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Obi Baby

Dj e ideatore di feste pazzesche, spinte e sessualità confusa

Scritto da Emanuele Zagor Treppiedi il 24 ottobre 2016
Aggiornato il 16 ottobre 2017

Cristian aka Obi Baby, con quei suoi mercoledì all’Hollywood marchiati Sodoma, ha segnato la mia vita da universitario. Ricordo benissimo quella volta che rientrai a casa, in provincia di Milano di giovedì alle 7 di mattina, mentre la città si svegliava dopo un set esagerato di Sven Väth al lascivo mercoledì del locale di c.so Como. Difficilmente altri party riusciranno a cancellare quella serata. Obi non si occupava solo di Sodoma, ma anche di altri party curati nell’animazione, nell’allestimento e nella scelta dei guest. Un mix di elementi che recentemente vengono dimenticati, accontentandosi solo del dj. Oggi le cose sono un po’ cambiate, ma la voglia di essere Pervert c’è sempre. E non c’è Tinder, Grinder o Trinder che tenga!

Presentati: chi sei? Dove e quando sei nato? Di dove sei? Perché sei qui?
Ciao sono Cristian e ho un problema con l’acol! Sono nato il 29 dicembre 1970 a Milano e ho vissuto quel periodo meraviglioso con le feste più sfarzose e fiumi di champagne e coca. Ho vissuto a Rozzano per 30 anni il chè mi ha fornito la tempra per sopravvivere in quelle feste scalmanate.
Sono qui perché nonostante Milano sia molto diversa da quegli anni, la amo da morire.

Cosa fai nella vita?
Organizzo momenti di felicità per altri alcolizzati e anche un po’ sporcaccioni!

In cosa consiste quello che fai?
Si parte da un’idea e poi si finisce a bookare l’ospite dell’evento, organizzargli l’ospitalità, preparare la comunicazione, scegliere le collaborazioni, arricchire lo staff artistico, tenere i rapporti con la location, contattare i pr, informare i tuoi clienti, fare in modo che tutto fili liscio e alla fine, la cosa più difficile, far quadrare i conti.

Obi Baby e Simon Ricci a casa mentre lavorano
Obi Baby e Simon Ricci a casa mentre lavorano

Raccontaci la tua giornata.
Apro gli occhi e controllo il cellulare, se non ci sono notizie catastrofiche si prosegue la giornata dietro al mio fidato Mac e organizzo tutte le cose di cui sopra. Socialità, meeting, aperitivi, una sigaretta quando esagero con gli Spritz del Blanco e poi veloce dai miei piccoli chihuahua, Cody & Chica. Tutto questo accompagnato dal mio compagno Nicolò.

Come nasce il Pervert? Chi c’è dietro? E quali erano le serate che vi ispiravano?
Nasce dalla voglia di cambiare la scena milanese assopita sull’house cantata e totalmente assoggettata alla scena riccionese dei tempi. Dietro c’ero sempre io col mio braccio destro Ivan che ora è uscito dal progetto. Attualmente c’è Nicolò che mi affianca in tutto.
Le ispirazioni erano tutte londinesi: Il Trade che fu il primo afterhour, il Torture Garden o il Rubber Ball per la scena fetish bizarre, ma anche l’Heaven di venerdì con la techno di Mrs Wood e Blu Peter e il Kinky Gerlinky paradiso di artisti, stilisti e edonisti degli anni 80. Un mondo veramente magico!

C’era così tanta house cantata a Milano? Quali erano queste serate americane a cui ti riferisci?
Ai tempi curavo le grafiche di una serata che ha segnato la storia del clubbing di Milano, ovvero il Matmos. I principali dj di quella crew erano Luca Colombo, Bruno Bolla e Jackmaster Pez. Il sound era tipicamente americano mentre io amavo la scena più progressive, che loro associavano a quella di Mario Più e Metempsicosi, mentre per me era la nuova scena anglosassone o anche New Yorkese.

