Huang Du, curatore della mostra insieme a Gerardo Mosquera, avvisa: «Diversamente dal modo in cui il capitalismo transnazionale occidentale genera economia e sapere, le giovani economie procedono alla modernizzazione e alla ricerca culturale nella loro nazione a partire dalle proprie specifiche condizioni.» La tigre che si è mangiata l’elefante (Tian Longyu) è sicuramente l’opera più rappresentativa di una mostra che spesso indulge nel didascalismo, fra gabbie dorate e distorte dalla crescita (Gao Weigang), giovani cinesi che osservano il proliferare di cemento e mattoni (Weng Fen), nuove versioni dei banchetti romani in salsa cosmopolita (AES+F) e globi terrestri improvvisamente microscopici (Wilfredo Prieto) dove il consumo spesso produce vittime (Thomas Hirschhorn). Per me, che sono ossessionata dalla parzialità della nostra visione della realtà, una mostra simile è comunque una riflessione doverosa.
Scritto da Enrica Murru