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La guida di Zero ai migliori festival di agosto in Italia

Location suggestive, prezzi accessibili, cura della line up: il piatto ricco del mese, tra appuntamenti storici, new entry e giovani riconferme

Scritto da Chiara Colli il 22 luglio 2019
Aggiornato il 30 luglio 2019

È ufficiale: per fare una vacanza con un bel festival non c’è bisogno che guardiate (almeno, non per forza) alla Francia, alla Spagna o alla Croazia. Probabilmente nello Stivale non avremo mai un festival “di richiamo” come il Primavera Sound, ma le settimane da giugno a fine agosto ci dicono che è ormai evidente una strada tutta italiana ai festival estivi. Forse meno capaci di attirare pubblico estero, ma progressivamente più inclini a mettere in atto (e bene) una ricetta dove la scelta di una location suggestiva, la cura e la ricerca della line up unita a prezzi accessibili sono la chiave per far sì che, se alcuni festival purtroppo scompaiono, altri nuovi e azzeccati ne nascono. E allora se in questa lista non possono mancare i pilastri più “grandi e rodati” dell’estate festivaliera all’italiana (Ypsigrock, TOdays, Live Rock, Ariano Folkfestival), il ventaglio di opzioni resta corposo grazie ai festival di “seconda generazione” che ormai si sono fatti grandi (FAT FAT FAT, VIVA!, FRAC, Disorder.), ma soprattutto accende speranze per il futuro grazie alle piccole e giovani realtà che tengono il passo e i buoni propositi sempre vivi (Festivalle, Holydays, Piña, Chiasmo, Sparks – menzione speciale per il sardo Here I Stay, che su agosto avrà una giornata unica il 14 e tornerà con una versione più corposa a settembre). Buone vacanze e, per chi non ne ha ancora abbastanza, ci ritroviamo qui a fine agosto per i migliori appuntamenti di settembre!

VIVA! (VALLE D’ITRIA, DALL’1 AL 4 AGOSTO)


Dal 2017 la Valle d’Itria annovera anche il VIVA! fra gli artefici di quel piccolo miracolo fatto di festival musicali di qualità, capaci di investire sul territorio, di educarne il pubblico e di attrarne di nuovo. Se il Locus Festival vanta una storia pluridecennale, la quattro giorni a firma Club To Club ha raggiunto i vertici dei migliori eventi pugliesi in pochissimo tempo, portando all’ombra dei trulli realtà internazionali come Boiler Room o il primo e sinora unico live di Liberato fuori da una grande città. Non solo: VIVA! ha unito palati diversi, facendo scoprire progetti relativamente di nicchia anche alle orecchie più distratte. Per questa terza edizione, il festival ritorna nel mese agosto e porta in scena artisti come Apparat, Jon Hopkins, Gilles Peterson, Yves Tumor e soprattutto Erykah Badu, in una sorta di “derby a colpi di black music” con il Locus, che invece ha puntato su Ms. Lauryn Hill. Nel mezzo, tanta Italia valida con i dischi dallo scantinato di Napoli Segreta o i local ambassador Nicola Conte e Priestess, nonché una serie di chicche non da poco: la giapponese Powder, i suoni afro di Bamba Pana & Makaveli o l’esordio italiano di Juan Wauters (ve lo ricordate ai tempi dei The Beets?). Anche per quanto riguarda la parte dj-set c’è l’imbarazzo della scelta, con il norvegese Todd Terje a garantire la giusta presabbene. Per tutto il resto, ci pensa la Puglia.
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FAT FAT FAT (MORROVALLE & CORRIDONIA/MC, DAL 2 AL 4 AGOSTO)


