NoLo e Porta Venezia hanno diverse cose in comune, ma una su tutte la vince: la scena queer. Tra i due quartieri, il primo novello e acronimo detonatore di tutta un’idea di quartierizzazione creativa della città, il secondo storica sede dei Pride e dei locali safe – nonché di festoni perenni tra le strade e i sottoscala dei bar –, s’è distribuita tutta la scena queer negli ultimi dieci anni. Vi basti pensare alle drag più celebri della città, alle vecchie serate di La Boum e a tutto il “roaster” di drag, alle balere, all’Arizona, ai club, ai cocktail, al voguing per strada, e si potrebbe continuare un elenco autistico di cose, eventi, locali e persone per ripetere lo stesso ritornello, cosa che vi risparmiamo.
Se possiamo parlare di quartieri è perché innanzitutto esistono identità condivise ed esibite, che si festeggiano in feste, bevono in drink ed esercitano per strada. L’idea del Barrio di Espolòn è circa questa: un quartiere che non ha confini, un quartiere mobile che si forma come si formano gli eventi e i fenomeni, ovvero con le giuste condizioni, e le condizioni qui sono le persone. Sono ovviamente gli amanti del distillato d’agave per eccellenza – la tequila –, e allora chi lo beve ma anche chi lo miscela, e quindi il popolo che s’ama chiamare creativo, vale a dire chi sa puntualmente cavarsela inventandosi qualcosa per cui vale la pena rispolverare la parola filosofica per vocazione: stupore.
El Barrio è un quartiere itinerante composto da bar selezionati in giro per la città (questa e altre per l’Italia), con una densa concentrazione proprio in Porta Venezia, e ognuno di questi – oltre a essere oltremodo rappresentativi tanto del quartiere quanto delle persone che li frequentano – va considerato alla stregua di un portale d’accesso. A cosa, direte voi. Al grande evento di chiusura del Barrio al Q Club in viale Padova (eccovi spiegata l’apertura su NoLo, ben consci che qualcuno storcerà il naso nell’associare l’acronimo alla via-mondo par exellence di Milano), luogo oltremodo simbolico di quella scena e comunità queer, LGBTQI+ e creativa dei due quartieri e della città intera, nonché sede di alcune delle serate decisamente più in voga e di fronte a uno dei baretti in cui a sorpresa, di tanto in tanto, si balla il liscio latinoamericano in tubino.
Entrate in uno dei locali del Barrio, godetevi la festa Espolòn e scoprirete come ricevere l’invito al Q Club.
Insomma: entrate in uno dei locali di El Barrio, godetevi la festa Espolòn e scoprirete come ricevere l’invito al Q Club. Lì ci sarà l’ormai solido set funk e groove di Anna Molly, rigorosamente testato per far beccheggiare con grazia feroce ogni bacino, e tutto un allestimento pensato da quelli di Espolòn, che prima di tutto risolvono uno dei più grandi problemi dell’umanità: le file al bagno. Con quelli di milanosulset hanno infatti ben pensato di mettere a frutto il tempo dell’attesa con una mostra in toilette. Non mancheranno poi proiezioni e luci danzerecce, una stanza dal concept lisergico 100% Agave Blu, che assume la lezione di Yves Klein del mondo-colore, e un’esposizione di sneakers Espolòn dedicate a Milano, ai quartieri e al Barrio dal più celebre pimpatore di scarpe: Jacopo De Carli.
Non rimane che chiudere canticchiando la lezione storica dei The Champs, che altro non dicevano che: Tequila! per due minuti interi, e ricordare che El Barrio di Espolòn quest’anno mobilita altre due grandi città: Roma e Napoli.
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Scritto da La Redazione
