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Short Theatre atto primo: Daria Greco

Un'intervista per conoscere e approfondire il lavoro degli artisti debuttanti nell'edizione 2022 del festival.

quartiere Pigneto

Scritto da Nicola Gerundino il 6 settembre 2022
Aggiornato il 7 settembre 2022

Luogo di residenza

Roma

Attività

Performer

Il territorio di Roma è ormai una delle chiavi di volta di Short Theatre, non solo per il moltiplicarsi luoghi dove il festival viene ospitato e coltivato, ma anche per la sua capacità di intercettare e proporre contenuti che nascono e proliferano all’interno della città stessa. Per questo motivo abbiamo deciso di dare parola ad alcuni degli artisti che di volta in volta debutteranno all’interno di Short Theatre, legati a Roma e alla sua scena. Protagonisti delle due interviste per l’edizione 2022 saranno Andrea Dante Benazzo, che presenterà “Partschótt” l’11 settembre alla Pelanda alle 19:30, e Daria Greco, che presenterà “Crangon Crangon” il 7 settembre alla Pelana alle 19:00 e alle 22:45.

Questo sarà il tuo debutto a Short Theatre. Sensazioni ed emozioni alla vigilia?

Sono chiaramente emozionatissima! Short Theatre è in assoluto il festival dove, secondo me, il lavoro performativo, coreografico e teatrale ha il suo approdo perfetto e, dopo aver osservato con attenzione il programma curato dalla direttrice artistica Piersandra Di Matteo, lo penso ancora di più. E ne sono sinceramente felice. La programmazione è meravigliosa quest’anno. Invito tuttƏ a partecipare.

Puoi raccontarci "Crangon Crangon"? Come e perché nasce questo lavoro e cosa vuole trasmettere?

“Crangon Crangon” è il mio primo lavoro coreografico in cui non sono in scena. Questo spostamento è avvenuto dolcemente e senza troppe previsioni, e devo ammettere che mi è piaciuto molto stare dall’altra parte: un esercizio appassionato sull’equilibrio tra il lasciare il controllo della scena e il tenere le redini del lavoro.

Allora ti chiedo subito con chi hai collaborato per portarlo sul palco?

In scena c’è Valentina Sansone, alla quale ho affidato i miei pensieri e donato pezzi di me, in una performance che rientra nell’ambito della danza e si occupa di un’indagine sull’inconsuetudine di avanzare all’indietro. Insieme al costumista Vittorio Gargiuolo abbiamo ideato un abito che richiamasse la struttura esoscheletrica dei crostacei e che lasciasse come punto saldo dell’intelaiatura la configurazione della colonna vertebrale umana, sia sul dietro che sul davanti del costume. Si tratta di una scultura in pelle ricavata interamente con materiali di scarto e di riciclo. In dialogo con l’idea del lavoro, il tessuto è rovesciato, cucito al contrario, per cui appare visibile il suo retro. A partire dal costume per arrivare all’acconciatura, l’estetica della performer strizza l’occhio alla figura umanoide, e in questo senso l’andare indietro suggerisce un immaginario futuro.

Torniamo al fulcro concettuale di "Crangon Crangon"

Nella performance il naturale moto in avanti viene sovvertito e si assiste alla costruzione di un nuovo procedere che esplora lo spazio dietro. La colonna vertebrale della performer parla di futuro mentre va a ritroso. I suoi occhi alternano la messa a fuoco e la perdita di esso mentre si allontanano dalle immagini in un incessante zoom out del mondo esterno. A questa ricerca sono quindi legati i concetti di tempo e di progresso: la società ci abitua a produrre costantemente, in una sorta di autosfruttamanto. L’andare indietro in questo lavoro è quasi un movimento eroico dentro le leggi dell’iperproduzione e dentro un’estetica che volge al futuro.

Continuando a parlare di atti eroici, che ne pensi di Roma e del panorama romano, sempre rispetto al teatro, alla danza e alla performance? Ci sono altri artisti di cui apprezzi particolarmente il lavoro?

Roma è una città difficile, ma io la amo molto e credo sia per questo che nel tempo, senza forzature, abbia trovato il modo di portare avanti il mio lavoro. Ora sono una delle cofondatrici di Ostudio, coabitazione artistica nel quartiere di Torpignattara, faccio parte del collettivo Scup_Sport e Cultura Popolare, ancora per poco a via della Stazione Tuscolana perché siamo prossimi allo sgombero ufficiale del 31 ottobre e sono nel gruppo SìR_Sharing in Roma, spazio di messa in rete e di condivisione di pratiche di ricerca rivolto a* performer nella capitale.