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Filippo

POPSTARZ DOPO 20 ANNI CHIUDE PER SEMPRE, CI SIAMO FATTI RACCONTARE LA STORIA DA FILIPPO IL PADRE DI QUESTA ONE NIGHT

Scritto da Emanuele Zagor Treppiedi il 25 settembre 2015
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Sì, anche se il Gasoline è morto per noi Filippo rimarrà sempre “Filippo Gasoline”. Popstarz è stata la serata più di successo del suo locale di via Bonnet, ci passava mezza Milano. Lì c’è chi si è scoperto pentasessuale, chi si è perso nei corridoi segreti e chi ha fatto della trasgessione uno stile di vita. Con Filippo abbiamo messo in fila i pezzi della sua storia e della storia di questa one night (dei nostri ricordi al Popstarz non ci siamo fidati, forse meglio così). Con lui, dietro il successo di Popstarz, c’è anche Maria (per noi “Maria Gasoline” ovviamente) e dopo 20 anni insieme stasera decidono di porre fine per sempre alla loro creazione.

Zero – Chi sei? Da dove vieni? Perché sei qui?
Filippo “Gasoline” – Penso di essere qui per una questione di destino: non sono nato a Milano, nonostante mi senta più milanese di tanti altri, anche dei rari e veri milanesi di questa città. Sono nato a Roma, ma sono stato concepito a Milano, dove abitavano i miei nonni materni di origine napoletana. Mio padre, un calabrese in servizio di leva a Milano, conobbe mia madre al Luna Park Varesine, lì dove oggi sorge quel complesso di mostri fatti di vetro e cemento che rappresenta il nostro presente e, forse, anche il nostro futuro.

Mamma e papà scapparono dalla famiglia insieme, in segreto, e andarono a Roma dove “arrivai” io (un 18 dicembre di tanti anni fa…), ma da lì a poco (avevo solo sei anni) loro divorziarono (cosa molto avanti a quei tempi) e fui riportato qui a Milano dai nonni. La curiosità più interessante di questa parte della storia è che io dovevo diventare prete: mio padre infatti, in cambio di favori ad alcuni monsignori della curia romana, mi faceva studiare in una scuola vaticana privata. Fu un periodo da incubo per me, erano molto severi e poi… io prete… che storia…

Dove abitavi a Milano? E ora dove vivi?
Ho vissuto a Milano in zone centrali, passando da piazza Lima, dove ho trascorso tutta la mia infanzia e l’adolescenza (da 6 a 18 anni), a Porta Romana, dove sono diventato “grande” nel senso anagrafico.

Da una decina di anni abito in Brianza, qui mi sento sempre un po’ forestiero e non amo troppo i “locals” di queste zone. Tuttavia ne apprezzo moltissimo la tranquillità, sopratutto in certe notti: qui si dorme molto meglio che in città. Da qui Milano sembra un groviglio di bordelli e possibilità di cui io francamente non posso fare a meno; diciamo che sono un anomalo pendolare.

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Come hai conosciuto Maria?
Come ho conosciuto, o meglio, come mi ha invaso la vita Maria? A me piace raccontare di averla raccolta, un giorno di pioggia freddissima, in un vicolo buio; era quasi morta, tutta infreddolita e umida. L’ho presa e trasformata nel vampiro che è diventata… un po’ come nel film Intervista col vampiro. I’m the creator!

La verità è che nel 1996 mi chiamarono in questo posto sfigato in zona Garibaldi, che poi sarebbe diventato il Gasoline; io ero già un pischello abbastanza noto nell’ambiente notturno e accettai. Maria arrivò qualche tempo dopo, nel ’97. Popstarz esisteva già.

