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Il team di Fermentazioni

Un buon boccale per ricominciare di slancio la stagione 2015/2016, un'intervista con il team di Fermentazioni per conoscere una delle principali rassegne di Roma dedicate alla birra artigianale. A voi Simone Franco, Dario Conchione, Francesco Bellia, Andrea Turco

Scritto da Nicola Gerundino il 28 agosto 2015
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Roma è sicuramente uno dei centri vitali del movimento brassicolo italiano: per il mercato che offre ai produttori, per il numero di luoghi in cui sono serviti (e serviti con la giusta cognizione di causa), per un pubblico sempre attivo e anche per una serie di manifestazioni che si svolgono ogni anni: degli appuntamenti fissi, quasi sconfinanti nella tradizione. A settembre, ad esempio, il palcoscenico è tutto per Fermentazioni. Quest’anno l’appuntamento è confermato per tre giorni, dal 11 al 13 settembre alle Officine Farneto, e per l’occasione abbiamo realizzato un’intervista al team organizzativo, parlando della loro creatura, della via italiana all’artigianale e di Roma: sono Simone Franco e Dario Conchione (cofondatori di Sfero, l’agenzia di comunicazione che produce l’evento, nonché gli ideatori del festival); Andrea Turco (autore del blog Cronache di Birra, che si occupa dei “contenuti di birra”); Francesco Bellilla (art director che segue gli allestimenti e i contenuti “extra birra”). Tutti romani, nati tra il ’71 e il ’79. Salute!

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Zero: Quando avete iniziato ad appassionarvi al mondo della birra artigianale?

Dario: Mi hanno sempre appassionato i prodotti artigianali e quando per caso anni fa provai la Reale di Birra del Borgo fu amore a prima vista! Capii che un prodotto come la birra lo avevo sempre sottovalutato e da quel sorso è iniziato e cambiato tutto. Poi mettici anche la fortuna di essermi imbattuto in Andrea Turco, mammasantissima dei degustatori… La frittata era fatta.

Quando e perché, invece, avete deciso di realizzare questo festival dedicato alla birra artigianale?

Simone: Qualche anno fa abbiamo capito che il mercato degli eventi andava trasformandosi e sentivamo l’esigenza di creare qualcosa di nostro, non solo essere una società di eventi per conto di altre aziende. Volevamo far crescere Sfero e diventare noi i clienti di noi stessi. La birra artigianale ci ha sempre appassionato, così, dopo un incontro con Andrea Turco nel 2010, abbiamo deciso di investire proprio nel settore che sentivamo più vicino. Questo ci ha permesso di mettere a frutto tutta la nostra esperienza e realizzare un evento che noi per primi avremmo voluto vivere da utenti.

Come spiegate il boom dell’artigianale in italia?

Andrea: Il successo della birra artigianale non è un fenomeno circoscritto all’Italia, anzi possiamo affermare che il nostro paese sta partecipando a una rivoluzione globale del settore, nel quale è riuscita a ritagliarsi il ruolo di paese emergente più interessante. Oltre quindi a un’influenza proveniente dall’estero, la birra artigianale in Italia ha sfruttato concetti fortunatamente molto in voga al momento, come l’attenzione per la qualità alimentare e per prodotti creati secondo tradizione. Il boom degli ultimissimi anni è un ulteriore segnale dell’ottimo lavoro svolto dai birrifici italiani e da tutti i soggetti coinvolti nel settore.

Si arriverà prima o poi a una via 100% italiana all’artigianale?

A: Personalmente quello degli ingredienti 100% italiani non è un argomento che mi entusiasma più di tanto: lo vedo come la ciliegina sulla torta, ma mi preoccuperei prima di tutto della bontà della torta stessa. A livello di risultato finale, invece, più che di un “gusto” della birra italiana si comincia finalmente a parlare di uno “stile” italiano: quello delle Italian Grape Ale, birre che strizzano l’occhio al mondo enologico per impiegare uva o addirittura mosto di vino.