La cosa curiosa è che fu proprio grazie a due ragazze di questa crew che Pervert esordì. Per quanto riguarda altre situazioni, molti milanesi andavano nel week end direttamente a Riccione. Qualche anno più tardi nascevano i vari fuori orari, Syncopate, Colazione da Tiffany… molto improntati sull’house cantata. L’Exogroove invece dava spazio sia all’house che alla techno e con il suo vocalist dei tempi Mr. Tony Bruno si strinse un legame affettivo e artistico che dura ancora oggi nonostante si sia trasferito a Londra.

Onoriamo le lady, chi erano?
Si chiamano Isabella e Lucia, dopo qualche anno lasciarono il mondo della notte e ora non saprei che fine abbiano fatto.

Be’ magari per altre interviste riusciremo a contattarle, Zero come Chi l’ha visto?. Ma raccontaci un po’ la geografia dei locali che hanno avuto la fortuna di ospitare le vostre serate. Siete stati parecchio “zingari” vero? Come mai vi spostavate così spesso?
Io mi annoio facilmente e faccio prima a dirti i locali dove NON abbiamo lavorato: Just Cavalli, Byblos, Gattopardo. Ne abbiamo girate molte perchè i locali milanesi sono per la maggior parte gestiti da incompetenti che non hanno capito che la discoteca è un’azienda e come tale deve essere gestita. Quindi spesso si creano delle divergenze di vedute fra me e chi gestisce quelle che preferisco chiamare “Sale da ballo milanesi”.

Obi Baby al Madame Claude in San Babila
Obi Baby al Madame Claude in San Babila

Quali erano le serate vi facevano concorrenza? E quali erano le altre serate che ti piacevano a Milano?
Adoravo il Pussy Galore che mi ha fatto conoscere Ru Paul prima ancora che diventasse il personaggio che è oggi. Albergavo all’After Dark, storico locale gay alla fine di Corso Sempione che mi ha fatto conoscere Keith Haring mentre disegnava le pareti del club prima ancora di affrescare lo shop di Fiorucci.
Frequentare un club in quegli anni ti permetteva di raccogliere stimoli artistici, movimenti culturali, di moda oltre che musicali. Poi arrivarono le super star dj e tutto si appiattì.
Non ho mai prestato troppa attenzione alla concorrenza perchè non mi piace sprecare energie guardando quello che fanno gli altri… cerco di disciplinarmi in questo.

Avete sempre avuto un offerta diversa per giorno della settimana? Ci racconti in cosa si differenziavano le varie vostre serate? Che differenza c’era tra un mercoledì, un sabato e una domenica P:gold, come sono nate queste varie serate?
Il mercoledì Sodoma era la mia palestra o laboratorio. Ho imparato tantissimo da tutti gli ospiti che sono venuti: dj che inizialmente piacevano esclusivamente a me. Sven, Boys Noize, Monika Kruse, Motor etc erano sconosciuti ai tempi.
Il sabato era più mainstream, era il sabato di Milano con guest internazionali per un pubblico che non poteva venire il mercoledì.
Il P:gold invece è stato un capitolo a parte, una sorta di momento onirico collettivo. Nato dall’esigenza mia e di Ivan di creare un grande evento elettronico con uno spettacolo tipo quelli che vedevamo dai nostri amici ibizenchi all’Amnesia. Il successo ci travolse letteralmente, non eravamo pronti per tutto quello che accadde nel periodo del Pgold. Di colpo eravamo amatissimi e al contempo odiatissimi. Furono anni parecchio caotici.