Non dite a un marchigiano che la sua campagna vi ricorda la Toscana. Si offenderà sicuramente. Perché quello che troverete qui, come le colline verdi che declinano sul mare, i vigneti di verdicchio e le cascine nascoste, lo troverete solo qui. Tra queste esperienze inestimabili aggiungete – ormai da 4 anni – il FAT FAT FAT, festival che abbiamo visto nascere, crescere e farsi ora spazio tra i nomi più importanti della scena clubbing. La dimensione del festival si vive tutto il giorno, forti di una location bucolica (il casale cistercense della Grancia di Sarronciano, Corridonia) che da sola vale l’intera esperienza sintetizzata nel claim “You Can’t Download The Experience”. Obiettivo della rassegna è quello di farvi immergere non solo nella musica ma anche nel territorio che vi ospita, curando anche la proposta food con prodotti esclusivamente locali (provate il ciauscolo e i vincisgrassi). Line up sempre coerenti e ben strutturate che esplorano i confini della techno di Detroit, house di Chicago, funky e disco. Tre giorni, tanti nomi: battente bandiera house teutonica arriva Motor City Drum Ensemble, richiesto più del pane nei maggiori festival del mondo, in b2b con Mr. Scruff (hip hop, funky, reagge, house in una sola persona); Move D. e il suo set spaziale che va dall’house a jazz e soul. E poi il funk moderno di DÂM-FUNK, l’afrofuturismo del “nostro” Khalab, il ritorno su questi palchi di Moodyman e Lakuti, già noti al pubblico del FAT – black music power di stampo house a stelle e strisce. E poi Carista, l’olandese-surinamese dal sound carico di soul, e Antal, boss della leggendaria etichetta Rush Hour. Date un occhio anche ai nomi che si esibiranno nell’area più intima del giardino della Sgurgola, l’area “chill out”: quella in cui ci si dovrebbe stendere per un po’ di relax e dove invece ci si ritrova puntualmente a sudare sotto le stelle e la consolle attratti da groove grassi e massicci.
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HOLYDAYS (SCOPOLI/PG, DAL 2 AL 4 AGOSTO)


Per tutti quelli che “estate/weekend/festival” sono parole più vicine a un ideale concetto di relax e messa in stand by delle coordinate spazio-tempo, piuttosto che a feste in spiaggia e concerti sold out, la soluzione c’è – e spesso è a portata di mano. Magari nascosta, musicalmente parlando, tra le pieghe dell’underground e geograficamente in qualche piccolo fantastico borgo, vallata o pendio che tra storia, biodiversità ed enogastronomia potrebbe riempire due puntate di Superquark. È questo il caso di Holydays, tre giorni a Scopoli – nel cuore della Valle del Menotre, a pochi chilometri da Foligno – che proprio a metà fra il concetto di vacanza e “ascesi” ha messo da cinque edizioni le proprie radici. Tralasciando la quantità di turisti stranieri che proprio tra Umbria e Toscana trovano una meta estiva preferita (pure sfidando le inside del trasporto pubblico italico), il triangolo a ridosso dei Monti Sibillini, tra Assisi, Foligno e Spoleto mantiene l’originaria aura idilliaca e sacrale pressoché intaccata dal passare del tempo. Dopo quattro edizioni in altri centri della zona (e in particolare a Collepino), Holydays si trasferisce in questo piccolo borgo Quattrocentesco circondato dai boschi, le cascate e le grotte carsiche della Valle del Menotre, e attraversato da ciò che l’arte e la storia umbra regalano (castello, chiese, edicole sacre). Nella sua quiete porta i suoni delle musiche “laterali” che per tutto l’anno arrivano a Perugia e dintorni grazie agli operosi ragazzi del T-Trane, tra le realtà che organizzano il festival. Tanta Italia indipendente da scoprire, tra sperimentazione, punk, elettronica, noise e psichedelia (con, tra gli altri, Wow, Holiday INN, Don Karate, Pulsar, Avex, Enrico Zanisi), ma pure guest dal resto del mondo, con i groove irresistibili di casa DFA di Larry Gus, i bonghi dal futuro di L’Eclair, il rock’n’roll dei The Tambles, le “rumbe astratte” di Don the Tiger e i dj set tra italo disco, psichedelia ed exotica. Metteteci che: il festival è gratis e il campeggio pure, per i più esigenti ci sono i bungalow e per tutti i palati (vegani inclusi) i prodotti tipici dell’area food del festival. Garantiti escursioni in zona per i più dinamici, giro di monumenti per i più colti, atarassia e presabbene per tutti quanti.
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FRAC (CATANZARO, DAL 9 ALL’11 AGOSTO)


