio Michelis

Pastaroli artigiani piemontesi, già in forza alla sede torinese di Eataly. Pasta fresca e sughi con le inevitabili varianti romane. Per gli amanti dei classici.
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La pizza

di Romualdo Rizzuti

Pizzaiolo classe 1984, da anni a lavora a Firenze e dal 2014 è attivo anche nel Mercato Centrale toscano. Si è fatto montare due forni a legna e quindi è ok. Opzione valida per rimanere sotto i 10 euro.
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La tavola, il vino e la dispensa

di Oliver Glowig e Salvatore De Gennaro

Una delle particolarità più importanti della declinazione romana del Mercato Centrale. Da una parte uno chef stellato Michelin, Glowing, dall’altra una delle migliori gastronomie di Roma, la Tradizione (nei panni di Salvatore De Gennaro). Ingredienti+estro+prezzi modici. Dagli antipasti al dolce non si sforano mai i 20 euri, si spazia dalla carne al pesce. Ha un piano tutto suo del Mercato Centrale – il primo, quindi rialzato rispetto al trambusto – e oltre al ristorante è attiva anche la bottega per la spesa.
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L’hamburger di Chianina

di Enrico Lagorio

Carne chianina, maiali, pascoli toscani, mangimi bio. Enrico Lagoria è La Toria e viceversa. Dalle campagne senesi – Tenuta la Fratta – arriva un hamburger 95% chianina e 5% suino. Si ordina in cassa, si aspetta in coda – tempo medio di attesa 5/10 minuti, si mangia ai tavoli. Ordiniamo un doppio hamburger (€ 12) che sono due etti e mezzo di carne (più salse, insalata, pomodori, cipolla e altri condimenti da poter ordinare al momento). Normalmente per digerire un panino del genere servono due cucchiai di citrosodina e tre ore di sonno. Qui bastano 5 minuti perchè la carne scivola come un sorbetto. Da provare anche le braciolette e l’hot dog 100% di carne suina.20161017_131047
 

Le specialità siciliane

di Carmelo Pannocchietti

Gastronomo siciliano, anche lui di stanza a Firenze. Tutto quello che fa gola nelle strade della Trinacria lo trovate anche qua: dalle arancine ai cannoli.
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