Era una cliente del sabato, una serata che proponeva un 360° di rock alternativo e no, suonato dai mitici Dj Roccia e Tommy Boy, che andava da cose tipo The Beach Boys a Smashing Pumpkins, Motley Crue, Metallica eccetera…. Questa “nanetta” vispa mi attaccò una pezza che non finiva mai. Dopo 10/15 giorni parlava che non ne potevo più, pensai per disperazione di utilizzare questa “dote” di “asciugatura” per milgiorare la serata del sabato, ma sopratutto per staccarmela da dosso e indirizzare altrove il suo interesse. Lei con l’entusiasmo di una Pollon ammessa all’Olimpo accettò subito di darmi una mano nelle pr. Ottenne risultati molto buoni, troppo buoni: rincoglioniva tutti quanti, cominciò con una cena per 30 e poi serata al club, poi per 50, riservava per lei pezzi di ristorante per cene fino a 100 persone e poi tutti al club. A un certo punto ho notato che non mi conveniva più pagarla a cottimo perché rischiava di mandarci in rovina il locale per eccesso di quote date a un unico pr, quindi le proposi uno stipendio fisso più alcuni incentivi.

C’è mai stato qualcosa più dell’amicizia tra di voi?
Ma nooo, non c’è mai stato nulla! Per me è sempre stata come una sorella un po’ pazza, da assistere e aiutare nella vita. Anche per lei è la stessa cosa, con la differenza che lei spesso mi ha bruciato la piazza: scene tipo che se parlavo con una ragazza bellissima e interessante lei poteva passare da un momento all’altro bisbigliandole «Guarda che questo è un stronzo», oppure si presentava ad alta voce dicendo «E questa chi è? Un’altra». Per fortuna, poi, le mie relazioni si stabilirono e cose del genere oggi capitano molto meno… Anche perché penso di essermi saziato abbastanza in passato.

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Ci racconti la tua giornata?
Oggi la mia giornata è più simile a quella di un qualsiasi altro operatore di ufficio, per quanto nessuno mi chieda di timbrare il cartellino. La sveglia suona intorno alle 8:45/9:00, si beve un bel caffè nero bollente, si accende subito il pc e si inizia a dare un occhio alle cose da fare, poi si va verso l’ufficio; abbiamo un appoggio a Milano, oppure agli appuntamenti del giorno. Ci sono giornate da 15/18 ore e giornate da 5/6 ore, dipende dal momento della stagione.

Nella seconda parte degli anni 90 e nei primi 2000, invece, si dormiva fino alle 3 del pomeriggio e poi si spierrava (fare le pr, ndr) in strada, ci si preparava per una bella cena spesso con staff e molte modelle da contorno, e si finiva alle 7 ogni mattina: sembrava tutto più facile, ma sopratutto mi sembrava che Milano avesse fame di novità e divertimento molto più di oggi.

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Come vi suddividete i compiti nell’organizzazione di un evento?
Dipende dal prodotto che trattiamo e dal tipo di festa che stiamo organizzando: lei è decisamente più trash e baraccona in certe cose, ma anche molto creativa soprattutto se si tratta di fare allestimenti, piccole performance, show eccetera…. Io sono più tecnico e concreto e di solito sviluppo tutte le parti noiose come contratti, accordi economici e le strategie di marketing, social e vari collegamenti personali con giornalisti o persone legate al nostro mondo. Ho uno sguardo sul quadro globale; lei cura di più certi dettagli di scena, ugualmente importanti.

Come sei arrivato al Gasoline?
Dopo aver vissuto a Londra per un periodo rientrai in Italia e dovetti partire per il servizio civile. Era l’ultima annata della leva obbligatoria (il solito mio culo) e la prima in cui gli obiettori di coscienza venivano spediti lontano da casa. Mi mandarono a Forlì dove, incazzato come un riccio, chiesi l’avvicinamento urgente. Forse per farmi capire di lasciar perdere mi avvicinarono a Ravenna, 40 km più in su e nella Romagna più integralista, dove il ciclismo e la piadina sono una religione insieme con l’orchestra del liscio.

