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Adrian Paci

Galleria Francesca Kaufmann, Via Dell’Orso 16, Milano

di Knud Walter

Dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, videmus nunc per speculum in aenigmate tunc autem facie ad faciem 13:12 ("Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia"). Potrebbe bastare questo per spingervi in uno dei cortili più suggestivi di Milano a vedere un’opera che profuma di epica, di verità. Il film in 35mm girato da Adrian Paci, artista albanese, racconta il mito della specularità, artificio che media la bellezza e infrange la realtà. Ritorna la luce, la struttura del grappolo, la forza del gruppo. E poi un albero maestoso, citazione iconografica potente, e i bambini, inspiegabile "neutro a terra" dell’esistenza frenetica, tutta contemporanea. Pochi concetti ma comunicati con una chiarezza alfabetica. Il particolare della cinepresa a pizze da elemento narrativo si fa zavorra di nostalgia, ma è l’unico neo. In mostra anche foto e diapositive. La produzione è da tiny kolossal, lodevole sforzo in una città molto poco internazionale.

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