Dopo averla vista dal vivo coi Maisha ho perso letteralmente la testa per la chitarrista Shirley Tetteh, forse una delle figure meno in vista della nuova scena jazz britannica, nella realtà dei fatti una delle più intriganti a tutto tondo. Non propriamente un “supergruppo” – l’espressione la lasciamo ai dinosauri del rock – quanto un collettivo prevalentemente composto da donne, Nérija sono l’ennesimo miracolo musicale di quella tanto bistrattata terra d’Albione.
Ormai al centro delle più oscure vicende della club culture, come delle più dinamiche filiazioni black, la Londra descritta nel sorprendente album di debutto “Blume” – licenziato nel 2019 da Domino, a dimostrazione di come i pezzi forti dell’emisfero indipendente siano in piena campagna acquisti – è sospesa in una dimensione idilliaca dove highlife, downtempo, musica jamaicana e calde sonorità Blue Note creano una fitta rete di buone vibrazioni, quasi a simulare l’immersione in una liberatoria giungla della mente. Sensazionale musica strumentale che dall’Africa arriva alla metropoli, senza però perdere un’oncia di primordiale eleganza, cedendo mai il passo al frastuono o alle intemperanze del jazz più libero.
Con l’altra stella Nubya Garcia al sax tenore e membri assortiti di Kokoroko e Seeed Ensemble, le Nostre metteranno in scena il loro afro-centrico teatro di vita, una diapositiva color seppia che rimanda alle scorribande nei più fumosi night club newyorkesi e della swingin’ London, pur scongiurando un subdolo alone passatista. E credetemi, osservare Shirley Tetteh armeggiare nell’angolo a sinistra tra accordi alla Grant Green/George Benson non ha davvero prezzo.
Written by Luca Collepiccolo