Per un periodo restai a Ravenna e per raggiungerla ci volevano tre treni di cui un paio a vapore… Ci impiegavo cinque ore se non di più. Una sera persi la coincidenza e dovetti dormire alla stazione di Bologna in compagnia di Krasto: un punkabbestia fuggito dalla sua famiglia borghese, che pensò bene di portarsi anche mezzo chilo di erba rendendo quella serata indimenticabile (parlavo ai vagoni anticipando di anni l’intuizione del trenino “Thomas”). Comunque grazie a questo scherzetto dello stato è alla Romagna che devo la mia formazione in questo settore dell’intrattenimento o, meglio, io già lavoravo nell’ambiente musicale con la Rock Planet Production (attiva tutt’oggi grazie a Mozzanica, De Tizio e Bariselli), ma è in riviera che capii davvero cosa significasse la parola discoteca. Restai folgorato dal Cocoricò di Riccione con Glauco Marconi e il Principe Maurice, dall’Echoes di Misano con Ferruccio Belmonte e la bellissima Elke sul cubo, dall’Ecu di Rimini, dal Peter Pan dei tempi d’oro con Lucas Carrieri, e da altri posti come il Club dei 99. Lì si faceva sul serio sotto tutti i punti di vista e da classico milanese pompato che tutto sa mi resi conto che da noi le cose erano messe male. Così iniziai a collaborare come pr in tutti questi locali.

Al ritorno da quell’avventura, in un periodo molto squattrinato della mia vita, Tommy Boy, un amico dai tempi della Rock Planet Production che già mi conosceva perché ero abbastanza noto come promoter di serate e concerti rock, mi telefonò e mi disse: «Sai, c’è un posto dietro l’Hollywood che i proprietari non riescono a riempire. Che ne dici di provare a farci qualcosa?». Chiesi se cercassero qualcuno in grado di gestire un aeroporto; sicuramente sarebbe stato più facile.

Filippo al Gasoline nel ???
Filippo al Gasoline nel 2000 che ci regala dei free drink
 
Arrivai in questo posto che era di un kitsch pazzesco: pareti blu acceso, banconi in ferro zincato, cartelloni sui muri in stile pompa di benzina americana con la scritta “Gasoline Station“, il calcetto (che non avevo idea di quanto fosse tattico al momento) e un cesso proprio costruito in mezzo alla pista! Insomma, non era proprio lo Space di Ibiza, ma qualcosa mi diceva di provarci poiché la zona e il momento di noia mortale milanese di metà anni 90 valevano un tentativo. Cominciai da una cosa difficile: la domenica sera con una proposta di rock classico, che ai tempi funzionava bene. Poi da lì il venerdì, il sabato e alla fine questo mostruoso giovedì che, come l’economia cinese, finì per trascinare tutto il locale in un successo sorprendente, tant’è che uno dei soci mi propose di prendere delle quote del locale. Avevo 21 anni.

Gasoline, 2000
Gasoline, 2000
Gasoline, 2001
Gasoline, 2001
 
Quest’anno con la vostra creazione, la one night Popstarz, celebrate 20 anni.
Quest’anno Popstarz compie 20 anni… Sì, per una serata è un sacco di tempo e non so come facciamo da 20 anni a fare la stessa serata, nello stesso giorno, con la medesima filosofia. Siamo anche un po’ stancucci e prima o poi bisognerà mettere un punto all’epoca Popstarz, ma penso che se siamo riusciti a incuriosire il nostro pubblico per così tanto tempo ci devono essere molti motivi: uno, di sicuro, è che questa serata è più un grido di libertà, che vale per noi e per le persone che ci vengono a trovare ogni giovedì, persone che non vogliono essere giudicate per le apparenze o i gusti, e che apprezzano un luogo lontano dai giudizi.

Nancy Posch Filippo e Christian Lacroix in un bel sandwich
Un sandwich con Filippo in mezzo a Nacy Posch e Christian Lacroix nel 2005
 
Da noi nessuno ti guarderà storto se da “spacca fighe” di punto in bianco ti limoni un tizio o viceversa. Invitiamo tutti coloro che ci frequentano, una volta varcata la soglia d’ingresso, a essere sempre se stessi, oppure a tramutarsi in quello che avrebbero voluto sempre essere ma non hanno mai osato confessare…. Là fuori, il mondo molte volte impone una divisa e per molti questo crea frustrazione: da noi non ci sono frustrati.