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Il 2015 forse lo ricorderemo per il lancio di tantissimi prodotti da parte dei colossi industriali della birra che fanno il filo al mondo dell’artigianale: come giudicate questa mossa? Avrà successo?

A: Qualcuno ritiene che questi tentativi, a volte goffi, dell’industria rappresentino il più grande riconoscimento mai ottenuto dalla birra di qualità, e forse a ragione. La crescita repentina del comparto artigianale sta creando molta confusione, che questi prodotti industriali probabilmente riusciranno a sfruttare. Ma mi piace pensare che nel lungo periodo prevarrà la vera cultura birraria…

Vi ricordate la prima edizioni di fermentazioni? Com’è andò?

S: Della prima edizione di Fermentazioni ricordo benissimo le riunioni durate settimane per cercare di ricreare un’atmosfera che uscisse dai canoni consueti della fiera/mostra. la maggior parte delle quali fatte davanti a ottime birre! Ho netto il ricordo anche del momento in cui aprimmo le porte il venerdì del primo giorno e c’erano decine di persone in attesa:l’emozione che ho provato mi ha ripagato di tutti i mesi di lavoro.

Francesco: La prima edizione è stata una scommessa vinta. Ce lo hanno dimostrato i numeri e la bellezza della gente che ci è venuta a trovare. Ci piace pensare di aver messo le basi per un progetto interessante e duraturo, anche se Roma la conosciamo tutti… La consapevolezza che la strada fosse quella giusta, personalmente, l’ho avuta in sala di montaggio quando mi sono risentito tutte le interviste per il documentario.

Passando all’edizione 2015, cosa ci sarà di nuovo?

F: In questa terza edizione l’identità del festival sarà ancora più netta e ricca di contenuti. Enjoy your Beerlab rappresenta l’imperativo assoluto da rispettare per tutti i visitatori. Oltre al food e alle birre, di cui abbiamo già fatto menzione, Fermentazioni avrà quest’anno un suo Music Lab, un container dedicato dove artisti e dj suoneranno dal vivo. Anche l’arte racconterà il Made in Italy, attraverso la mostra Altrefermentazioni, dove gli scatti del famoso fotografo e gourmet Bob Noto daranno luce a un abbinamento che merita attenzione: quello tra birra e alta cucina. Per le famiglie ci sarà un’area Kids creata per intrattenere gratuitamente i più piccoli con laboratori e attività tematiche e, infine, un omaggio ai visitatori con il progetto People: le loro storie e i loro volti saranno catturati con uno scatto fotografico durante il festival. Un progetto che troverà poi spazio nella quarta edizione.

Quali sono i birrifici ospiti da tenere d’occhio in questa edizione? 

A: La selezione sarà sempre di livello e quest’anno sarà impreziosita da alcune new entry di primissimo piano. Tra i birrifici nati recentemente segnalo Etnia e Hammer, che sono partiti da pochi mesi ma possono vantare due tra i migliori giovani birrai italiani. Altri due nomi eccezionali sono per me La Fucina e Vento Forte: il primo opera con competenza e passione in uno scenario non facilissimo come quello del Molise, il secondo, invece, ha conquistato in poco tempo i cuori (e le pinte) dei bevitori romani con fantastiche produzioni di stampo americano. E poi non posso non citare La Casa di Cura, birrificio abruzzese fortemente improntato alla sperimentazione, e Manerba, birrificio alla sua prima apparizione a Fermentazioni, ma ben conosciuto da anni per il suo ottimo livello qualitativo.

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Birrificio La Fucina

Vi occupate sempre voi della parte food del festival? Cosa mangeremo in questa edizione, vista anche la collaborazione con slow food?

