Dal 18 al 19 febbraio al Palazzo del Ghiaccio di Milano torna Live Wine, Salone internazionale del vino artigianale con piccoli e grandi vignaioli italiani ed europei. Anche quest’anno abbiamo deciso di intervistare i protagonisti dell’evento per capire la loro idea di vino artigianale. In questa intervista abbiamo parlato con María Carmen López Delgado (Santa Olalla, Toledo, 16/4/1966) e Luis Ruiz Martín (Torrijos, Toledo, 13/7/1967) dell’Azienda Agricola “Uva de Vida“, una realtà spagnola governata da una filosofia del minimo interventismo e del tutto naturale e tra le pochissime cantine spagnole con la certificazione internazionale biodinamica “Demeter”.
Zero – Come è nata la passione per il vino? Avete sempre lavorato in questo mondo?
María Carmen López Delgado e Luis Ruiz Martín – Uva de Vida è un progetto di vita familiare con coscienza artigiana avviato nel 2005 di cui noi siamo i titolari. La nostra prima intenzione era quella di coltivare vigneti con uve di altissima qualità da poter poi vendere a un prezzo migliore (e quindi più alto rispetto alla media) alle altre cantine della zona. Un piano del tutto sbagliato, visto che – quasi dal primo momento – nessuno ha apprezzato il nostro lavoro e il modo con il quale c’eravamo presi cura delle nostre vigne, ovvero con la totale assenza di prodotti chimici. È stato un colpo piuttosto duro.
Potete presentarci l’azienda e la sua filosofia? Come è nata?
A Uva de Vida vige la filosofia del minimo interventismo e comanda la natura. Lavoriamo con totale assenza di sostanze chimiche artificiali, sia nella coltivazione delle nostre uve, Graciano e Tempranillo, sia nell’elaborazione dei vini in cantina. Il vino (con la V maiuscola), per noi si fa in vigna. Se la natura è rispettata, la vigna allora può esprimere le sue sfumature e il nostro lavoro in “bodega” sarà più lineare, accompagnando con ammirazione la trasformazione del mosto in vino. Non correggiamo il vino e ci sentiamo piuttosto dei guardiani che assecondano le potenzialità di ogni singola annata. Sentiamo un impegno assoluto verso la terra (anche qui usiamo con la T maiuscola) e pratichiamo un’agricoltura vivente (biodinamica e certificata Demeter) senza artifici, in modo che la natura possa esprimersi liberamente e il vigneto possa interagire con l’ambiente circostante. L’essenza del nostro paesaggio si deve riflettere nei nostri vini e crediamo di esserci riusciti.
Fin dall’inizio del progetto sapevamo che non volevamo alcuna chimica sintetica nella coltivazione delle uve, anche perché una malattia maligna era già apparsa nella nostra vita e il processo di cura con la presenza di trattamenti chimici è stato molto doloroso.
Ecco perchè ci chiamiamo Uva de Vida. Perchè la vita è preziosa.
Quali sono i vini che producete e da che uve vengono prodotti? Ce ne è uno di cui andate particolarmente fieri?
Facciamo vini con la varietà Graciano, fino ad oggi sempre come monovarietale con le annate in commercio dal 2012 al 2015. Abbiamo anche un Tempranillo 2016 in rampa di lancio.
A prescindere dalle varietà di uve, abbiamo sviluppato due tipologie di vino: una con invecchiamneto in acciaio e una in barrique.
Tutti i vini fatti fino a oggi ci rendono molto orgogliosi, ma dovendone mettere in evidenza uno solo allora prenderemmo in considerazione il Septenio, un Graciano in purezza affinato in vecchie botti di rovere francese per 24 mesi, frutto della vendemmia 2012 e completato con una piccola quantità di vino delle annate successive 2013, 2014 e 2015. È un vino complesso, sempre in evoluzione e con una spalla acida importante, come da caratteristica della varietà, che presenta un frutto piuttosto maturo arricchito da sfumature balsamiche e minerali.
Quali sono le modifiche sostanziali che avete apportato nel modo di fare il vino, qual è l’elemento più evidente?