Qualche tempo fa scrivemmo che la Calabria sarebbe stata, dopo Puglia e Sicilia, la regione del Sud Italia nella quale i festival estivi avrebbero trovato terreno fertile e si sarebbero affermati. E se le due sopra citate ormai corrono una staffetta lunga tre – se non quattro – mesi, con in squadra tutti atleti di livello, la Calabria con l’edizione 2019 del Frac ha trovato il suo primo campionissimo. Quest’anno la line up dimostra forza e maturità, proiettando il Frac tra i migliori festival estivi per spessore artistico e proponendo tutto lo spettro di suoni che un’estate (elettronica) richiede: dal Napoli Sound solare firmato Nu Guinea (formazione full band) al dub tropicale narcotico da pennica sotto una palma dei Peaking Lights, dal soul per amori estivi di Lee Fields & The Expressions, al dj set da alba in spiaggia del maestro Theo Parrish, fino alle contaminazioni bossa del brasiliano Helio Flanders. Poi ancora la dance da tormentone di Emanuelle, il pop di Venereus, Planningtorock (in versione dj set), i new comers jazz tutti italiani 72-HOUR POST FIGHT, LF58 (progetto ellettonico di Neel e Filippo Scorcucchi) e i Tropea (e non poteva essere altrimenti). Tutta da seguire anche la sezione dedicata alle arti visive, con i lavori Edohard, Luna Paese, Sara Leghissa e Zingarello Pujia. Sul versante location, come la tradizione itinerante del festival ormai vuole e ci ha abituato, anche per quest’anno ci si sposta: si va nel centro di Catanzaro, al Complesso monumentale del San Giovanni, monumento nazionale nato da un antico castello di epoca normanna, con le spiagge di Copanello, Le Castella, Capo Rizzuto e Soverato a un tiro di schioppo. L’estate è servita.
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YPSIGROCK (CASTELBUONO/PA, DALL’8 ALL’11 AGOSTO)


«In principio era l’Ypsigrock». Potrebbe cominciare così un’ipotetica cronistoria della (a questo punto “relativamente”) nuova generazione di festival musicali in Italia, e in particolare del nuovo modo di intendere i festival estivi in maniera diversa rispetto ai raduni medio grandi stile Heineken Jammin’ Festival, Independent Days o Traffic di 15/20 anni fa. Un primato con le radici nella fine dei Novanta che (andando a memoria) Ypsigrock si porta dietro assieme all’indi(e)menticato Frequenze Disturbate di Urbino, ma che negli anni non è stato l’unico meritatamente conquistato dal festival di Castelbuono – a dispetto dei fondi pubblici che non arrivano mai e dei riconoscimenti ricevuti più dall’entusiasmo di pubblico e artisti che delle istituzioni. Non solo un festival apri-pista e modello per quelli a “misura d’uomo” a venire, non solo uno dei più longevi in assoluto ma anche uno dei più amati dai musicisti stranieri, che negli anni hanno fatto un gran passaparola circa la bellezza dell’esperienza sopra e sotto il palco (chiedere a Bobby Gillespie per ulteriore conferma). Un festival dichiaratamente “indie”, che ci ha portato quasi tutti, prima o poi, ad affrontare la viabilità non sempre friendly per arrivare in quella meravigliosa estremità della Sicilia. E che, che nel cuore di agosto, diventa sinonimo di giornate in spiaggia nelle vicinanze di Cefalù, Castelbuono con la sua piazza, la sua gente e i suoi bar, le granite a colazione e i ristorantini nei vicoli, il Castello del paese e il palco ai suoi piedi che per tre giorni regala gran concerti. Un festival esemplare, una garanzia senza se e senza ma, dove ogni band viene chiamata solo per una volta, quindi con la consapevolezza che dovrà dare vita a uno show unico. Anche quest’anno un’edizione che già sulla carta potrebbe benissimo, con The National, Spiritualized, Fontaines D.C., Let’s Eat Grandma, Whitney, Boy Azooga, Dope Saint Jude, Whispering Sons, Ólöf Arnalds, Pick a Piper e tanti altri ancora. Primo giorno già praticamente sold out e domenica letteralmente da santificare.
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FESTIVALLE (VALLE DEI TEMPLI/AG, DALL’8 AL 10 AGOSTO)


