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Lacrime di Derby: Daniele Maria Guarino

In vista del Derby di ritorno all'Olimpico il prossimo 3 aprile, abbiamo intervistato Daniele Maria Guarino, penna e redattore del blog per romantici del calcio Lacrime di Borghetti. Un viaggio dal Camerun di Italia 90 al ritorno di Spalletti.

Scritto da Nicola Gerundino il 29 marzo 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

NAPLES, ITALY - JUNE 23: Roger Milla of Cameroon celebrates scoring his first goal during the World Cup eighth final match between Cameroon and Colombia at the San Paolo Stadium on June 23, 1990 in Naples, Italy. (Photo by Henri Szwarc/Bongarts/Getty Images)

Se parli di Derby a un tifoso capitolino, romanista o laziale che sia, tirerà fuori dal suo caveau mnemonico i più preziosi racconti: emozioni, storie, aneddoti e perle di filosofia inimmaginabili. Vittorie e sconfitte, sorrisi e lacrime, tutto quello che, insomma, contribuisce a far “restare umani” in questo sport dalle cifre a dieci zeri. Impossibile, dunque, non chiamare in causa un blog che del calcio e delle storie nate dal calcio ha fatto la sua cifra, unendole poi a capacità narrativa e di scrittura. Così, per fare due chiacchiere sul prossimo Derby che il 3 aprile vedrà sfidarsi Lazio e Roma, abbiamo chiamato in causa una delle penne – e dei redattori – della prima ora di Lacrime di Borghetti: Daniele Maria Guarino, romano (e romanista).

ZERO: Iniziamo dalle presentazioni.
Daniele Maria Guarino: Daniele Maria Guarino (Nesat su Lacrime di Borghetti), nato a Roma il 29/03/1983.

Quando hai iniziato ad appassionarti al calcio? Immagino come tanti giocando nel campetto sotto casa.
Sì, ma anche dentro casa.

Quando, invece, è arrivato il Calcio con la C maiuscola, quello delle squadre e dei campionati? C’è un giocatore o una partita a cui questo passaggio è legato?
Durante Italia 90, avevo 7 anni ma ho tantissimi ricordi, quella nazionale era bellissima e l’atmosfera che si viveva in giro mi ha segnato. Forse il Camerun 1990 e Roger Milla sono in assoluto il primo vero amore calcistico.

Ti ricordi il primo articolo che hai scritto?
Pur avendo scritto per qualche testata locale non sono giornalista, uno dei miei primi articoli è stato su un free press e parlava di Fabio Junior. Saranno passati 8/10 anni.

Arriviamo a Lacrime di Borghetti, puoi raccontarci la sua storia?
È nato dalle corrispondenze calcistiche via mail di Dionigi, Bostero, Gegen e Tato (sono i nomi di altrettante firme di Lacrime di Borghetti, nda). Mi sono unito appena decisero di farne un blog: tempo due giorni e ho postato per la prima volta.

logo-lacrime di borghetti

Qual è stato il primo articolo che hai scritto?
Il ragazzo di Faa’a”, un omaggio al portiere della nazionale tahitiana Under 20 Teheipuarii Hauata.

L’ultimo?
Ora sto battendo una nuova puntata di “Tutto il resto non è noia”, un resoconto sui campionati sconosciuti.

Ce n’è qualcuno a cui sei particolarmente legato?
Sì, sono legato principalmente a due articoli: Quello sullo Zambia campione d’Africa e quello su Pasquale Bruno. L’articolo su Bruno mi ha dato la possibilità di conoscere “O Animale”, un idolo della mia infanzia.

Tra i tanti articoli di Lacrime di Borghetti ce n’è uno che ti piace andare a rileggere?
Facciamo uno per autore. Dionigi: “Ritratti (con flash) di Jari Litmanen“. Lo Zio: “Umano, troppo umano“, su Matthew Le Tissier. Bostero: “Inglourious Glories” sulla nazionale peruviana. Gegen: “C’era una volta un uomo con cinque panze“. Tato: “Elegia del difensore“. Ce ne sarebbero tanti altri dei vari collaboratori esterni e non vorrei fare torti a nessuno, ma non posso non citare “Mezzo uomo e mezzo bisonte” di Greezo su Dario Hubner e soprattutto “L’anno in cui non sono stato da nessuna parte” di Tamas sull’Ancona calcio.

Prendendo spunto dal sottotitolo di Lacrime di Borghetti, “Quelle che verseremo per il gol che non arriverà mai”, ti chiedo se preferisci raccontare le storie “minori”, quelle che hanno bisogno di essere riportate alla luce, o quelle dei grandi campioni, note e arcinote, ma pure sempre belle.
Se scrivo devo raccontare qualcosa legato a me o qualcosa che in pochi conoscono. Io faccio post sempre molto leggeri, la butto sullo humor, mi piace molto non prendere troppo sul serio il calcio, almeno in questo ambito, come potrei farlo parlando di Pelè o Zidane?

