Mezzo è un po’ l’ABC di come dovrebbe essere un cocktail bar che non voglia rinunciare alla qualità di quello che serve e, allo stesso tempo, cerchi di scrollarsi dalle spalle un bel po’ di formalismi che stanno caratterizzando questo mondo. I prezzi sono più che abbordabili, c’è un prodotto che caratterizza buona parte dell’offerta, il vermut, si serve alla stessa maniera il cliente che chiede un dei drink speciali della casa come il cliente che chiede una birra. E c’è anche sempre musica interessante, che non fa mai male. Nato nell’estate del 2014 e da allora sempre nelle mani di Matteo (Zanotti), Viola (Serra), Daniele (Marzuco), Valerio (Curedda), è uno di quei posti da clientela fissa, perché non delude mai. In questa intervista siamo andati un po’ indietro nel tempo, risalendo alla nascita della passione per il vermut, con qualche incursione tra le bottiglie della cantina. Buona lettura.
ZERO: Invece che partire dal primo cocktail che avete preparato, iniziamo invece dal prodotto che più vi contraddistingue, il vermut. Come nasce questa passione ?
Mezzo: Si è accesa nei primi anni di studio della miscelazione, nel godere dell’assaggio di alcuni cocktail, spesso ripresi da vecchie ricette, imparando a riproporli con le tecniche più adatte al bancone e cercando di trasmettere la nostra esperienza anche agli altri. Parliamo degli ottimi drink del DalVerme, circolo Arci (purtroppo recentemente chiuso) preparati da Andrea Marziano, poi l’approfondimento con i preziosi insegnamenti del Jerry Thomas Project, il modulo sul vermut di Mattia Perciballi e Michelangelo di Toma, la disponibilità di Federico Ricatto ed il lavoro divulgativo sempre di Michelangelo di Toma.
Vi ricordate il primo vermut che vi ha lasciato un ricordo importante sul palato?
Era un Punt e Mes in un Negroni.
Quanti vermut avete ora da Mezzo?
Da Mezzo ora abbiamo quasi 70 referenze, provenienti principalmente dal Piemonte, ma anche da diverse parti d’Italia, d’Europa e del Mondo.
Quelli più particolari che avete in carta?
Tra i più particolari in carta abbiamo il Vermouth del Professore, invecchiato in botti di whisky e in in botti di rum. Inoltre, abbiamo dei vermut di piccoli produttori ai quali siamo molto affezionati come il Lulì di Vergano, il Berto della Distilleria Quaglia e il Vermouth Macchia.
Quello che consigliereste di provare a chi viene da voi per la prima volta?
Ognuno di noi ha un vermut preferito ma, nonostante i continui cambi di gradazione che lo declassano a vino aromatizzato, il Punt e Mes rimane quello che mette d’accordo il gusto di tutti e lo consigliamo spesso per assaporare il gusto del vermut autentico, vecchio stile. Inoltre, a seconda del gusto del cliente, abbiamo delle bottiglie che ci piace proporre, come l’Americano Vergano per un aperitivo più rinfrescante, il Dopo Teatro Cocchi ed il Martini Gran Lusso per un gusto più amaro, il Vermouth Martelletti, il Berto dolce e speziato.
Il vermut più buono che avete mai assaggiato?
Quello più buono e particolare rimane quello del Professore invecchiato in botti di whisky.
Quello che vi chiedono più spesso? La vostra clientela ha imparato ad apprezzare questo prodotto?
La nostra clientela piano piano si è avvicinata, imparando assieme a noi a conoscerlo e ad apprezzarlo. Ora molta gente viene a fare l’aperitivo chiedendo un vermut. Non ce ne sono di più richiesti, perché ogni volta ne vogliono provare di diversi.
In generale, è difficile gestire un locale fortemente improntato su un prodotto?
Mezzo è un locale “normale” che propone diversi tipi di drink, con un’attenzione particolare alla qualità, cercando di promuovere un atteggiamento consapevole verso il bere in generale. Senza tali presupposti sarebbe difficile fare entusiasmare i clienti su un unico prodotto. È questo approccio che ha facilitato l’avvicinamento al mondo del vermut.
Ci raccontate le ricette con le quali preferite servire il vermut?
Da Mezzo il vermut ci piace proporlo alla vecchia maniera: ghiaccio, seltz, bitter e scorza d’agrumi. Ci piace sperimentare nuovi drink, ma ci divertiamo molto a proporre i grandi classici con vermut diversi come il Negroni, l’Americano, il Dry Martini o il Manhattan.
Quando non siete dietro il bancone dove vi piace andare a bere?
Quando non lavoriamo, non ci spostiamo molto dal Pigneto, per un buon vino andiamo da Vigneto, per una buona birra da Hop Corner e per un buon drink c’eravamo abituati bene al DalVerme. Apprezziamo molto il lavoro dei ragazzi del Black Market a San Lorenzo e dei ragazzi del The Corner.