Torniamo sul tema centrale della nostra impostazione filosofica e tecnica: l’assenza di chimica e l’assenza di manipolazione del vino fino all’imbottiglimento. Possiamo permetterci di farlo perchè i nostri vigneti sono sani e curatissimi.
Quante persone lavorano da voi? Accogliete richieste di giovani che vorrebbero lavorare in un’azienda vinicola? Ne ricevete molte?
Il lavoro lo portiamo avanti principalmente noi due, aiutati da Angel Amurrio, consulente con esperienza in agricoltura biodinamica della società Tierra Viva. Insieme prendiamo le decisioni sui preparati da utilizzare in vigna di volta in volta. Per noi non ci sono regole fisse e l’agricoltura biodinamica è per noi un mezzo (e non un fine) per produrre vini migliori.
Naturale, biologico, biodinamico, artigianale. Le definizioni sui vini si sprecano, e il consumatore è sempre più confuso. Voi come definireste il vostro vino?
Risposta molto breve e concisa: il vino deve essere solo uva fermentata.
Molti produttori fanno un vanto dell’assenza di solfiti nei propri vini. Nei vostri vini sono presenti? In che posizione vi collocate riguardo a questo tema?
Sotto questo aspetti noi siamo radicali: i nostri vini contengono solo i solfiti naturali generati durante la fermentazione.
Live Wine 2017 si definisce “Salone Internazionale del Vino Artigianale”. Che cos’è un vino artigianale per voi?
Per noi un vino artiginale è un vino vero, con un’identità propria e che esprime il carattere di un territorio e delle persone che lavorano sia in vigna che in cantina. Il vino deve essere il riflesso dell’anima di chi lo elabora con impegno e portando avanti i propri valori.
Ma un vino artigianale è migliore a prescindere da uno industriale? O è solo più sano? È possibile avere un vino più sano per l’organismo intervenendo già in vigna?
Senza dubbio, la grande industria del vino mira alla standardizzazione e questo annoia profondamente. Un vino artigianale e naturale ha una varietà di profumi e sapori che ti sorprende sempre perchè ti toccano il cuore. Inoltre il vino naturale è più sano e quando diciamo che è composto da uva solamente, già diciamo molto.
La maggior parte dei vini sul mercato sono prodotti con diserbanti, concimi di sintesi, pesticidi, ingredienti di origine animale. Sei favorevole a una normativa che costringa i vignaioli a scrivere tutto quello che c’è nelle bottiglie e come viene ottenuto il vino? Perché? In caso affermativo, pensi sia un traguardo raggiungibile in tempi brevi?
Sarebbe una svolta se i consumatori di vino fossero informati sul serio su cosa c’è dentro una bottiglia, perché con questo livello di trasparenza ci sarebbe più consumo di vino responsabile.
Tre bottiglie che portereste sulla Luna?
Facciamo parte di due gruppi e ci identifichiamo con i loro princìpi base: l’associazione internazionale dei produttori biodinamici “La Renaissance des Apellations” e il gruppo spagnolo Inkordia che riunisce produttori di vini artigianali ed emozionanti.
Naturalmente ci porteremmo sulla luna il nostro Septenio e le altre due bottiglie sarebbero quelle di un qualsiasi produttore del gruppo Inkordia.
Cosa bevete a parte il vino?
Facciamo un succo di frutta a base di uva che è una delizia e che bevono i nostri figli, poi beviamo birre biologiche e artigianali.
Cosa significa per te bere responsabilmente? Bevi tutti i giorni?
Per noi un consumo responsabile e moderato significa bere un bicchiere a mezzogiorno e altri due la sera. Cerchiamo di bere vino naturale ogni giorno anche per scoprire bottiglie nuove.
E se ti è capitato di non bere responsabilmente, qual è il rimedio per una sbronza?
Quando si beve un po’ oltre il dovuto sarebbe meglio se si bevessero solo vini naturali senza chimica. Almeno uno dormirebbe più profondamente e senza i disturbi che lasciano i vini industriali.