Dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, videmus nunc per speculum in aenigmate tunc autem facie ad faciem 13:12 ("Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia"). Potrebbe bastare questo per spingervi in uno dei cortili più suggestivi di Milano a vedere un’opera che profuma di epica, di verità. Il film in 35mm girato da Adrian Paci, artista albanese, racconta il mito della specularità, artificio che media la bellezza e infrange la realtà. Ritorna la luce, la struttura del grappolo, la forza del gruppo. E poi un albero maestoso, citazione iconografica potente, e i bambini, inspiegabile "neutro a terra" dell’esistenza frenetica, tutta contemporanea. Pochi concetti ma comunicati con una chiarezza alfabetica. Il particolare della cinepresa a pizze da elemento narrativo si fa zavorra di nostalgia, ma è l’unico neo. In mostra anche foto e diapositive. La produzione è da tiny kolossal, lodevole sforzo in una città molto poco internazionale.
Adrian Paci
Galleria Francesca Kaufmann, Via Dell’Orso 16, Milano
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