Com’è iniziato Popstarz?

Nancy Posh e Marco in consolle al Gasoline, 1998
Nancy Posh e Marco Platè in consolle al Gasoline, 1998
Popstarz nasce per caso da un incontro fortuito fra queste specialissime persone, che erano 10 passi avanti tutti gli altri; arrivavano dalla scena gay ed erano: Nancy Posh (Walter Zanca), Marco Platè, Rossana (La Roxy). Il merito della nascita di questa serata è da attribuire a loro. E poi c’ero io, che cercavo di portare al club qualche cosa di nuovo e innovativo, che rompesse le regole di quegli anni così incamiciati. Questi ragazzi mi colpirono subito, erano il tipo di persone che cercavo da tempo e guarda il caso mi avevano trovato loro. I primi incontri e brief si facevano in un bar in fondo a corso di Porta Ticinese, dove al tempo si concentrava anche tutta la promozione della serata, fatta a mano su e giù dalle Colonne per cercare gente in target. Lì incontrammo la super Roxy: un portento di carnagione mozzarella e capelli tinti di rosso fuoco, che ti snobbava se non avevi l’accento inglese perfetto (che io non ho avuto mai).

All’inizio il progetto si chiamava Popscene, Popstarz fu adottato successivamente. Tutto cominciò dalla necessità di creare una serata nel mondo gay friendly: in quel tempo il brit pop dominava le classifiche delle radio e Velvet Goldmind era un must di successo, le icone come David Bowie o Rue Paul erano fonte di ispirazione per molti giovani che volevano uscire dal branco, soprattutto nella nostra città, da sempre dominata da un mood commerciale.

Momenti di libertà al Gasoline nel 2000
Momenti di libertà al Gasoline nel 2000
Già dalle prime serate si vedeva il carattere del cavallo di razza Popstarz, che da lì a poco unì vari micro mondi: dal dark al rocker, dalle modelle che evadevano di nascosto dall’Hollywood a personaggi noti come Morgan, Samuel dei Subsonica, Brian Molko dei Placebo, Skin e molti altri, creando una serata dal sapore trasgressivo e internazionale dove potevi veramente trovare di tutto. La musica era un’esplosione di brit pop mista a delle chicche pop inaspettate, dalle Spice Girls ai Nirvana, Blur, Radiohead, Pulp… ti coinvolgeva fin nel profondo e ti portava via. Il pubblico era stravagante, personaggi vestiti in maniera fuorissima tipo gente che con il carrello della spesa ti poteva bloccare la scala che portava al club. La Roxy passava spesso la serata in una bara; le piaceva fare finta di essere morta (e non era Halloween).

Certe volte allestivamo il club in maniere assurde dedicandoci anche giorni: una volta lo ricoprimmo di alluminio per fare la serata tributo ad Andy Wharol; un’altra ci allestimmo una giungla, tanto che per passare davanti al bar dovevi spostare gli arbusti delle piante. Sono cose oggi impossibili da riproporre per legge.

Insomma da questo punto di vista la mia “scuola” di riferimento era la linea di Wharol e della sua Factory, dello Studio 54 di Steve Rubell & Ian Schrager, della riviera romagnola e del Plastic ai tempi di Mino Gualano, che con Guiducci & company erano maestri in queste cose e sono sempre stati da ispirazione per me e non solo.

