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Claudio Sinatti – “Slitscape”

20/5/2016 - 6/11/2016, Museo del Novecento Via G. Marconi, 1 • Milano

di Angela Maderna

Non ho avuto il piacere di conoscere personalmente Claudio Sinatti, ma molte persone che stimo hanno lavorato con lui e lo stimavano a loro volta. Alla sua scomparsa nel 2014 in diversi lo hanno voluto ricordare come artista e come persona e a due anni di distanza arriva una mostra di opere fotografiche inedite nel cuore della città: al Museo del Novecento. Una bella occasione per approfondire il lavoro di questo instancabile sperimentatore che ha riscaldato la tecnologia digitale insegnandole a parlare il linguaggio dell’arte. Dopo un inizio come street artist, Sinatti si è dedicato alle immagini in movimento intrecciandole con la musica, passando dal mondo dei videoclip prima (ha diretto ad esempio Crx dei Casino Royale), da quello del V-Jing poi (nel 1999 fu tra i fondatori del collettivo audiovisivo Sun Wu-Kung) fino a quello degli spettacoli multimediali per i tour ad esempio di Battiato, Ligabue, Zero e i Negramaro. La collaborazione con il mondo del pop non ha però significato l’abbandono del lavoro di ricerca di un Sinatti proveniente al mondo della sottocultura milanese degli anni Novanta, anzi ha convissuto con il lavoro d’innovazione del videomapping e le collaborazioni con compagnie teatrali d’avanguardia come i Motus e Kinkaleri, con musicisti del calibro di Jeff Mills e Teho Teardo, o festival come il Sonar, Netmage e Uovo.
Per questa mostra invece le immagini sono fotografiche, «Niente movimento allora?» Si sarebbe portati a pensare e invece no, perché le fotografie di Sinatti non sono dei semplici scatti ma sono state realizzate (a Milano e in giro per il mondo tra 2012 e 2013) con la tecnica dello slit-scan, cioè una ripresa fotografica prolungata e in movimento che viene poi rielaborata da un software, è così che sorprendentemente dentro a queste immagini statiche si trova anche lo spazio-tempo. Un modo per tutti, anche per noi che non l’abbiamo conosciuto di persona, di guardare la nostra (e la sua) città attraverso gli occhi e la mente di un artista scomparso troppo presto.

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