Qui si vince facile, probabilmente ancora più facile che in tutte le altre innumerevoli (possibili o reali) location da sogno sparse per l’Italia. Una vittoria tutt’altro che scontata, però, se pensiamo a come le grandi potenzialità del patrimonio culturale/paesaggistico italiano siano in sostanza inversamente proporzionali alla facilità di disporne, raggiungerle, inserirle in una visione più ampia di turismo e arte. E soprattutto al Sud. Se con Ypsigrock, ormai da tempo a fare da traino, la Sicilia ha visto negli ultimi anni nascere – ma non sempre crescere (chi ha detto Zanne?) – manifestazioni musicali di varie dimensioni, FestiValle è la nostra piccola scommessa. C’è chi grida al miracolo, ma verosimilmente si è trattato di determinazione. Il festival nasce nel 2017 da un’idea di Fausto Savatteri, che incontra il favore di molti e si scontra con quella cosa chiamata lentezza burocratica, che al Sud pare abbia messo radici insieme ai primi coloni greci. La base di FestiValle è però di quelle solide e ha a che fare con la location – e che location: la Valle dei Templi di Agrigento, patrimonio UNESCO sul quale non c’è bisogno di spendere parole, a cui si aggiunge la vicina spiaggia di San Leone, dove anche quest’anno lo stabilimento Oceanomare ospiterà l’Electro-FestiValle, sezione dedicata all’elettronica e alle arti digitali realizzata in collaborazione con il team di roBOt Festival e completamente gratuita. Durante la tre giorni, nel più grande sito archeologico al mondo andrà in scena il live full band degli inarrestabili Nu Guinea, assieme alla peculiare proposta tra swing e jazz del festival e vari workshop e talk: gli Hot Sugar Band & Hetty Kate, Kamilė Pundziūtė & Arnas Jasiūnas, Antoine Boyer & Samuelito, il trio del violinista e cantante Tcha Limberger (tutti in esclusiva italiana), il chitarrista Sebastien Giniaux e il seminario-concerto Swinging Mind (con Kumiko Imakyurei, Dario Napoli, N.Carrè, Tazio Forte e il neurologo Arturo Nuara). Si continua a ballare anche di notte, ma in spiaggia e attorno al nuovo palco interattivo di Electro Festivalle, con Francis Inferno Orchestra, Jolly Mare, Paula Tape, Tornado Wallace, Santo e Marco Unzip. Non bastasse tutto questo per un weekend tra contemporaneità ed età classica, si aggiunge a questa terza edizione la chicca del Treno Storico FestiValle Express al Tempio di Vulcano (partenze dalla Stazione di Agrigento C.le e Porto Empedocle), un viaggio sul binario storico che costeggia la Valle dei Templi. Il bene trionfa sempre sul male e anche Agrigento ha la possibilità di offrire qualcosa in più di un bellissimo mare, tanta storia, ottimo cibo e mirabolanti granite.
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PIÑA (SANREMO/IM, DAL 15 AL 17 AGOSTO)


Non solo festivàl. Dimenticate la celeberrima manifestazione canora (e le relative battute e reticenza) a cui di default associate Sanremo, perché qui la faccenda è di quelle “serissime”. Sì perché a fronte di un patrimonio naturalistico/culturale/enogastronomico che non ha nulla da invidiare al resto d’Italia (il contrario, semmai…), la Liguria è la grande assente tra le regioni che ospitano festival estivi (ma pure tutto l’anno), una lingua di terra che tra mare, montagna, centri storici e farinata rischierebbe il sovraffollamento turistico da festival con poche semplici mosse. Questo almeno se ci fossero più realtà come Adventures, collettivo local che da un lustro porta sull’asse Liguria/Milano vari nomi della scena elettronica internazionale e che, da quest’anno, con Piña valorizza (fin dal nome) una cittadina la cui bellezza supera di gran lunga la facciata plastica dell’Ariston. Piña sta per “Pigna”, termine con cui si indica l’antico borgo di Sanremo: un groviglio di carruggi, piazzette e fortificazioni medievali che ricordano appunto le strutture legnose altrove simbolo di “eternità”, abbarbicato sulle colline e affascinante almeno quanto le zone antiche di Genova. L’obiettivo della valorizzazione del territorio parte dalla location, l’anfiteatro naturale di piazza San Costanzo della città vecchia (con l’ambizione di dislocare il festival su più location del borgo per le prossime edizioni), e continua con l’imprescindibile corollario enogastronomico, con street food rigorosamente local, prodotto da aziende del territorio e in particolare delle campagne circostanti (per gli appassionati dei dettagli: birra del celebre Birrificio Nadir, gin “Taggiasco”, ecc). Dentro metteteci un orientamento musicale che predilige jazz, house e ambient, anche qui puntando al made in Italy di qualità, ed eccovi servito il Ferragosto intelligente a base di afrofuturismo, techno cosmica ed elettronica che guarda ai suoni dal mondo con Khalab Trio, Paula Tape, Lamusa II, Emmanuelle, DJ Rou & Jimbo, Eternal Love, James Falco, Disco Amor e Reno. Festival con vocazione ambientalista e interamente trasmesso dall’emittente web Rocket Radio: il futuro dei festival è qui ed è rigorosamente a misura d’uomo.
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ARIANO FOLKFESTIVAL (ARIANO IRPINO/AV, DAL 14 AL 18 AGOSTO)