Raccontateci i momenti d’oro di Popstarz, anche quelli più scabrosi. In quei bagni e su quel dancefloor succedeva di tutto, colleghi qui a Zero confermano…

Due clienti on fire
Due clienti on fire al Gasoline nei primi Duemila, bei tempi…
Di momenti scabrosi e situazioni promiscue, come i tuoi colleghi di Zero sanno bene, ce ne sono stati tantissimi; non posso però raccontarle né citare nomi perché rischierei la querela. Diciamo che da noi si lasciavano andare un po’ tutti in quegli anni, era una Milano che era stata inserita in una particolare classifica per il fattore di rischio di dipendenza dalle sostanze stupefacenti, prima di città come Londra o New York. La leggenda che da noi, mentre in sala si svolgeva la classica festa, si frequentavano i sotterranei, il retro o l’ufficio e che c’erano altre feste ad accesso limitato dove accadeva di tutto è vera. Io le ho viste tutte.

Qualche accadimento particolare però mi sento di citarlo.
Un mio amico molto etero, molto fiero di esserlo, una volta sparì per ore con uno dei nostri performer: a un certo punto lo vedo uscire tutto sconvolto e compiaciuto dal bagno di servizio dicendomi: «Filo non ce n’è; io mi faccio sempre le più fighe», non toccava terra con i piedi dalla felicità. Pochi minuti dopo sempre dallo stesso bagno il mio operatore usciva molto più compiaciuto del mio amico, e mi disse: «Filo non ce n’è, io li frego proprio tutti!». Standing ovation! Il mio amico si crede uno spacca fighe tutt’oggi.

Un noto fotografo internazionale si perse nei cunicoli sotterranei del locale.
Una modella bellissima una sera limonò per ore con un nano tenendoselo tutta la sera in braccio.
Un’altra volta un attore e politico si imboscò nel retro del locale con una nostra drag queen e quando lo vidi sbiancò totalmente. Peccato non esistessero ancora gli smartphone.

Nel 2000 introducemmo le drag queen a Popstarz, ecco la famosa Yvonne O'Neill
Bellissime drag queen a Popstarz, ecco la famosa Yvonne O’Neill
 
Chi è il ragazzo o la ragazza più bella passato ai vostri eventi?
Domanda da fare a Maria; io, in serata, sono spesso così preso che non noterei neanche un elefante rosa in piazza Duomo.

Com’è cambiato Popstarz in 20 anni? E come sarà Popstaz questa stagione
Dal ’96 a oggi è cambiata la città; anzi è cambiato proprio tutto il mondo, nel bene e nel male. Sopratutto nell’ultimo decennio si è visto di tutto: le Torri Gemelle, la crisi globale, le tecnologie smart… Eventi che hanno rivoluzionato ogni cosa nel giro di pochi anni, proiettandoci in una realtà diversa, dove sono mutati i lavori, le mode, i trend musicali. Milano si è trasformaata di conseguenza, adesso abbiamo la malattia dei social network, le nostre vite sono in vetrina, tutto è condiviso, sono nati una serie di personaggi definibili “vip della rete” e mentre prima si faceva ape, cena, discoteca, si scriveva il curriculum su carta, si distribuivano cd-demo andando porta a porta, oggi vanno i pop-up party, si fanno gli apericena (orribile definizione), per lavoro o per essere invitato a qualcosa si consumano computer e social, vieni selezionato in base al gradimento che hai su Facebook, al profilo Linkedin o alle visualizzazioni su Youtube.

In pista al Gasoline nel 2000
Tutti in pista al Gasoline nel 2000
 
Un tempo le liste si facevano per strada, oppure telefonando anche a casa; per avere una vita sociale era indispensabile mettere il naso fuori casa. A maggior ragione se volevi rimorchiare, prima di avere il coraggio di rivolgere la parola alla persona che ti piaceva, magari tornavi e ritornavi nello stesso luogo. Oggi non è più così: si fa praticamente tutto on line. Di conseguenza sono cambiati anche i giovani, che non si stupiscono più di nulla tanto facilmente. Tuttavia il mondo come è adesso offre un sacco di opportunità.

