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Alessandro Dettori

"Metto gli ingredienti sulle etichette da oltre 7 anni. Ingredienti/additivi: uva"

Scritto da Simone Muzza il 14 gennaio 2015
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Dal 21 al 23 febbraio al Palazzo del Ghiaccio di Milano andrà in scena Live Wine, Salone internazionale del vino artigianale con piccoli e grandi vignaioli italiani e europei. Ma che cos’è un vino artigianale? Abbiamo deciso di chiederlo direttamente ad alcuni dei produttori coinvolti, in una serie di interviste che vi accompagneranno da qui all’evento. Oggi è la volta di Alessandro Dettori (Sassari, 1975) delle Tenute Dettori.

Hai un ricordo d’infanzia legato al vino?

Da bambino amavo nascondermi in cantina, dentro le vasche del vino vuote. Trascorrevo le ore a godermi i profumi e ad osservare le pareti macchiate dal vino. Come osservare le nuvole del cielo.

Puoi presentare la tua azienda? L’hai ereditata dai tuoi genitori?

Tenute Dettori è un’azienda familiare e di famiglia. Coltiviamo quella terra da quando abbiamo memoria. È un’azienda agricola che “ospita” un’azienda vitivinicola. Quindi pecore, vigneti, oliveti, orti, grano, frutteti, galline, anatre, oche, cavalli, asini per non parlare dei boschi di macchia mediterranea, rifugio per tanti uccelli, lepri e cinghiali. Non siamo viticoltori o vignaioli, ma agricoltori e di questo ne andiamo fieri. Io sono solo il portavoce della famiglia, ma valgo uno e non è falsa modestia. Non può esistere (purtroppo) un’azienda agricola senza una famiglia.

Hai apportato delle modifiche sostanziali nel modo di fare il vino?

Nel 1998 ho dovuto impegnarmi anima e corpo in azienda e chiaramente ho dato una mia impronta. Grandiosi i miei genitori che mi hanno lasciato fare. Ancora oggi dico loro che sono stati dei pazzi :­) Prima vendevamo la maggior parte del vino in damigiana e sfuso, pochissimo vino imbottigliato. Dal 1998 si è deciso di imbottigliare tutto il vino. Quindi solo bottiglie e non più sfuso.
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Che uve coltivate, che vini producete, in che quantità?

Le uve sono quelle tradizionali del luogo: cannonau, vermentino, monica, moscato, pascale. Vitigni che hanno fatto la storia della Sardegna. Produciamo in tutto 40.000 bottiglie circa con 9 etichette, pertanto una media di 4.000 bottiglie per etichetta.

Quante persone lavorano da voi? Accogliete richieste di giovani che vorrebbero lavorare in un’azienda vinicola? Ne ricevete molte?

In azienda agricola e cantina lavoriamo in 4. Durante la vendemmia ne assumiamo altre 4. In agriturismo lavorano altre 6 persone tra cucina e sala. L’età media dei collaboratori di Tenute Dettori è 40. Ci sono i miei zii con più di sessant’anni e poi i collaboratori tra i 25 e 40 anni. Riceviamo tanti curriculum, ai quali rispondo sempre personalmente, per educazione ma soprattutto per rispetto. Leggo spesso di lavoratori che lamentano la mancanza di risposte (seppur negative) da parte delle aziende. Ecco io vorrei lamentarmi perché rispondo sempre ma ricevo rarissimamente un “grazie” per aver risposto.

Naturale, biologico, biodinamico, artigianale… Le definizioni sui vini si sprecano, e il consumatore è sempre più confuso. Voi come definireste il vostro vino?