S: Sì, ce ne occuperemo sempre noi. Quest’anno la grande novità sarò il bistrot Fermentazioni & Slow Food Roma nel quale ospiteremo i tre presidi laziali Slow Food (caciofiore della campagna romana, marzolina di capra e susianella di Viterbo) oltre ad altri salumi e formaggi di eccellenza. Nell’area Take Away di Fermentazioni troverete tante proposte prêt-à-manger per tutti i gusti, dal cibo di strada al panino gourmet. Arriveranno l’ape di L’Appetito, con le sue gustosissime polpette fritte di carne, pesce e vegetariane, e la Streat di Civitavecchia, che proporrà panini gourmet rappresentativi della cucina civitavecchiese. Sempre nel pane troverete l’hamburger di Fassona piemontese, il pollo alla cacciatora, l’arista di maiale, la mortadella del salumificio Coccia Sesto di Viterbo e alcune proposte “temporary” ispirate alla stagionalità e al Made in Italy. Dulcis in fundo, il “gelato da strada” di Frigo.

Parlando della città, Roma sembra essere un mercato inesauribile per la birra artigianale: che ne pensate? C’è ancora spazio o siamo vicini alla saturazione?

A: La situazione è ancora in forte evoluzione, ma sicuramente il mercato romano è più inflazionato rispetto a qualche anno fa. Partire oggi con un progetto improvvisato è quasi impossibile, ma di contro la birra artigianale sta conquistando nuovi spazi e nuovi consumatori ogni giorno. Il luogo della birra di qualità non è più solamente il pub e questo permetterà al mercato di crescere ancora.

Come abbiamo detto, a Roma il mercato della birra è ampio, ma da anni si combatte contro una serie di divieti per la vendita e il consumo, rilanciati anche quest’anno, come li giudicate?

A: Personalmente sono contrario a tutte le soluzioni che cercano di risolvere un problema in maniera superficiale e per vie
traverse. Piuttosto che limitare la libertà personale credo che bisognerebbe lavorare per cambiare il modo di pensare della gente. È un discorso culturale e non è un caso che negli eventi di birra artigianale non si verifichino mai problemi di ordine pubblico: è un prodotto che invita a un consumo consapevole, da ogni punto di vista.

Come sarà il mondo dell’artigianale a Roma nei prossimi anni?

A: Domanda da un milione di dollari! Credo che il futuro della birra artigianale a Roma sarà caratterizzato da una scelta sempre più ampia di birre, sia in termini di tipologie che di produttori. E spero che tra 5 o 10 anni Fermentazioni sarà ancora qui a raccontare le evoluzioni di un settore estremamente affascinante.

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Che ne pensate dei produttori di Roma e del Lazio? Chi sono i vostri preferiti?

D: Il Lazio comincia a sfornare birrifici e birre interessanti. Ma è tutto il paese in realtà che sviluppa prodotti sempre più completi. Per par condicio poi, mi astengo dal fare nomi!

I vostri birrifici italiani preferiti, invece?

A:Tutti quelli presenti a Fermentazioni vale come risposta?

Ci dite i vostri locali preferiti di Roma, quelli dove vi piace andare a bere birra?

D: Il “Macche” è sicuramente uno dei miei preferiti, prodotti sempre eccellenti. 
L’Open Baladin è un altro mostro sacro. Poi Fermento, un ottimo beershop (pure vicino a casa che non guasta, Queen Makeda all’Aventino, 
Inofficina a Pietralata.

I vostri ristoranti preferiti, invece?

D: Cesare al Casaletto per la cucina romana, 
il Duke’s per quella internazionale, Marzapane di cui adoro la loro chef, Laboratorio 3 a Pietralata per la pizza alla romana bassa più buona del pianeta, l’Osteria degli amici a Testaccio 
e poi il chiosco Mordi & Vai, sempre a Testaccio: un must!

Diamo un consiglio ai lettori che verranno a fermentazioni: qual è il vostro rimedio per combattere una sbornia da birra?

Questo la lasciamo volentieri a voi, perché noi non ci ubriachiamo mai!