Questa stagione vivremo un esplosivo Popstarz 4.0, (conto una versione aggiornata ogni 5 anni), che in occasione della ventesima stagione abbiamo voluto rivoluzionario. Anche se stavamo bene all’Old Fashion, abbiamo deciso di lasciarlo. Abbiamo cercato per mesi un luogo che potesse dare una nuova linfa e una vibrazione degna di un traguardo così importante. Filippo del Grey’s (quello che prima era il Queen in via Carducci, ndr) aveva quello che faceva al caso nostro: un progetto di un nuovissimo locale mai visto prima, di cui non vogliamo svelarvi troppo, ma potrebbe veramente essere la sorpresa dell’anno. Questo luogo sottoterra, nel centro di Milano, in via Torino, lì dove sta tornando molta movida notturna, come nel periodo 1960-1988 (che anche i più anziani operatori di oggi fanno fatica a ricordare), quando tutto gravitava in pieno centro città, è quello di cui abbiamo bisogno.
E come spesso succede, tutto torna e posso dirvi che ci sono ben 3 locali nuovi fra il Duomo e le Colonne di San Lorenzo.

L'ingresso del Grey's Club, nuova sede di Popstarz. Qui prima c'era il negozio Space Trip
L’ingresso del Grey’s Club, nuova sede di Popstarz. Qui prima c’era il negozio Space Trip
 
Per la ventesima stagione di Popstarz, in un mondo ormai cambiato e in totale decadenza, ci siamo ispirati al parco dei divertimenti proposto da Bansky con Dismaland: per questa speciale occasione non potevamo non dare un totale rinnovo allo staff con nuovi dj, personaggi, nuova comunicazione, e una serie di “sorprese shockanti”. Nel locale in via Torino sarà molto difficile annoiarsi, si girerà per i corridoi di color granito seguendo il ritmo dei bassi che vi porteranno nelle 2 sale: infatti quest’anno Popstarz raddoppia, offrendo, oltre alla versione classica nella Popstarz Room, anche la Extended Room, una nuovissima sala musicale dai suoni disco, house e techno. Questa sala sarà in collaborazione, fra gli altri, anche con l’etichetta Gasoline Records, fondata da me e B. Converso nel 2003, con sede a Ibiza e gestita sapientemente da Dj S.A.M..

L'interno del Grey's Club
L’interno del Grey’s Club
 
Chi viene alle tue feste? Raccontaci il tuo pubblico
Oggi ci frequentano tantissimi studenti italiani e no, in maggioranza di scuole come Naba, IED, Marangoni, Iulm ecc…, ma abbiamo anche uno zoccolo duro di vecchi sostenitori più adulti, che si presentano dall’una in poi. Ci vengono a trovare anche tanti addetti ai lavori, che il giovedì sono liberi. Li conosciamo tutti.

Popstarz People
Nuove generazioni a Popstarz
 
Il sandwich tira sempre anche tra le nuove generazioni
Il sandwich tira sempre anche tra le nuove generazioni
 
Tu dove andavi a ballare a Milano? E dove vai oggi?
1995/2003: Le Cinemà, fantastiche le feste della moda di Emilio Cavallini e gli Exogroove, poi a La Gare il Pervert era top, c’era il The Base che quando imbroccava la serata era da panico, il Plastic era sempre un must il sabato e la domenica. Poi arrivarono i Magazzini Generali con delle guest pazzesche il venerdì, il Glitter al Santa Tecla e l’Hollywood a spot.

2003/2010: Sottomarino Giallo (le feste di Reset! iniziali eran belle), i party in location alternative (alcuni li ho organizzati anche io come il Myspace Official Party in via Rutilia o gli after-show dello stilista Andrew Mackenzie), poi il Tunnel e ancora Plastic e Magazzini.

2010 a oggi: vado veramente solo quando ne vale la pena, non sono uno che si vede in giro molto, anzi…

Filippo a un party Bugged Out nel 2010
Filippo a un party Bugged Out nel 2010
 
Ma se vai a bere da qualche parte dove ti dirigi e cosa bevi?
Vado in pochi posti: al Cuore da Corrado, dove se non stai attento parte la serata vecchi tempi, e al Blanco da Lorenzo LSP e Christian Jezus. Bevo tendenzialmente solo ed esclusivamente vodka, adoro la Stolichnaya-Elit, la Moskovskaya con il suo ottimo rapporto qualità prezzo, non sopporto le trovate fashion come Grey Goose o Belvedere.

