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Hexe Culto

Dalla cultura dei rave alla ricerca degli adepti per un nuovo culto notturno

quartiere Bovisa

Scritto da Martina Larcher il 7 aprile 2022

Foto di Glauco Canalis

Il progetto A/V composto da Francesco Rispoli e Salvatore Delle Femmine – un duo influenzato dallIDM, Acid e Amen break culture. Gli Hexe Culto hanno recentemente esordito sotto il nome dell’etichetta francese Tripalium Corp con il loro primo EP Tumulto composto da otto tracce che nascono da un approccio live nella scena elettronica underground milanese.

«Uno scenario di ritualità, di culto appunto, ed è legato alla ripetitività dei suoni e alla psichedelia.»

In questo momento vivete entrambi a Milano, ma da dove venite e da dove nasce la vostra musica?

Siamo entrambi di Santa Maria Capua Vetere, un Comune in provincia di Caserta dove siamo cresciuti. Coincidenza vuole che entrambi ci siamo avvicinati al mondo della musica suonando la batteria, abbiamo cambiato poi direzione e acquistato i primi sintetizzatori approcciando all’elettronica. Musicalmente abbiamo messo le nostre prime radici tra le provincie di Napoli e Caserta, siamo nati con i primi dischi degli Almamegretta, dei Bisca, dei 99Posse… quindi siamo stati influenzati anche da quella scena che dava la carica legata all’RnB Soul. C’è da dire che Napoli è conosciuta anche all’estero per la sua scena di quegli anni, c’è stato un periodo in cui si viveva moltissimo l’elettronica e questo ha permesso di portare molti grandi artisti. Noi ci siamo fatti le ossa così: andando ai concerti!

La musica è sempre stata lo sfondo della nostra storia. Ogni città della Provincia di Caserta, anche quella più piccola, aveva il proprio Centro Sociale e il fermento si faceva sentire anche nella scena musicale.

In che modo il contesto movimentato di cui parlate ha influito sulla vostra carriera musicale?

Sicuramente ci ha incoraggiati a crescere con l’obiettivo di distinguerci musicalmente da quella che era la massa, trovando una nostra personalissima strada. Era un territorio che a quel tempo offriva il meglio che un appassionato potesse desiderare. I nostri primi passi nella scena musicale li abbiamo mossi proprio nelle nostre zone, in pratica ad un certo punto ci siamo ritrovati in diversi amici a fare musica e abbiamo deciso di aprire un collettivo e fondare una nostra Label con le nostre prime uscite su cassetta. Da lì a qualche anno siamo riusciti a fare un tour che ci ha dato grandi soddisfazioni, come quella di entrare nella lineup di Italia Wave.

Più tardi ci siamo trasferiti a Milano anche per continuare a seguire i concerti e naturalmente fino a quando è stato possibile siamo stati a diversi Festival di fama internazionale. Nella ricerca del nostro stile cerchiamo di combinare la parte più tecnica e più percussiva che si lega al rock assieme ad una parte di elettronica più sperimentale “alla Death Grips” dove troviamo comunque una matrice rock, infine unita a cose più aggressive come quelle di Amnesia Skanner. Proviamo a trovare un incastro cercando di legare questi mondi diversi. Ci piace poi ascoltare tutto ciò che viene dall’etichetta Warp Records e tutta la sua crew di pazzi. Oggi ci piace andare ai concerti dove fare head banging, ma c’è sempre anche una ricerca oltre al divertimento. Capita spesso di portare a casa dei suoni e dei contenuti video come reminder o da riutilizzare per il nostro progetto visivo.

Il vostro progetto Hexe Culto quando è nato?

Abbiamo deciso di fondarlo dal momento che ci siamo ritrovati a Milano nel 2018, quando Francesco si è trasferito. Entrambi stavamo sperimentando e avevamo ricominciato a fare musica insieme, poco tempo dopo è nata l’idea di avviare un nostro progetto. Il nome Hexe Culto vuole creare uno scenario di ritualità, di culto appunto, ed è legato alla ripetitività dei suoni e alla psichedelia. Il culto rappresenta il ritrovo con i nostri “adepti”, le persone che vengono a ballare ai nostri live. Parliamo di una circostanza molto legata alla scena rave.

In che modo siete legati al quartiere Bovisa? siete degli affezionati?

Casa di Salvatore in Bovisa è anche il nostro studio. Ci sentiamo molto ispirati dal quartiere e dalle persone che lo popolano. Ci sono luoghi che frequentiamo abitualmente e, tra una session e l’altra scendiamo a prenderci il caffè, giochiamo a ping-pong o a basket e ci beviamo qualche birretta. Per noi rappresenta quell’area di Milano che prometteva di svilupparsi, ma che in realtà è poi rimasta un po’ fuori dalle mappe. Andavamo spesso alla Scighera e al Centro Sociale affianco alla stazione che circa un anno fa è stato sgomberato. Poi ci sono le vecchie trattorie storiche, alcune delle quali hanno chiuso. Ora ci sono nuove persone nel quartiere. Tuttora andiamo al mercatino della stazione tutte le domeniche. Recentemente ci abbiamo trovato un vecchio sintetizzatore casio, il signore che ce l’ha venduto pensava fosse una sorta di calcolatrice! Pagato cinque euro. Abbiamo fatto una serata con il collettivo Tramonto Volume a fine dicembre ed è stato molto bello, è venuta molta più gente di quanto ci potessimo aspettare ed è stato un momento di riscoperta del quartiere per noi!