Tra le dolci colline dell’Appennino campano più basso sorge Ariano Irpino, una delle principali città dell’Irpinia e la più grande per estensione di tutta la Campania (per dire, le sue campagne sono più grandi di tutta Napoli). In questo contesto bucolico e in certe parti ancora incontaminato, da ventiquattro anni c’è un’eccellenza estiva, l’Ariano Folkfestival. Non lasciatevi tradire dal nome, però: qui per folk non si intende (solo) la tradizione popolare, ma un connubio ricercato di proposte che provengono da diversi continenti che, per qualche giorno, trasforma questa terra in un crocevia di culture, musiche e cibi dal globo terracqueo. AFF è pronto a offrire un nuovo e coloratissimo giro del mondo musicale, una scommessa vinta offrendo line up anche ricercate, viaggiando e ascoltando, senza compromessi, e aggiungendo alla musica numerose attività collaterali che includono teatro, cinema, letteratura, yoga e i “Racconti di viaggio” con interviste agli artisti. Una sorta di vacanza-studio sul Mediterraneo, per conoscere i suoni dal Maghreb (con il cantante algerino Sofiane Saidi e il mix di funk e chaabi egiziano dei Mazalda), quelli della Turchia (con il pop dell’Anatolia dell’icona Gaye Su Akyol, per la prima volta in Italia), la Galizia folk di Mercedes Peón e l’hip hop meticcio dei francesi L’Entourloop. E poi la stella della canzone capoverdiana Neuza, la percussionista argentina Vivi Pozzebon, lo spaghetti western dall’Est dei Aälma Dili, per un tour ideale nella musica dal mondo, con i piedi ben saldi nel proprio territorio. Chiamando in aiuto Plinio il vecchio: Irpinia felix.
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DISORDER. (EBOLI/SA, DAL 19 al 25 AGOSTO)


“Festival Indipendente”: una dichiarazione di intenti, un sottotitolo che non tutte le manifestazioni possono effettivamente permettersi, diciamo pure una conquista in una terra che la letteratura ci ha insegnato a immaginare come dimenticata, al confine con terre fuori dal tempo dove non ci si aspetterebbe di trovare grandi live psichedelici, spazi dedicati all’editoria indipendente o giovani promesse dell’underground italiano suonare su un palco. E invece tra siti archeologici di epoca ellenista e romana, aree costiere protette, chiese e castelli, il “disordine” della cultura indipendente ha messo qui radici profonde. Le “Origini” sono il filo conduttore di questa nona edizione di Disorder., organizzato dai ragazzi di Macrostudio, che negli anni hanno saputo tracciare un’alternativa culturale mantenendo un’attenzione forte verso le autoproduzioni, in ambito musicale, video ed editoriale. Un piccolo festival, ma grande per il contesto in cui resiste, che dura una settimana e si disloca quest’anno in due location di livello (il complesso archeologico delle Antiche Fornaci e la “solita” Arena di Sant’Antonio). E quindi la musica, con tra gli altri The Winstons, 72-HOURS POST FIGHT, Comaneci, Love Trap, Fluxus, Giovanni Truppi, NoHayBanda, Barberos; ma anche i fumetti e la letteratura, con le presentazioni di “Super Relax” del Dr. Pira e “La guerra dei meme” di Alessandro Lolli, la presentazione di corti e i dj set.
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CHIASMO (GROTTAGLIE/TA, DAL 22 AL 25 AGOSTO)