Ristorante e piatto preferito?
Per i ristoranti provo un po’ di tutto: il mio piatto preferito è decisamente qualsiasi cosa con il ragù.

Il tuo luogo preferito di Milano e la zona per te più bella?
Il mio posto preferito sono i giardini pubblici Indro Montanelli in porta Venezia, mentre la mia zona preferita è Brera: lì senti la vera Milano.

Invece se stai a casa cosa fai?
In casa nei momenti liberi sono molto tranquillo. Cucino, videogioco, consulto molti siti del settore, ascolto tanta musica, suono la mia amatissima Gibson Les Paul Studio e fin quando avevo la consolle stavo spesso a smanettare con dischi e cd, ma non mi definisco un dj. Poi l’ho venduta e me ne sono pentito amaramente; la ricomprerò, o forse no, meglio una nuova chitarra magari una Music Man. Ogni tanto leggo qualche libro di filosofia, o altre cose simili. Se sono nei giorni con la luna storta mi sfogo tirando pugni al sacco.

La Gibson Les Paul Studio di Filippo
La Gibson Les Paul Studio di Filippo
 
Compri ancora musica?
Sì, compro un sacco di cd originali e sono ancora avverso allo scaricare musica da internet: lo faccio solo se non posso farne a meno e la traccia mi interessa molto, altrimenti preferisco recarmi da Serendeepity in Ticinese: lì Nicola Mazzetti (che fu mio resident a Popstarz) “spaccia” un ottimo materiale sonoro.

Ci dici il più bell’album che hai comprato? E il tuo pezzo del momento?
Tantissimi, ma se dovessi sceglierne uno direi The Dark Side of The Moon dei Pink Floyd, perché quello è un album che cambiò la storia della musica un po’ di tutti i generi. Il pezzo del momento è il pezzo del momento, domani rischia di non esserlo più, quindi preferisco non citarlo.

 
Dove vai a fare shopping?
Dove capita e dove trovo cose nere o un po’ da rocker, non seguo le mode…

Il tuo film preferito? E il tuo libro?
I Goonies, Star Wars la prima saga, K-Pax lo adoro, La ricerca della felicità di Muccino, American Beauty, Forrest Gump… mi piacciono anche molto i film storici e quelli di guerra.

Il mio libro preferito è di un autore non scrittore: il gesuita Anthony de Mello, che scrisse quel capolavoro di Messaggio per un’aquila che si crede un pollo. Righe che aiutano chiunque le legga.

Ci sono posti a Milano che alimentano le tue passioni?
I negozi di musica, di strumenti, le librerie con una sezione piena di riviste.

Qual é il club che preferisci a Milano e perché? E quello invece che non ti piace per niente?
Da sempre il Plastic, la sede vecchia mi ha rapito per molte serate sopratutto la domenica (era il mio sabato). Invece i locali che non ho mai trovato piacevoli sono stati il Toqueville e il Set Club….

Uno dei vostri ultimi format più riusciti è Womade; ci raccontate di cosa si tratta?
Womade è la nostra associazione culturale, un network creativo nato nel 2011 a Milano dall’idea di 4 persone molto diverse fra loro. Un incubatore che aumenta e nutre le relazioni, mettendo la creatività al centro di tutto. Tutti possono far parte della sua evoluzione. Contribuiscono al progetto creativi, artisti, fashion designer, video maker, performer, illustratori, music producer, fotografi e designer. Womade trasforma vari luoghi in spazi della creatività, alcuni esempi: Fabbrica del Vapore, Chiostri di San Barnaba, Spazio Pepoli, via Dante 5 e Le Corderie in Sant’Ambrogio, in collaborazione con l’associazione Re-Rurban, per l’edizione della Design Week dello scorso aprile. Sono eventi in equilibro fra una mostra d’arte contemporanea, un workshop e un appuntamento al buio.