Lacrime di Borghetti tende a dare spazio alle prime o alle seconde?
Decisamente alle prime. Siamo tutti figli del Mágico González.

La storia più incredibile che hai avuto modo di leggere o scoprire in questi anni?
Quella di Ali Dia. Parliamo di un ragazzo senegalese che in Europa era riuscito a giocare solo nelle serie minori di Francia, Finlandia e Germania. Poi, con l’aiuto di un suo amico, riuscì a farsi spacciare per il cugino di George Weah con Greame Souness, allora manager del Sunderland (siamo nel 1996). Non solo riuscì ad ottenere un provino, ma Souness lo convoco per la partita con il Leeds e lo fece giocare per 53 minuti in Premier League.

Mi piacerebbe farti una domanda sul rapporto tra calcio e passato, che prende spunto dalle foto che ogni tanto pubblicate sul profilo Facebook di Lacrime di Borghetti: la passione per il calcio di una volta nasce da un’antipatia per quello multimilionario attutale o il calcio ha in se stesso una componente nostalgico-romantica, dovuta al fatto che i suoi tempi sono molto veloci – ad esempio una squadra non è mai la stessa per due anni di fila e una carriera dura su per giù 10 anni – oltre al fatto che il tifo porta sempre con sé un forte coinvolgimento emotivo?
Il calcio ha in sé una componente nostalgico-romantica e sempre sarà così. Credo comunque che i discorsi contro il calcio moderno siano spesso ipocriti – e mi ci metto in mezzo anche io. Ricordiamo tutti con la lacrimuccia i tempi in cui ascoltavamo Tutto il calcio con la radiolina sgangherata, però, ora come ora, nessuno di noi rinuncerebbe alla pay tv, alle dirette gol e se domani bussasse uno sceicco alla porta della nostra squadra del cuore, capace di comprare tutto e tutti, saremmo i primi a stendere un tappeto rosso. Noi non mettiamo quelle foto per nostalgia, il nostro è un omaggio. Tra 20 anni ci saranno i nostalgici di Magnanelli, di Thohir presidente o del Carpi in serie A.

Mazzone e Muzzi ai tempi  del Cagliari.
Mazzone e Muzzi ai tempi del Cagliari.

Arriviamo all’attualità e a una partita che di storie ne ha generate un’infinità: il derby. Tu come lo vivi il derby, appartieni alla categoria degli ansiogeni o a quella che lo vede una partita da tre punti come un’altra
Chi vede il derby soltanto come una partita da 3 punti non può essere considerato un vero tifoso della Roma o della Lazio. Il derby è caratterizzato dal nodo allo stomaco che comincia a venire un paio di giorni prima.

Il derby a cui sono legati i tuoi ricordi più belli e quello che ha generato i maggiori incubi?
Balbo-Cappioli-Fonseca, un derby splendido con Moriero che dopo un assist si toglie la maglia e Mazzone sotto la curva. Anche il 5-1 merita, un vero massacro. Tra i più brutti l’1-0 della Lazio con Giannini che sbaglia il rigore del pareggio e, senza dubbio, il pareggio di Castromán al 95esimo. Non metto il 26 maggio: in realtà ho “rosicato” il giusto, una partita triste tra 2 squadre al tempo orribili.

Come lo descriveresti il derby a una persona che non l ha mai visto o non ne ha mai sentito parlare?
Cosa mi dovrebbe spingere a parlare con una persona che non sa cosa sia il derby?

Parlando delle due squadre, che squadra è la Lazio al momento? Come giudichi il suo gioco e la sua stagione? Avresti mai pensato che si sarebbe attardata così in classifica?
La Lazio da anni alterna una stagione positiva a una negativa, non mi stupisce. In questa stagione non stanno girando i più forti: Parolo sembra un fantasma, Felipe Anderson si limita al compitino, De Vrij si è rotto e Candreva sembra il fratello di quello della scorsa stagione. Pioli sembra aver perso di mano la squadra.

La Roma, se possibile, è stata ancora più schizofrenica: al primo posto per due giornate, poi quasi ai margini del piazzamento europeo, poi filotto di vittorie e bel gioco: ci sarebbe da scriverne un libro ma, in poche parole, come racconteresti la sua stagione fin’ora?
Per me non è stata schizofrenica, era semplicemente in mano a un allenatore che non aveva più niente da dare. Spalletti è tornato incazzato, come se fosse passato un giorno da quel Roma-Catania e non 8 anni. Ora tocca solo seguirlo.