Se da un lato è cosa buona e giusta testare con i propri occhi e orecchie (e tutti gli altri sensi) lo spessore di un festival e della relativa “esperienza” prima di entusiasmarsi, dall’altro un po’ di sano ottimismo non guasta – rigorosamente a fronte di “solide premesse”, s’intende. È questo il caso del neonato Chiasmo, «Festival di musica sperimentale e da ballo» che le carte in regola per una tre giorni che metta in allerta i nostri radar ce ce le ha tutte. Senza strafare, ma garantendo già sulla carta la qualità di alcune coordinate fondamentali (line up, location, organizzazione e “concept”) – che poi è l’unico modo per tenere i piedi per terra e mettere radici. Neonato ma con alle spalle un’organizzazione “experienced”, che crea un inedito asse Grottaglie/Verona: dietro a Chiasmo c’è parte dell’organizzazione di un pilastro degli eventi di ricerca nel Nord Est, il Path Festival (da qui l’anima sperimentale), che incrocia l’attività di Studio Cromie, galleria-studio di Angelo Milano (ex bassista de La Quiete, organizzatore di Fame festival). La figura retorica degli immaginari incrociati – volendo semplificare, la musica da ballo e quella sperimentale, ben sintetizzata nella persona di Lorenzo Senni – nasce con l’intento di rivolgersi a un target non definito «offrendo un punto d’incontro senza imporre nessun requisito ai partecipanti», e scegliendo location atipiche per i grottagliesi (e non). Quattro giorni di set di cui due allo Studio Cromie, uno nell’eremo Santa Maria in Campitelli (struttura sorta intorno a una chiesa ricavata nella roccia tufacea dell’XI secolo e parte di un complesso composto da cripta, chiesa, giardino e grotte) e infine nel Santuario Madonna della Mutata. Cornice mistica perfetta per l’incrocio di suoni underground di matrice occulta/sperimentale e set notturni tutti da ballare. E quindi: Lorenzo Senni, VIPRA, Jillionaire (componente dei Major Lazer), Mai Mai Mai e Rocco Rampino, ma pure Vestas, Donato Epiro, Gaspare Sammartano e Giovanni Lami, questi ultimi quattro a comporre uno sleep concert tra la notte di domenica e lunedì. Quest’anno potreste addirittura rischiare di ballare a un festival pugliese al fresco e non al cospetto di un trullo.
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SPARKS (PUTIGNANO/BA, 23 AGOSTO)


Il tempo sa sempre compre sorprenderti e beffarti, prendendoti ripetutamente a schiaffi a suon di «Ti pensavi che, e invece…». Così, tante di quelle località che nelle lontane estati degli Ottanta e Novanta sentivamo nominare dalle tv locali apulo-calabro-lucane, associate a negozi di abiti da sposa, autosaloni e centri convenienza – e per questo “schernite” e collocate alla periferia dell’impero – sono diventate mete per festival di livello. Insomma, forse tutto ci saremmo immaginati nella vita, tranne che di vedere uno showcase della PAN a Putignano. E invece… E invece c’è da tessere le lodi del festival Sparks, che già l’anno scorso aveva dato importanti segnali di vita ospitando Romare, Lubomyr Melnyk e Rival Consoles e quest’anno rilancia con un venerdì di esplorazione verso le frontiere del jazz contemporaneo e contaminato con il live solo di Moses Boyd e il dj set dell’olandese Jameszoo, mentre il sabato apre una finestra sull’undeground elettronico berlinese con uno showcase della beneamata etichetta di Bill Kouligas, portando sul palco Beatrice Dillon, Toxe e Still. Trulli e avanguardia, con il mare di Polignano a mezz’ora di macchina.
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TODAYS (TORINO, DAL 23 AL 25 AGOSTO)