Produttori come noi hanno dovuto accettare l’aggettivo “naturale”, cioè un vino ottenuto da una semplice spremuta d’uva, per differenziarsi da un vino (per me bevanda alcolica a base d’uva) fatto con tecniche e logiche prettamente industriali al pari di una cola o di una gazzosa. Il termine però è controverso e frainteso. Infatti si dovrebbe parlare non di vino naturale ma di vino ottenuto da metodi e processi naturali (cioè da metodi e processi che la stessa natura utilizza per sé).
Vino artigianale vuol dire tutto o niente. Infatti ormai le tecnologie sono alla portata di tutti e le manipolazioni (legali) che portano un vino a diventare una bevanda alcolica a base d’uva sono alla portata di chi produce anche solo 1.000 bottiglie. Il problema è che in tanti producono o vendono un vino naturale oppure artigianale oppure biodinamico. Stanno quindi vendendo il metodo e non il prodotto in sé. Viviamo in un mondo “al contrario”, dove chi è nel giusto deve difendersi dalle mistificazioni giustificando il proprio lavoro. Sappiamo tutti che il vino è per l’Unesco Patrimonio dell’Umanità (all’interno della dieta mediterranea). Tutti presentano e considerano il vino non come prodotto ma come “cultura”. Però poi ci viene professato come cultura del liquido che “loro” chiamano vino ma in fondo altro non è che una “bevanda alcolica a base d’uva” al pari di una cola o di una gazzosa. Ora, cos’è la cultura? Per me tutto ciò che produce un’emozione tale da farmi mettere in discussione quel poco di conoscenza “acquisita” sino a quel momento. A ognuno le proprie emozioni.
Produttori come me hanno dovuto cercare di spiegare quel che di più semplice c’è: un vino fatto solo con una semplice spremuta d’uva.

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Il tuo vino contiene solfiti aggiunti?

La maggior parte dei miei vini non contiene solfiti. Aggiungo prima dell’imbottigliamento uno o due grammi al passito. Mai in vinificazione.

Live Wine 2015 si definisce “Salone Internazionale del Vino Artigianale”. Che cos’è un vino artigianale per te?

Artigianale per me vuol dire fatto con arte dall’artigiano e la sua famiglia. Significa che tutti i processi sono decisi, eseguiti e/o controllati in prima persona dall’artigiano. Nel caso del vino… tutte le tue uve devono provenire dalle tue coltivazioni ed il vino deve essere fatto in vigna e in cantina dall’artigiano.

Ma un vino artigianale è migliore a prescindere da uno industriale? O è solo più sano? E poi, sei sicuro che zolfo e rame sono più sani per l’organismo?

Se l’artigiano è un vero artigiano, non c’è confronto con l’industria. Il problema è che a volte prendiamo a esempio pessimi artigiani :­)
Ci sono artigiani che inquinano quanto gli industriali. Come minimo come garanzia di “salubrità”
occorre esigere la certificazione biologica e magari gli ingredienti in etichetta. Qualsiasi cosa in questo pianeta Terra uccide se in quantità eccessiva: anche l’ossigeno stesso può uccidere. Pertanto affermare che lo zolfo e il rame siano inquinanti è una balla. Sarebbe corretto affermare: il rame fa male se distribuito per tot kg per ogni ettaro. Chi racconta questo si dimentica di affermare che il rame e lo zolfo sono necessari alle piante per “vivere”. Dipende sempre dalla quantità: per esempio in biodinamica è ammesso un utilizzo di 2 kg per anno. Ora prendete voi un campo di 10.000 metri quadrati e poi provate a spargere 2 kg di rame (pensate a 2 kg di farina, è la stessa cosa) nel campo. Praticamente rimane nulla, veramentenulla. Ha inquinato di più il trattore per irrorare il rame.

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La maggior parte dei vini sul mercato sono prodotti con diserbanti, concimi di sintesi, pesticidi, ingredienti di originale animale… Sei favorevole a una normativa che costringa i vignaioli a scrivere tutto quello che c’è nelle bottiglie e come viene ottenuto il vino? Perché? In caso affermativo, pensi sia un traguardo raggiungibile in tempi brevi?

Dici a me? Metto gli ingredienti sulle etichette da oltre 7 anni. Ingredienti/additivi: uva.

3 bottiglie che porteresti sulla Luna.

Ma non voglio andarci sulla luna. In ogni caso le classifiche non fanno per me o porto tutto o non porto nessuno.

Cosa bevi a parte il vino?

Ogni tanto l’acqua.

Cosa significa per te bere responsabilmente? Bevi tutti i giorni?

Allegri sì ma mai oltre ciò. Significa godere coscientemente di ogni singolo istante. La vita è una cosa meravigliosa, perché perdersene un istante? Sto sempre attento che alla tavola dove siedo non si esageri per il bene di tutti. Quasi tutti i giorni.

E se ti è capitato di non bere responsabilmente, qual è il rimedio per una sbronza?

Per fortuna mi è capitato pochissime volte. Comunque una bella tisana al finocchietto e peperoncino.