Però nonostante il caos P:gold è andato avanti e proseguivano anche le altre serate, eravate molto attivi, non vi davate mai pace…
No, abbiamo sfruttato il momento. Abbiamo dato vita a serate memorabili per i tempi come le 4000 mila persone al Rolling Stones per la serata Trinity. Abbiamo portato il brand sia a Ibiza che a Londra fino a conquistare quella roccaforte inespugnabile, per noi milanesi, del Cocoricò. In quegli anni in cui ci esibivamo a Riccione era motivo di profondo orgoglio vedere migliaia di ragazzi/e vestiti con i nostri colori occupare letteralmente viale Ceccarini e la stazione. Ovunque ti giravi vedevi il nostro teschio indossato da queste cellule impazzite!
Ovviamente siamo in Italia e ho pagato a lungo questo mio successo. L’Italia è un posto strano e gli italiani hanno un cattivo rapporto con chi riesce in qualcosa nella vita. Di colpo questo successo ci si ritorse contro: invidie, calunnie e un sacco di critiche trasformarono una bella festa fatta di colori, in un linciaggio mediatico, senza precedenti. Il pretesto che tutti utilizzavano era la giovane età dei clienti del party. Cosa che se guardiamo oggi l’età media dei grossi eventi elettronici, mi viene da sorridere.
Dietro tutte queste critiche ahimè la verità era ben diversa. L’Italia non poteva tollerare che un manipolo di omosessuali potesse avere così tanto ascendente sulla vita di ragazzi giovani. Sui social la maggior parte delle critiche erano di stampo omofobo, cosa che non c’entrava nulla con la proposta artistica del party. Si accusava chi andava al party di essere “frocio” e di conciarsi in modo truzzo e ridicolo. Mentre P:Gold era libertà e professava la distruzione della normalità. Concetti troppo alti per chi vedeva solo dei gay che influenzavano dei teenager. Capisci quando parlo di rivoluzione a cosa mi riferisco? Noi siamo stati veramente una rivoluzione del costume italiano ma siamo andati troppo oltre e ci hanno presentato il conto!

Cos’è cambiato oggi rispetto a quegli anni?
Oggi il mondo della notte mi sembra molto più provinciale di allora. Anni fa c’era, nel bene e nel male, una nostra identità culturale nel modo di fare festa. Oggi è totalmente copiata (nel migliore dei casi) da Berlino o dai festival europei. Per carità l’apertura e la globalizzazione sono sempre stati un elemento caratterizzante del mio lavoro. Trovo però che sia sbagliato snaturarsi totalmente. Milano è Milano e grazie a Dio è diversa da qualsiasi altra città Europea. Un bravo promoter dovrebbe valorizzare questa identità, non fotocopiarne un’altra.

Ammiccavate molto alla sessualità. Oggi quello che era trasgressivo è diventato routine? C’era più promiscuità allora o anche oggi non si scherza?
No, io penso che oggi sia proprio una noia. L’Italia è tornata indietro ed è più bigotta che mai. Pensa che per Sodoma alcune gogo dancers mi hanno chiesto di avere il volto coperto! Nel 2016?! Ma arruolatevi nell’Isis!
Nella decade passata c’era una grande libertà di gender. Erano quasi tutti bisessualiro e contenti di esserlo. Oggi c’è questa nuova battaglia contro l’omofobia che sinceramente pensavo essere un tema archiviato. Invece è un tema fortemente sentito sulla pelle di tutti noi. Io non credo che la trasgressione sia diventata routine, credo che la gente sia anestetizzata a tutto. Oggi pensano solo tutti ai soldi e anche il sesso è diventata mercificazione. Per cui se si parla di comportamenti estremi hanno sempre un’origine riconducibile ai soldi.

E tu come sei cambiato?
Io sono diventato molto più paziente e bravo. Alcuni mi chiedono che medicine ho preso, perchè in gioventù sono stato ingestibile. Oggi sono più presente e uso questa parola perché chi conosce il significato della parola “presenza” può capire il percorso che ho fatto. Attraverso le mie gioie e miei dolori credo di essere molto migliorato come persona. C’è comunque ancora oggi molta strada da fare…

L’instabile e irrequieto mondo della notte ti rendeva assente?
È la rabbia che mi accompagna da quando ero teen ager. Mi sono sempre sentito diverso fra i diversi. Anche oggi che sono assolutamente a mio agio con la mia sessualità, stento a riconoscermi in quello che è l’ambiente gay. Il mondo della notte ha reso più vivibile questa mia difficoltà di relazione. Negli anni mi sono creato un personaggio che poi è diventato Obi Baby. Chi mi conosce bene, sa che nella vita privata sono una persona totalmente diversa. Negli anni questo divario si sta colmando e ho messo più del mio vero io nelle relazioni umane, per quello dico che sono migliorato.

