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Open House Roma: un itinerario di racconti

Abbiamo chiesto a una parte dello staff di Open House Roma di consegnarci un ricordo prezioso legato a uno dei siti vissuti e visitati in questi anni. Ne è uscito fuori un itinerario di 11 tappe, valido pressoché interamente anche per l'edizione 2017. E potrebbe essere il vostro.

Scritto da La Redazione il 27 aprile 2017
Aggiornato il 28 aprile 2017

Di solito il lavoro porta a “detestare” l’oggetto del proprio fare quotidiano, detto altrimenti, quando ci si sveglia si avrebbe voglia di fare tutto tranne quello che è fonte di guadagno ogni 27 del mese. Esistono delle eccezioni però, e una di queste riguarda Open House. Almeno questo è quello che si evince da questi 10 racconti che ci hanno consegnato alcuni dei membri dello staff di Open House Roma, ai quali abbiamo chiesto il ricordo di uno dei siti visitati e vissuti durante tutte le edizioni della rassegna. Messe tutte assieme, queste testimonianze suggeriscono un itinerario davvero niente male, praticabile quasi completamente anche per questa edizione 2017. Lasciatevi convincere: sarà molto semplice.

 

GIOVANNA MIRABELLA
(Vicedirettrice)

Fin dalla prima edizione di Open House Roma, ciò che ho trovato straordinario è stato visitare gli appartamenti privati: luoghi in cui la meraviglia dell’architettura si esprime coniugandosi con le esigenze private dei proprietari e la bellezza diventa anche funzionalità del quotidiano. Case ricche d’arte, di suggestioni, di soluzioni architettoniche innovative, ma soprattutto case piene di vita. Open House è una piccola rivoluzione culturale, perché rompe quella soglia tra pubblico e il privato. La prima casa che ho visitato era nel Rione Monti, un gioiello nascosto. Quest’anno non vedo l’ora di visitare Casa Catone (clicca per prenotare), un appartamento “classico” del quartiere Prati, rivisitato ed esaltato nei dettagli dei materiali e delle finiture, e la Casa Nave (clicca per prenotare) a Testaccio, una casa piccola e luminosa resa funzionale tramite arredi realizzati su disegno da artigiani e fortemente caratterizzata dalla scelta dei colori delle pareti – grigio menta -, dei tessuti – velluto e lino- e deliziosi arredi vintage.

Casa Nave a Testaccio. Foto di Marco Thomas Piacentini.
Casa Nave a Testaccio. Foto di Marco Thomas Piacentini.
Casa Catone. Foto di Giorgio Possenti.
Casa Catone. Foto di Giorgio Possenti.

 

LAURA CALDERONI
(Coordinatrice del programma)

In questi sei anni di Open House Roma, lavorando al programma, ho incontrato tantissime persone appassionate di architettura, di arte, design e della bellezza di questa città. Ho ascoltato racconti, aneddoti, desideri. Ma non mi sarei mai aspettata di imbattermi in un gruppo di medici entusiasti dell’architettura contemporanea! Parlo dei ricercatori della Fondazione Gimema che hanno la loro sede in uno spazio all’interno nell’Ex Pastificio Pantanella, un capannone ristrutturato dallo studio di architettura MDAA, e che partecipano ad Open House dalla seconda edizione. Ogni anno assieme a Gimema e AIL onlus organizziamo un evento speciale che racconta questo legame tra architettura e ricerca. Lo scorso anno abbiamo promosso l’archigrafia Il Futuro passa da qui realizzata da Gregorio Pampinella mentre quest’anno rinnoviamo la collaborazione con due giorni dedicati all’immaginario di Roma a partire da un luogo, quello del Pastificio, che ha una storia lunga 100 anni.

La Fondazione Giemma.
La Fondazione Giemma.

