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Meshuggah

5/12/2012 Alcatraz, Via Valtellina 25, Milano

di Bucknasty

Com'è noto, il metal ha lo stesso sterminato numero di categorie e sotto-generi dell'industria pornografica, e leggere le descrizioni e i significati di entrambi lascia dentro la medesima sensazione di sporco e sfiducia rispetto alle reali capacità di convivenza pacifica dell'umanità. I Meshuggah, tuttavia, sono diversi. Non solo sono uno di quei rari casi di gruppo musicale che ha costruito il proprio successo quasi esclusivamente su virtuosismi strumentali, tecnicismi e sperimentazioni - tramite album composti da una singola "suite" di 50 minuti, o riuscendo a far funzionare batterie free-jazz, o addirittura drum machine, con le chitarre thrash. Ma sono riusciti a farlo senza alcuna pretenziosità.
Capaci di sostenere una intensità e aggressività che non appaiono mai posticce; che non hanno bisogno di storie dell'orrore da terza serata di Rete 4, o maschere e manierismi da wrestler invecchiati male per funzionare. Tutto questo rischia, però, di essere spazzato via ora che i tizi che hanno ordinato su internet le t-shirt di Burzum insieme con quelle di "Unknown Pleasures" hanno scoperto il loro lato "goth" e "violento". Ma il pogo esiste ancora per una ragione.

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