Esiste una sfumatura che vi sentite di dare al genere della vostra musica, quella elettronica?

Le nostre sfumature si riconducono ai break della Jungle che va dagli anni ’90 fino ad oggi in una versione rielaborata, per via delle diverse strumentazioni che abbiamo a disposizione ora rispetto a prima. Questo è presente soprattutto nelle nuove tracce a cui stiamo lavorando. Ad ogni modo nel nostro contesto è difficile classificarsi in un sottogenere, perché questo può cambiare da una traccia all’altra anche all’interno di uno stesso album. Ad esempio nel nostro EP si possono trovare sonorità che partono dalla jungle in alcuni pezzi, per poi arrivare a Tumulto che è la traccia che dà il nome al disco che invece si avvicina molto più alla dub. Pensiamo che sia più che altro un intreccio, parlare di sottogeneri significa molto spesso mettere un qualcosa in un contenitore, non sempre è necessario.

Come avete vissuto questo lungo periodo di date live cancellate e sospese in tutto il globo? È stato un momento di stop o avete continuato a produrre nuova musica?

Paradossalmente per noi è stato un periodo molto produttivo: avevamo la possibilità di vederci stando in casa e poi più avanti incontrandoci in studio. Non avendo possibilità di esibirci dal vivo abbiamo lavorato molto tra le mura di casa con la prospettiva di portare poi il risultato nei live, che per noi rimangono il fulcro di ciò che facciamo e ciò che più ci mancava.

Cosa rappresenta per voi il momento in cui suonate dal vivo?

Il live è un momento di rivelazione. L’artista, la band o il producer gioca a carte scoperte in quell’evento. Ogni show dal vivo per noi è come se fosse una sorta di concept album: c’è sempre un intro seguito da diversi climax e si scende poi verso la fine con una bella chiusura. Tutto il nostro lavoro in studio è formalizzato da un approccio live, dove è possibile intercettare tutte quelle piccole variazioni che sono dettate dalla reazione del pubblico che emozionandosi ci fa emozionare. Per i nostri live abbiamo un set-up di base che adattiamo al contesto in cui suoniamo e dove ci lasciamo guidare dalla serata. Lo stesso album Tumulto con le sue otto tracce parte da qualcosa che avevamo sperimentato nei live, ogni traccia ha tempi e generi che variano molto ed esprime la nostra voglia di esibirci dal vivo in diversi contesti.

A proposito del vostro album Tumulto appena uscito, mi piace moltissimo l’art-work della copertina, di chi è il lavoro? Chi altro ha contribuito alla riuscita dell’album?

L’art-work è di Martina Maresca, mentre al mixaggio ha lavorato Domenico Crisci che oltre ad essere un amico, sanmaritano come noi, è un produttore molto in gamba e conosciuto nella scena techno underground. Ci fidiamo molto di lui, è tra i pochi ad aver scelto di lavorare in analogico che era esattamente ciò che ricercavamo come timbrica da imprimere sulle nostre tracce, è un metodo di lavoro per cui serve un’ottima tecnica e grande esperienza alle spalle.. è stato la nostra ciliegina sulla torta!

C’è qualche work in progress ora nel cantiere di Hexe Culto?

Ci interessa approfondire maggiormente la parte visiva che accompagna i nostri show, qualcosa che non siamo riusciti a sperimentare durante il periodo di pandemia. Abbiamo intenzione di curare questo aspetto al massimo per le nostre serate in quanto parte integrante del live stesso. Ci è capitato di partecipare a dei live in streaming durante il lockdown, per l’occasione abbiamo lavorato ad un video fatto da un processo di VHS unito con degli effetti a cui abbiamo mixato delle scene che avevamo girato in un club, come se fosse un ricordo di quando si poteva andare a ballare. Vorremmo elaborare la modalità sperimentata in quella circostanza per portarla nei prossimi spettacoli dal vivo. Quello che abbiamo in mente è qualcosa che va al di là del classico canone di video che viene inserito come fondale in uno show. I piani sono tutti a breve termine di questi tempi, ma se dovessimo ragionare sul lungo… l’obiettivo sarebbe quello di nuove tracce per un prossimo disco.

Dove vi possiamo venire a sentire, avete prossime date in programma?

La prima serata sarà il 5 marzo al Biko con un format che si chiama Abnorma. Ci si propone di fare degli showcase di label e noi suoneremo con altri ragazzi di Tramonto Volume, collettivo che rappresentiamo in qualità di resident ormai. A marzo saremo anche da Radio Raheem.

Dopo l’uscita del disco abbiamo fatto un live che è stato trasmesso da una stazione radio francese di elettronica e ne stiamo riarrangiando le tracce in vista dei live, implementando cose nuove. Siamo in fase di produzione vorremmo continuare di lavorare per definire il nostro prodotto dal vivo.