Una bella ammucchiata di personaggi notturni al Pervert quando era all'Hollywood
Una bella ammucchiata di personaggi notturni al Pervert quando era all’Hollywood
C’è un periodo secondo te migliore della storia del Pervert o possiamo suddividere questi anni in cicli?
Per comodità io li divido in 3 cicli. Il primo quello più autentico e ingenuo che fu caratterizzato da 7 anni di Pervert di mercoledì. Iniziò alle colonne di San Lorenzo al RAGE, poi ci spostammo al Madame Claude in S.Babila, poi in seguito alla Gare in Stazione Centrale, poi un’altro locale sempre in Via Sammartini ma non ricordo il nome e dopo ci parcheggiammo all’Hollywood.

Quella con l’Hollywood è una storia d’amore e d’odio che dura da vent’anni. Ad alterne vicende abbiamo avviato cose magnifiche ma anche avuto degli stop memorabili. La prima volta ci arrivammo dopo una stagione al Le Gare (un locale che ora non c’è più e che era in zona Centrale, n.d.r.) con quelli che oggi sono i direttori del The Club, Steve e Cristiano. Avviammo la prima stagione all’Hollywood di Pervert che durò ben 7 anni.
Steve e Cristiano erano i direttori de La Gare che quando chiuse si trasferirono all’Hollywood e ci portarono con loro. Dopo tanti anni si staccarono da Hollywood e andarono a fondare quello che è il The Club che tuttora gestiscono.
Poi ci fu un primo stop che ci permise di ideare il P:Gold tra Le Quinte e De Sade, una domenica al mese, rilanciando il brand Pervert in maniera più spettacolare. Ripartimmo all’Hollywood qualche anno dopo con una prima versione di Electro:Punk che poi venne spostato sul sabato al De Sade, mentre in Corso Como proseguimmo con l’inaugurazione di Sodoma che durò credo altri 6 anni circa.

Cintura del Pervert, solo al negozio in P.za Ozanam. Bei tempi
Cintura del Pervert, solo al negozio in P.za Ozanam. Bei tempi

Poi il sabato iniziò ci spostammo alla Punta dell’Est con il nome The Light che divenne Red Light che poi passò al De Sade e divenne Electro:Punk (riprendendo il nome della serata dell’Hollywood). In contemporanea il mercoledì c’era sempre Sodoma all’Hollywood.
L’ultima fase è quella odierna con la nascita di Pervert Entertainment che promuove vari format fra cui anche Sodoma e Pervert. E siamo reduci da una bellissima stagione estiva a Formentera.

E la musica com’è cambiata? Sei anche dj: quali sono le diverse colonne sonore che hanno caratterizzato le vostre serate?
La prima fase hard-house, la seconda un mix di electroclash ed Euero sound, la terza techno e jacking house. La musica è molto cambiata e riflette quello che ho detto per i costumi sessuali. Gira tutto intorno ai soldi…

Ci vuoi dire un disco per ogni fase?
Pervert degli inizi: Josh Wink – Higher State of Consciousnes

Sodoma Hollywood: Huntemann – Discotech

Pgold: Green Velvet – War On The Saints

Oggi cos’è il Pervert?
Pervert principalmente un’agenzia che confeziona format e porta avanti la sua visione di clubbing. Una visione controcorrente (come in origine).

Ci racconti un po’ questa visione?
La nostra visione è molto semplice. Il centro di tutto è il culto del club. La socializzazione, lo scambio culturale, l’imprinting musicale. Da questo si sviluppa tutto il resto. Il club deve dare un’ambientazione, uno spirito e un’energia nella quale si rispecchiano le persone che ci lavorano e quelle che ne verranno a fruire.
Gli ingredienti possono essere variabili, qualcuno ci mette l’animazione, altri i visual, vocalist si oppure i vocalist no. Per noi poco importa, a noi interessa dare un’ambientazione quando si aprono le porte di una serata.
Hai presente quando si prepara una festa? È questo quello che manca oggi. Vedo gente che crede di stare ad un concerto col cellulare in mano e che riprende il nulla. Spessissimo dei set pre registrati. Questa non è cultura, o meglio è la cultura del nulla.