Ti sei fatto un’idea dell’“enigma” Garcia, di una squadra che per due anni di fila è riuscita ad infilarsi in un tunnel di pareggi nonostante l’organico?
Garcia è riuscito a portarci in Champions per 2 anni e per questo va ringraziato. Solo per questo. Da febbraio dello scorso anno è stato un massacro seguire la Roma. Non aveva più in pugno la rosa evidentemente. Sarebbe meglio per tutti se si fosse dimesso a maggio dello scorso anno.

Te la senti di fare un pronostico per questo derby?
Sei matto?

Ok, ok e per la vittoria finale del Campionato?
Juve con 3 giornate d’anticipo. Il Napoli gioca meglio ma è il Napoli, sarebbe un miracolo.

Tornando al Derby, questo sarà con tutta probabilità il secondo derby di fila con contestazione e curve deserte: che idea ti sei fatto di tutta questa vicenda? Le curve vuote hanno condizionato la stagione di entrambe le squadre?
Non so dirti per quel che riguarda la Lazio, ma per la Roma decisamente. Non prendo parte alla protesta, ma capisco il punto di vista di chi lo fa perché ho vissuto diverse situazioni di disagio soprattutto nel pre-filtraggio allo stadio. Ho 17 anni di abbonamento alle spalle e sapere che siano state multate persone per non aver rispettato il proprio posto fa abbastanza ridere, perché io attualmente non so neanche dove sia ubicato il mio seggiolino.

Qualcuno si è spinto più in là dicendo che l’Olimpico 2015/2016 con il tifo “pettinato” è stato una sorta di prova generale dello stadio di proprietà. Più precisamente, mi ricordo che se n’è parlato in occasione di Roma-Real: stadio pieno ma senza il tifo organizzato. Visto che oramai sembra che tutte le squadre siano intenzionate a costruire i propri impianti, pensi che il futuro del tifo in Italia sarà così, simile all’Inghilterra dove ci sono applausi, fischi, brusii e ogni tanto parte un coro, oppure ci sarà una via di mezzo? Più in generale, gli stadi di proprietà dei club cambieranno il modo di vivere e tifare il calcio?
Non tutte le società inglesi sono ridotte così, inoltre, molti stadi in Germania sono di proprietà, ma non mi sembra che ci sia un tifo da teatro. Dipende secondo me dai costi di un eventuale abbonamento. Se una curva costerà quanto una Tevere o una Montemario attuale, purtroppo potrebbe accadere. Posso dirti che a Roma-Real ero dietro ad uno che filmava ogni azione di Cristiano Ronaldo con il telefonino, se il futuro è questo o il battito di mani ritmato che parte dalle tribune, preferisco darmi al curling.

Altra domanda, sempre legata alla questione impianti: pensi che la possibilità di vedere finalmente le partite bene e da vicino riuscirà a placare le intemperanze fisiche – leggi episodi di violenza – che si potrebbero creare stando a più stretto contatto con il campo e i tifosi avversari? Fin’ora allo Juventus Stadium ha funzionato, ma non sono pronto a scommettere per altre città dove si vince di meno per cui ogni singola partita è 10 volte più cruciale.
La Montemario ha centrato Frisk in pieno con le barriere. Se non si abbattono le barriere per paura che possa succedere qualcosa, tanto vale chiudere direttamente lo stadio e giocare a porte chiuse.

Giocatore preferito?
Uno solo? Metto il mio 11 ideale: Chilavert, Bruno, Dunne, Lalas, Kallaste; Tofting, De Rossi, Lombardo, Whitmore; Milla, Goater.

Partita più bella di sempre?
Per emozioni Italia-Olanda semifinale di Euro 2000. Vista dal vivo, Espanyol-Real Sociedad, ultima giornata di Liga del 2006 con l’Espanyol che si salva dalla retrocessione con un goal dell’allora giovanissimo Ferran Corominas al 93esimo.

Se dovessi consigliare un libro, un film e un documentario per appassionarsi al calcio quali sarebbero
La mia vita rovinata dal Manchester United di Colin Shindler, ma anche Il Miracolo del Castel di Sangro di Joe McGinniss. Per i film potrà sembrare anche ridicolo ma dico Jimmy Grimble che ha contribuito non poco al mio amore per il Manchester City. Tra i documentari The Other Final.

Quali sono le penne calcistiche/sportive che segui maggiormente?
Quelle che scrivono per Lacrime di Borghetti.

Stesso per siti e riviste .
Una sola rivista, Panenka. il problema è che si può trovare solo in Spagna, spesso me la faccio portare.

Se potessi riviere un campionato, quale sarebbe?
Di quelli già vissuti il 2000-2001, altrimenti il 1982-1983, entrambi per ovvi scontatissimi motivi.

Ma alla fine a te il Borghetti piace? Lo bevi quando vai allo stadio?
Certo. Devo dirti però che con la scomparsa dei “borghettari” romani si è perso il gusto della trattativa che era in realtà la metà del divertimento.