“Tenno”. Così lo chiamavano i conterranei: Imperatore. Il primo cineasta extraoccidentale a varcare davvero la soglia. Lui aveva iniziato con qualche filmetto negli anni ’40 (in rassegna “Gli uomini che camminavano sulla coda di tigre” e “Cane randagio”), passando poi per i jidai-geki, i film di samurai (dai cui Lucas trasse il termine Jedi). Poi venne “Rashomon”, il cui struggente pirandellismo conquistò Venezia e fu Leone d’oro, il primo ad un asiatico. Quindi “I sette samurai”, il kolossal che lo consacra come mostro sacro della decima musa e che lancia l’indimenticabile figura di Toshiro Mifune. “Vivere”, “Dodeskaden”, “L’angelo ubriaco” sono pezzi fondamentali del suo percorso di Mikado della celluloide. “Dersu Uzala”, una inedita coproduzione nippo-sovietica, è una meditazione sullo splendore della vita semplice (a quanto si dice, a seguito di un tentativo di suicidio). “Sogni” e “Rapsodia in Agosto” sono ulteriori meditazioni sui nostri tempi. La rassegna si arricchisce anche di “AK”, documentario sul nostro girato dal grande Chris Marker.
Akira Kurosawa
Cinema Teatro Gnomo, via Lanzone 30, Milano
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