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Intervista a Carlo Pastore

di Nadia Marzari

Caporedattore della webzine indie-italiana per eccellenza, golden boy della cricca alternativa milanese, ora volto nuovo di Mtv, bello, simpatico, usa un sacco di parole difficili e mi ha pure offerto la colazione. Praticamente perfetto, come Mary Poppins.

Dalla “cuccia” di Rockit a una multinazionale un po’ spietata, carenze d’affetto ne hai?

Carenze d’affetto ne ho sempre avute ed è per questo che uno si mette a fare le cose, se uno fosse appagato, completamente soddisfatto della propria vita non avrebbe bisogno di fare nient’altro che essere se stesso. Siccome non è il mio caso mi sono messo a cercare e ho trovato nella musica una soluzione per riempirle, queste carenze d’affetto.

Ma perché Mtv, com’è successo?

Facevo Rockit, anzi facevamo Rockit molto bene tutti insieme, poi a un certo punto è uscita questa opportunità e non l’ho rifiutata.

Non eri tu quello alternativo?

Non è che vado in televisione tanto per, come non vado a una festa per esserci, ma perché penso di potermi divertire. O perché c’è l’open bar… Passo dei video che mi piacciono, parlo a tanta gente della musica che piace a me, costruisco qualcosa di inedito in Italia, un programma di musica indie o alternativa o bella o tutte e tre le cose. Passare gli “I love you but I’ve chosen darkness” su Mtv alle sei e mezza del pomeriggio è una soddisfazione. Detto questo non voglio certo atteggiarmi a paladino della musica alternativa.

Anche perché avrai letto sul blog del programma e sui giornali che ti accusano di commercializzare l’indie e alla fine passare gli stessi video degli altri programmi.

Sono nel giro indie da anni, tra webzine e collaborazioni, è un minicircuito in cui l’autoreferenzialità è un fattore determinante, un gruppo sociale molto convinto delle proprie posizioni inespugnabili. Ma perché la musica indie non deve incidere sulla cultura cacchio? E’ una cosa così bella, importante, condivisibile. Solo per paura che fattori esterni inquinanti entrino nel nostro microcosmo? Io questa paura la capisco, l’ho capita per sei anni e so che ci sono limiti che non vanno superati, ci vuole attenzione e consapevolezza. Per essere padroni di sé stessi occorre essere attenti, come dice Giovanni Lindo Ferretti.

Trovi che ci sia un po’ di chiusura mentale forse?

Una cosa per crescere deve abituarsi a portare sempre un po’ più in là la discussione. Questo nell’indie non succede, non so se è chiusura o snobismo, è che va bene così, non c’è interesse a portarla. Quando vai a un concerto in un posto piccolo ti piacciono le band stonate, che suonano indie pop low-fi stonato, con le chitarre scordate, voci stonate, musiche sghembe, se quello è l’indie va bene così e basta.

Invece?

Invece a me piacciono i progetti che vengono dall’indie ma non hanno paura di confrontarsi. Perché delle canzoncine pop non possono essere condivise con le ragazzine di 15 anni? Non bisogna aver paura delle ragazzine di 15 anni… anche se veramente io delle ragazzine di 15 anni ho sempre avuto un po’ terrore, anche quando andavo alle superiori. Cioè due anni fa.

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