E ora qualcosa di completamente diverso. E ora il “caso TOdays”, un festival che come una manciata di altri in Italia, ognuno per motivi diversi (da Beaches Brew a Terraforma, da ZUMA all’altro torinese Jazz Is Dead) fa un po’ caso a sé. Se attraversare in lungo e in largo lo Stivale in tutte le stagioni ci ha insegnato che, come era giusto che fosse, i festival di seconda e terza generazione nel nostro Paese nei casi virtuosi sono perlopiù dei “boutique festival”, quelli che puntano soprattutto all’esperienza (e quindi all’attenzione su location, attività collaterali, cibo e “benessere” in generale), sappiamo pure che le manifestazioni strutturate perlopiù attorno ai soli nomi in cartellone resistono eccome. I festival così coerenti (!) da mettere in fila quasi solo i trend della stagione, quelli che mescolano un po’ di tutto a mo’ di lista della spesa e diventano grandi raduni di massa su spianate di cemento. E poi il TOdays, la cui eterogeneità trova le proprie radici nell’ambizione all’internazionalità più che nella casualità o nelle mode, considerazione più che ovvia per chi scorre il cartellone di questa quinta edizione e magari non ha smesso di dare il giusto valore a parole come “indipendente”, “rock”, “elettronica” o “alternative”. TOdays mantiene sostenuto il passo delle precedenti edizioni (e questo non era scontato), TOdays contribuisce assieme ad altri festival virtuosi a mantenere alta la bandiera di Torino per i festival musicali, TOdays porta per tre giorni in Italia un concentrato di band internazionali di area rock/alternative/elettronica che tutte insieme, qui, non si vedono mai. TOdays quest’anno accende la “polemica” perché si dichiara esterofilo e quest’anno non ha nessun artista italiano in cartellone – ma se puntare al “made in Italy” è piuttosto una forma rassicurante di omologazione e appiattimento dei festival medio-grandi il circolo è vizioso più che virtuoso, e allora l’unico patriottismo possibile è quello che si sporca le mani nell’underground. “In compenso”, mantenendo il binomio Spazio211 per i concerti diurni e le mura post industriali dell’Ex Fabbrica Open Incet per l’elettronica notturna (oltre agli appuntamenti gratuiti al Parco Peccei), TOdays ci ribalterà il corpo e lo spirito con date uniche italiane, apparizioni divine, culti dell’indie rock internazionale passato ma ancora presente. Un venerdì in ode alle chitarre, con Spiritualized, Ride (subentrati al posto dei Beirut), Bob Mould e Deerhunter, con sessione notturna all’Open Incet assieme a Dengue Dengue Dengue, Jan Schulte e Interstellar Funk. E se sul sabato basta menzionare due pesi massimi come Low e The Cinematic Orchestra per dare un senso al biglietto o alla trasferta (con loro anche Hozier, Adam Naas, One True Pairing e i redivivi Art of Noise), la domenica non vi lascia ripartire o riposare ficcando Jarvis Cocker, Johnny Marr, Nils Frahm, Balthazar, Parcels e un live gratuito dei sempre irresistibili Sleaford Mods. Una line up così sarebbe capace anche di farvi dimenticare l’afa di fine agosto a Torino e che quando finisce la musica praticamente è già settembre.
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LIVE ROCK (ACQUAVIVA/SI, DAL 28 AGOSTO ALL’1 SETTEMBRE)


Una cosa è certa: in questo periodo storico, ventitré edizioni per un festival “rock”, non sono poche. Soprattutto se il suddetto festival è in provincia, soprattutto se qui da anni porta – insieme a nomi di richiamo dell’elettronica, della musica italiana o delle sonorità “world” – band internazionali che figurano negli appuntamenti europei più prestigiosi o sui siti (più o meno) alternativi che contano. Soprattutto se, nonostante tutto, da ventitré edizioni è riuscito a rimanere completamente gratis. Dal 1997, sono questi i punti di forza del Live Rock di Acquaviva, uniti alla “fortuna” che quella provincia (a pochi chilometri da Siena), sia anche una delle zone più belle della Toscana e di tutta l’Italia. Da allora nel DNA del festival organizzato dal Collettivo Piranha c’è anche una “doverosa” attenzione all’enogastronomia locale e pure al bere bene, con una selezione di birre artigianali sempre presente a corollario della manifestazione. Ma torniamo alla musica. Pochi dubbi che anche quest’anno ci siano almeno una manciata di nomi internazionali che valgono bene una trasferta: a partire dalla data unica italiana per il live tutto da ballare dei Chk Chk Chk dell’incontenibile Nic Offer, il set ammaliante di Anna Calvi e il post punk furioso incrociato col soul degli Algiers; e poi l’ex Prodigy Leeroy Thornhilli (in dj set) e la sempre presente quota italica, con l’inarrestabile Napoli Segreta dei Nu Guinea, Rancore, Di Martino, La Rappresentante di Lista, Io e La Tigre e vari altri. A due passi da qui, Montepulciano, Cortona e Pienza. Serve aggiungere altro?
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HANNO CONTRIBUITO AI TESTI: MARTINA DI IORIO, NICOLA GERUNDINO, LIVIO GHILARDI