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Sard Wonder

Scritto da Arrigo Razzini il 4 agosto 2014
Aggiornato il 20 aprile 2018

Dalla Sardegna ai banconi della Capitale: storia di un mixologist itinerante – per questa estate lo trovate alla Terrazza San Pancrazio – raccontata con le sue stesse parole

Cominciamo dalle presentazioni: Come ti chiami e quando sei nato?

Giorgio in arte Sard Wonder, Alchemist Gentleman. Nato nel ’77 a San Gavino Monreale, un piccolo paese del medio Campidano tra la provincia di Cagliari e Oristano, dove l’oro è rosso e sa di zafferano.

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo della miscelazione? Hai seguito scuole o sei autodidatta?

Ci vogliono entrambe le cose: scuola e doposcuola, una buona preparazione con l’esperienza di veri professionisti e sano spirito autocritico per mettersi in gioco e dare espressività a quello che ti piace fare. Io ho iniziato dalla cucina, una mia grande passione, lavorando in alto, in basso, davanti e dietro il bancone. Il tutto arricchito da molti viaggi e dalla mia curiosità studiosa e istintiva. Roma e il mio amico Adriano sono state la chiave per avvicinarmi al mondo del beverage, un percorso non proprio così diretto perché ci vogliono le materie prime giuste e molta attenzione. Il valore del tempo, poi, è importante: non si può credere di imparare questa professione con un semplice corso, ma ci vogliono passione e creatività, con un goccio di umiltà che non guasta mai.

Ti ricordi qual è stato il primo cocktail che hai preparato?

Certo che sì, il primo Mojito non si scorda mai! E poi il secondo, un Negroni, e il terzo, un Americano, e il quarto e così via. Ti ritrovi magnetizzato e stregato dalla forza del banco che non ti lascia più!

A Roma dove hai iniziato a lavorare? C’è stato qualcuno qui in città che ti ha fatto da maestro?

Circa 9 anni fa ho avuto la fortuna di conoscere Adriano Garzia, un barman d’eccellenza in primis e anche grande esperto del settore, con cui condivido ancora una bellissima amicizia. Poi ho scoperto tutti i grandi della miscelazione che hanno fatto la storia del beverage e studiando ho potuto riconoscere le vere maestranze di questa professione.

Dove fai la spesa in città per i tuoi ingredienti?

Ovunque ci sia la possibilità di arrivare al risultato desiderato: grandi e piccoli distributori, negozi, mercati come quello di Piazza di Vittorio, spezierie come l’Emporio delle Spezie a Testaccio, erboristerie, vivai, aziende agricole e coltivatori. Adoro lavorare con fiori e piante fresche.

Che ne pensi della piazza romana?

Sono stati fatti grandi passi avanti anche se siamo agli inizi. Fa parte tutto parte di un processo che è scattato da qualche anno e che coinvolge tutte le maestranze, con un lavoro più accurato e una riscoperta dell’artigianalità del prodotto che richiede competenza, professionalità e peculiarità, cose che non sempre si sposano con le piazze, così come con i gestori dei locali che dettano le regole solo in una direzione. Per fortuna è cambiata la scuola di pensiero e ci sono molti progetti che hanno creato interesse e movimento sulla qualità del prodotto e sull’impostazione del bar: realtà consolidate a livello internazionale come il Jerry Thomas, che è nella classifica dei 50 migliori locali del mondo. Roma è una vetrina meravigliosa, invecchiata, ahimè, dalla burocrazia e spesso dal cattivo gusto: ci dovrebbero essere più possibilità di investimenti per far sì che questa specializzazione non si fermi e una maggiore cultura degli spazi condivisibili, la città si racconta molto negli spazi comuni. Ecco, un po’ più di amor proprio non guasterebbe: a me piace stare insieme alle persone, in un bel posto curato e, perché no, bere un buon drink.

La tua caratteristica è quella di essere un “miscelatore itinerante”: Come cambia il lavoro di un mixologist senza un bancone fisso: si lavora meglio o peggio?

Il mio progetto, “Sard Wonder Alchemist Bartender Itinerant”, nasce dall’esigenza di ovviare a tutte quelle problematiche proprie di un professionista che vuole lavorare bene e fare del suo lavoro una passione da condividere. Questo vuol dire mettersi in gioco e incontrare tutte le piazze per migliorare il proprio prodotto. Il senso di appartenenza ad un posto è limitante per me, non significa che non mi affezioni, ma mi piace confrontarmi con professionisti di varia natura e portare il mio prodotto dove si apprezza, per fare della situazione un’esperienza.

Nei tuoi progetti c’è un locale che sia tutto tuo o continuerai a viaggiare di bar in bar?

Il “Sard Wonder Alchemist Bartender Itinerant” non si fermerà, è in evoluzione e si arricchisce sempre di più! Dove sto collaborando adesso – alla Terrazza San Pancrazio a Trastevere – mi trovo molto bene, la gestione è affidata a gente giovane e competente e siamo riusciti a creare un bel gruppo in una delle migliori location di Roma. Trovare le sinergie giuste: questa sì che è una difficoltà. Qui ho trovato una bella risposta.

Cinque cocktail perfetti per l’estate?

Mediterranean Mule, Strawberry Ginger Pick, Italian Job, Dios Field, Zen Soul Sour. Tutte mie creazioni

Il cocktail che preferisci bere?

Americano

Quello che preferisci preparare?

Martini

Quello più buono mai assaggiato?

Manhattan

Luoghi o locali dove consiglieresti di andare per appassionarsi al mondo della miscelazione?

Baja sul Tevere, dove il tocco è di Max La Rosa, Prati Urbani con Joy Napolitano, poi gli storici Jerry Thomas e Stravinskij Bar al De Russie. E ovviamente Terrazza San Pancrazio, dove vi aspetto!