Womade ai Chiostri di San Barnaba, tra il vernissage e il party
Womade ai Chiostri di San Barnaba, tra il vernissage e il party
 
Dopo il club/l’evento: after, casa, baracchino, night…?
Dopo il club se sono in bella “l’afterino” in casa ci sta, soprattutto se c’è la gente giusta. Si spettegola di brutto! Altrimenti diretto a casa. Il baracchino tento di evitarlo.

Il dj milanese che ti piace di più?
Non ho un mio dj preferito fra tutti i milanesi; rispetto molto i vecchi dj, quelli affezionati al vinile: abbiamo molti dj bravi nella nostra città, poi dipende dalla scena musicale, molti che ho reputato buoni, spesso hanno cominciato o collaborato con me…. In ogni caso apprezzo Jackmaster Pez, Lele Sacchi, Stefano Fontana, SanDiego, i Barking Dogs, Tyler, Nick Sarno, Uabos, B.Converso, Geronimo Gaiaschi & Vladi Elz aka The Electricalz, Luca Doobie. Fra i “nuovi” mi piacciono molto Marcello Carozzi & Antonio D’amato, che ora sono al Wall e Dustin Phil del Gloss. Poi invece sulla scena più electro-alternativa vedo che coinvolgono molto bene il pubblico i ragazzi di Reset!, Ale Tilt, Edo Marani, Edo Good Vibes…

Qual è il party più fico a cui hai partecipato?
La festa di Emilio Cavallini nel ’99 al Le Cinemà, la festa di D-Squared nel 2001, quella di AMK a Bologna del 2002 allo Chalet delle Rose, e poi se penso ai Therapy Party nella spa in Procaccini, che organizzammo noi, dico che furono una cosa veramente pazzesca.

 
Se avessi un budget illimitato che party organizzeresti?
Se potessi avere un budget illimitato mi piacerebbe organizzare all’interno del parco dei divertimenti dell’Idroscalo un grande festival tipo il Love o il Dreamland che si fa in Inghilterra: un mix fra band e dj set con molti nomi noti e le giostre aperte per i partecipanti. Dividerei il parco in settori uno per le live band e poi 2/3 palchi divisi per generi musicali. Sarebbe fantastico, una enorme festa per 50 mila persone per 2/3 giorni, ma penso che ad occhio e croce ci vogliano 3.000.000 € per farlo, due di questi spesi per la parte artistica e 1 per gli allestimenti. Se qualcuno con molto cash leggendo qui cogliesse l’opportunità io sarei contento di aiutarlo a produrlo!

Se non fossi un promoter cosa ti piacerebbe fare nella vita?
La rockstar ovviamente! Ma anche il regista, o il creativo pubblicitario copy o art director.

Sei fidanzato/a? Sposato/a? Hai figli?
Ho una compagna fantastica e molto in gamba, cui devo moltissimo, e 2 figli meravigliosi nati dalla relazione precedente.

Vi siete conosciuti a una festa?
No, era una amicizia adolescenziale che ho rincontrato per caso nella mia vita.

Dove siete andati fuori a mangiare e a bere la prima volta?
In un ristorante toscano in zona Porta Romana, ma all’inizio andavamo ogni sera in un posto diverso.

Il regalo più bello che ti fa fatto? Quello che le hai fatto tu?
Cose di estremo valore, ma nulla di materiale: i regali più importanti sono quelli.

Ti hanno mai stalkerizzato?
Qualche ragazza negli anni d’oro, una in particolare mi seguiva ovunque con orsacchiotti di peluche e regalini facendomi fare delle figuracce assurde.

Qual è la cosa più matta che hai fatto nella tua vita?
Assumere Maria quel giorno, ancora oggi non so il perché!

James Hetfield
James Hetfield
 
Chi è il tuo eroe e perché?
Il mio eroe? James Hetfield dei Metallica, una rock star!