 

LIDIA ALESSANDRA ZIANNA
(Programma)

Il contrasto. Sicuramente il contrasto tra il nero delle pareti interne e la luce esterna che attraversava le ampie vetrate è stato l’elemento che più mi ha colpito la prima volta che ho visitato la sede dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana – clicca qui per prenotare). È stato un po’ come entrare in una navicella spaziale, immersa nel buio dello spazio, ma con lo sguardo sempre rivolto fuori, alla luce. Non che io sia mai stata in una navicella spaziale, è chiaro, ma quando ero piccola e pensavo che avrei fatto l’astronauta me la immaginavo un po’ così. E questo effettivamente è quello che l’edifico vuole raccontarti, attraverso la metafora della mancanza di gravità, del “galleggiamento gioioso”, come gli stessi architetti l’hanno definita, che improvvisamente trova un momento di equilibrio. E poi ricordo lo stupore di qualche elemento improvviso, come una serie di lucernari colorati o un corridoio sospeso sull’acqua, capace di aumentare il senso di questo equilibrio complesso e contraddittorio.

La sede dell'Agenzia Spaziale Italiana.
La sede dell’Agenzia Spaziale Italiana.

 

GAIA MARIA LOMBARDO
(Programma)

Desideravo visitare l’Accademia di Danimarca da molto tempo. Avevo in mente di farlo sin da quando durante l’università andai a vederla, solo da fuori, con mio padre che mi accompagnò a visitare alcuni dei progetti che gli piacevano a Roma. Quando durante Open House Roma sono andata finalmente a vederla, l’aspettativa era molta e anche la soddisfazione nel vederne gli spazi perfettamente conservati, la cura e l’attenzione posta nel preservare e valorizzare quello che chi utilizza quei luoghi tutti i giorni tratta come un vero tesoro. Oltre alla bellezza e alla sobrietà del progetto, mi è rimasto impresso un particolare che dice tanto del rispetto e dell’amore per lo stesso. Le sedie della sala conferenze, che non erano fissate a terra meccanicamente, erano tutte posizionate secondo un arco di cerchio perfetto, nessuna fuori posto, tutte perfettamente parallele (clicca qui per prenotare).

L'Accademia di Danimarca. Foto di Jens Lindhe.
L’Accademia di Danimarca. Foto di Jens Lindhe.

 

DAVIDE PATERNA
(Direttore)

Non è un edificio quello che mi fa piacere ricordare, ma piuttosto un tour proposto da Tevereterno nelle due passate edizioni e in programma anche per Open House Roma 2017 (clicca qui per prenotare). Un itinerario che, seguendo le tracce dell’acqua, discende la collina del Gianicolo, dalla Fontana dell’Acqua Paola fino a Piazza Tevere oggi dominata dal murales di Kentridge realizzato lo scorso anno dal gruppo di Tevereterno. Un percorso che attraversa l’Orto Botanico, l’Accademia dei Lincei, Villa Farnesina riconquistando, grazie all’apertura congiunta dei cancelli, uno spazio pubblico fluido e continuo che si apre metaforicamente sul fiume. È un tour che, in questo caso letteralmente, apre le porte e ricongiunge una parte di Roma bellissima, ma percepita come un sopra e un sotto, permettendo di riallacciare un rapporto tra la città e il suo fiume.

La Fontana dell’Acqua Paola. Foto di Silvia Braconcini.
La Fontana dell’Acqua Paola. Foto di Silvia Braconcini.

 

SARA ARMENTANO
Coordinamento volontari

Lo dico subito, non sono un architetto, sono un’attrice! Lo dico perché prima di lavorare per Open House i “palazzi” erano “palazzi” e non edifici, il movimento moderno era una danza in voga negli anni 80 e il razionalismo una corrente di architetti con la testa sulle spalle. Ironia a parte, questa passione per l’architettura è cresciuta nel momento in cui ho fatto esperienza teatrale all’interno dello spazio. In occasione della mostra sull’Esposizione Universale E42 all’Ara Pacis del 2015, abbiamo organizzato una serie di tour all’Eur che terminavano a Palazzo Uffici, all’interno del rifugio antiaereo sotterraneo. In quello spazio angusto e surreale ho raccontato, attraverso la voce di Minnucci, il progettista, e degli sfollati che nel dopoguerra andarono ad abitare l’edificio, un pezzo di storia di Roma. Ecco lì ho capito che i palazzi non sono solo palazzi, ma parlano di noi, della nostra storia.

Il Palazzo Uffici. Foto di Eur spa.
Il Palazzo Uffici. Foto di Eur spa.

