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Monferrato: la terra patrimonio UNESCO che ospita il Jazz:Re:Found

Dagli Infernot alle conchiglie, passando per la città più piccola d'Italia, il Monferrato da scoprire tra un beat e l'altro

Scritto da Lorenzo Giannetti il 1 settembre 2022

Oltre a farci battere il piede a tempo coi top player del nu-jazz internazionale, nonché a tentare di shazammare ogni perla droppata dai beatmaker dei più sofisticati in circolazione, Jazz:Re:Found ha anche il merito di portare alta la bandiera di una terra di bellezza abbagliante come il Monferrato, alle volte un po’ in ombra nello scacchiere turistico piemontese. Cella Monte ha accolto il festival un paio di anni (questo è il terzo per l’esattezza), abbracciandolo coi suoi caldi tramonti come un buon vino avvolge il palato al primo sorso. Si tratta di un borgo riconosciuto patrimonio UNESCO, che per l’occasione diventa una sorta di teatro a cielo aperto, incorniciato da vigneti e dalle tipiche… conchiglie! Sì, parecchie case della zona sono impreziosite da conchiglie d’ogni tipo, incastonate nella roccia arenaria delle pareti locali, perché milioni di anni fa in questo angolo di Piemonte ovattato tra i chicchi d’uva arrivava il mare.

Bi-albero di Casorzo

Se vi fa effetto pensare al Monferrato come stazione balneare, sappiate che le sorprese non sono finite. Nel comune di Casorzo, ad esempio, c’è un bi-albero, che è esattamente quello che sembra: due alberi. Praticamente si tratta di un esemplare rarissimo di ciliegio nato sopra ad un gelso, che riesce a mantenere entrambe le fioriture. Sembra un film di Tim Burton ma è a 15 minuti in macchina da Cella Monte.

Poco più lontane, altre due chicche. Moncalvo è riconosciuta come la città più piccola d’Italia (o meglio, il centro abitato più piccolo che mantiene però il titolo di città) ma a dispetto delle sue dimensioni vanta un numero invidiabile di luoghi d’interesse nonché un’enoteca tra le più suggestive della zona – La Bottega del Vino – che si sviluppa lungo un tunnel sotterraneo. In ultimo, non si può non citare un belvedere romantico, per di più se quello di Coniolo ufficialmente è “il più romantico d’Italia”: che vabbè ok sarà anche tutto marketing melenso ma la vista effettivamente è da limone assicurato. Basta smancerie, torniamo pure a degustare vino in uno degli Infernot locali, le tipiche cantinette scavate nella pietra dove le bottiglie di vino sembrano conservate quasi come delle reliquie sacre. Ma soprattutto vediamoci sotto palco e sotto cassa a tutti i live ed ai set di questo boutique festival difficile da catalogare che sembra riuscire a racchiudere in sé l’atmosfera di un baccanale in tavernetta con gli amici e un’orchestra di suoni da tutto il mondo.