Flyer d'orato di Pgold Aladino
Flyer d’orato di Pgold Aladino

Come vedresti un Pgold oggi? Io penso che ci sia bisogno di quel tipo di serata, per “rinfrescare” l’offerta. Un tempo parlavate appunto di “rivoluzione”, cosa ci vorrebbe oggi di rivoluzionario, Myss keta?
Rivoluzione è una parola molto importante per me. Io ho sempre rivoluzionato qualsiasi posto dove sono andato. Fa parte della mia visione, azzerare per poi costruire dalle fondamenta. Sono molte le cose che dovrebbero essere azzerate oggi. Se mi limito al clubbing, credo che la rivoluzione dovrebbe farla il pubblico. Purtroppo penso che la gente si sia abituata a spettacoli scarni, inconsistenti e fatti di luci e omini che fanno finta di mettere musica mentre guardano la partita sul cellulare, triste no?. Questa forse è la rivoluzione che il pubblico dovrebbe ricercare per poter godere di un’altro tipo di show, fatto da performer, artisti e gente che quel palco lo desidera veramente! Troppo polemico? Te l’ho detto che la strada è ancora lunga! Myss Keta è assolutamente rivoluzionaria, infatti noi l’abbiamo sponsorizzata, aspettatevi che la capiscano fra 5 anni.

Ahia hai toccato uno dei miei miti, Sven che guarda la partita mentre suona a un festival… forse la vera rivoluzione è riportare l’attenzione al club.
Ma si dai.. io la trovo una roba raccapricciante! E te lo dice uno che Sven andava a sentirlo quando avevo vent’anni a Londra (si sempre li!). Ricordo una sua data all’Sw1 mitico locale che oggi non esiste più.
Gli feci anche autografare un suo vinile. Io amo Sven, è proprio per questo che certe scene non si possono vedere. Vuol dire che qualcosa si è spezzato. Certo che bisogna tornare al Club. Lo sostengo da anni ormai ma la gente si è rincoglionita.

Dopo la serata: after, baracchino, casa.. ?
Baracchino, after e poi casa!

Dove vivi a Milano? Vivi da solo? Qual è la zona di Milano che preferisci? Ci sono dei luoghi che ti piacciono particolarmente che frequenti più spesso?
Io vivo a Sesto San Giovanni in un complesso industriale con il mio compagno. È un Ex Distilleria situata in Area Falck. Questo mi ha permesso di vivere la mia passione da dj senza lo stress dei vicini.
Amo molto la zona nord, da Porta Venezia in su. Buenos Aires, Loreto, Nolo. Sono zone più urbane e, credo, più vicine a quello che è Milano. Meno da cartolina ma più veritiere.

Quali sono i tuoi ristoranti e cocktail bar preferiti? Ci dici anche piatti e cocktail preferiti?
Adoro fare riunioni e meeting al Blanco di proprietà del mio amico di lunga data Lorenzo Betetto aka Lorenzo Lsp. Oppure al LeccoMilano in via Lecco. Di solito vado a mangiare dell’ottima carne da Sapori di Casa dal mio fratellone Ciuffo in zona isola, ma non disdegno anche andare Al’less quando ho voglia di un buon bollito oppure di cucina milanese. Go Vegan!

Invece quando stai a casa cosa fai? Oltre alla musica hai altre passioni?
Sono un gran consumatore di popcorn e cinema. Adoro guardare serie televisive e distrarmi dal lavoro che occupa gran parte della mia quotidianità.

Casa di Obi Baby
Casa di Obi Baby

Collezioni qualcosa?
A parte la mia collezione di vinili, colleziono toys d’autore e poi ho la mania di rubare e collezionare campioncini di shampoo e balsami degli hotels!

Se non fossi un dj cosa ti piacerebbe fare nella vita?
Uno scrittore o un regista.

Caspita quasi quasi inizio ad arruolarti come contributor di zero, idee per una rubrica? Prurigini le abbiamo già fatte eh…
Proponi un mash up fra mondo della notte e cucina creativa. Oggi se non parli di cucina sei out!

Menomale che intanto abbiamo la sezione ristoranti Chi è il tuo eroe?
Per anni è stato Marc Almond, cantante dei Soft Cell e poi solista. A lui devo parte della mia cultura New Wave. Ora sarei più propenso a dirti i miei genitori che quest’anno si sono risposati dopo 50 anni di matrimonio!