 

GIORGIO PASQUALINI
(Progetti speciali)

La prima volta che ho visitato il Centro Polifunzionale del Quartaccio frequentavo la Facoltà di Architettura. L’edificio è stato progettato dallo studio Nemesi di cui allora erano i titolari Michele Molè e Maria Claudia Clemente. Avevo frequentato i loro corsi i primi anni della Facoltà e ad oggi posso dire essere fra le persone che maggiormente hanno influenzato il mio modo di concepire l’architettura. Ricordo il doppio piano, analitico ed emozionale, attraverso cui esperivo quest’opera complessa. Lo scavo e la grande copertura riflettente, la foresta di pilastri, i volumi sospesi, il paesaggio e la città. L’edificio comunicava la ricchezza sfuggente della metropoli contemporanea. A molti anni di distanza sono tornato sul posto per Open House 2016 ed è stato bello ritrovare e rivivere le stesse emozioni nello sguardo indagatore degli studenti di oggi.

Il Centro Polifunzionale del Quartaccio.
Il Centro Polifunzionale del Quartaccio.

 

ELISA JANANI
Coordinamento volontari

Ricordo perfettamente la prima volta che varcai il celebre Mascherone (clicca per prenotare). Rimasi colpita dalla cascata di luce naturale proveniente dal cortile a cielo aperto posizionato proprio all’ingresso. Un fulcro di grande impatto visivo sui cui si affacciano i vari livelli della biblioteca e da cui è possibile avere la visuale completa dell’intero edificio. Gli spazi e i materiali usati suggeriscono silenzio, studio, concentrazione e profonda pace. Un posto in cui potrei stare per ore! La Biblioteca Hertziana di via Gregoriana è un altissimo esempio di innesto contemporaneo, un incontro felice tra storia e sapienza architettonica.

La Bibliotheca Hertziana. Foto di Eljor Kerciku.
La Bibliotheca Hertziana. Foto di Eljor Kerciku.

 

EDDA BRACCHI e STEFANO CREMISINI – Etaoin Shrdlu Studio
(Progetto grafico Open House Roma 2017)

I cortili sono luoghi intimi, compressi da edifici. Per raggiungerli bisogna attraversare un vicolo. Le statue sussurrano, l’acqua zampilla e trabocca. Dentro il cortile, un altro cortile. Un labirinto. E per ogni anfratto piccoli atelier d’arte con all’ingresso un guardiano seduto su una sediolina di plastica. Entriamo in questo groviglio di spazi attraverso Via della Lungara. Abbiamo scoperto un piccolo tesoro e si sta bene. Ci accolgono e siamo conquistati dal silenzio. Proviamo a fantasticare e subito ci viene in mente come sarebbe bello avere lo studio qui. E pensare che eravamo lì intorno con l’obiettivo di visitare altri edifici! Questo crediamo sia il grande regalo di Open House Roma. Lasciare che per un giorno le voci della città prendano il sopravvento e ci raccontino storie che per una volta, forse, siamo più disposti ad ascoltare.

Via della Lungara 18. Foto di Tiziana Quattrucci.
Via della Lungara 18. Foto di Tiziana Quattrucci.

 

LAURA VECCHIO

(Ufficio Stampa e comunicazione)

Roma è una città unica e bellissima, piena di lati nascosti, sempre la stessa eppure sempre da scoprire. Quando sono arrivata qui, dieci anni fa, ho cercato di capirla, di conoscerla a fondo. Eppure Roma ti sorprende sempre, anche dopo tutta una vita. C’è un momento in cui capisci che non l’avevi afferrata, non ci eri riuscito, nonostante gli sforzi. Quel momento per me è stata la visita al Convento di San Bonaventura al Palatino, posto unico e magico posizionato nel pieno centro di Roma eppure invisibile ai più. Come riesce a sfuggire al caos nonostante la sua posizione rimane per me un mistero e fa parte del fascino del Convento che con il suo silenzio, con il suo chiostro e la sua terrazza magnifica con vista sul centro storico è sicuramente uno dei siti più affascinanti della città. Riuscire a trovare la pace in mezzo al caos del centro durante un martedì mattina lavorativo è stato un regalo, mi ha fatto sentire di essere nel luogo giusto, di star facendo qualcosa di bello.
Regalatevi un momento per vederlo.

Il Convento di San Bonaventura al Palatino.
Il Convento di San Bonaventura al Palatino.