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lun 08.04 2024

INNER_SPACES x Jazz is Dead!: Suzanne Ciani

Dove

Auditorium e Galleria San Fedele
Via U. Hoepli 3a/b, 20121 Milano

Quando

lunedì 08 aprile 2024
H 20:30

Quanto

€ 23/18

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Sito web

Foto di Karel Chladek

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  • Flowers Of Evil

    Suzanne Ciani

  • Sargasso Sea

    Suzanne Ciani

  • Turning

    Suzanne Ciani

Courtesy of Spotify™

Una data davvero speciale quella del sesto appuntamento primaverile di INNER_SPACES, realizzato in collaborazione con Jazz Is Dead! Festival. Speciale perché si potrebbe dire senza troppi giri di parole che a far vibrare l’impianto acusmatico questa volta sarà la musica di due leggende dell’elettronica, Pauline Oliveros e Suzanne Ciani

Entrambe statunitensi, rappresentano due facce diverse di un continuum californiano legato alla musica ambient e new age, due nomi che sono tornati sotto l’attenzione di molti proprio di recente per diversi motivi, e che hanno fatto della sperimentazione sonora la loro raison d’être.

La serata si aprirà con l’ascolto di due brani, Bye Bye Butterfly (1965) e I of IV (1966) della compositrice Pauline Oliveros (1932–2016). Nata a Houston, fisarmonicista, compositrice e teorica musicale, è stata l’iniziatrice della forma d’ascolto denominata Deep Listening, una pratica di meditazione che trova nell’ascolto profondo il canale principale per l’assunzione di una consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda. “Una forma di meditazione in cui l’attenzione è rivolta all’interazione tra suono e silenzi, e a questo continuum”; l’obiettivo, quindi, è quello di provare ad ascoltare l’ascolto, portando a coscienza le infinite sfumature che si celano dietro un’attività inconsapevole di cui facciamo esperienza ogni giorno. Oggi, il Deep Listening è una pratica certificata che viene insegnata in tutto il mondo, ed è tornata al centro dell’attenzione soprattutto grazie alla preziosa traduzione italiana dell’anno scorso edita da Timeo del testo omonimo pubblicato nel 2005.

I due brani che avremo l’occasione di ascoltare sono, rispettivamente, un’opera stereofonica che riprende il campionamento di Madama Butterfly di Puccini e un’opera di musica estesa registrata presso l’Università di Toronto, realizzata senza montaggio o collage, in cui l’unica stratificazione costruita è quella del riverbero. Una rara occasione di ascoltare, a distanza di sessant’anni, le prime intuizioni di una pratica il cui nome sarebbe stato coniato solo nel 1991.  

Suzanne Ciani (1946), di origini italiane, ha attraversato diversi lustri nei quali il concetto stesso di ‘musica elettronica’ è cambiato, realizzando alcuni pezzi importanti del paesaggio sonoro mediale del mondo Occidentale in toto (come, ad esempio, le colonne sonore dei videogiochi Atari e la sintesi sonora dello stappo di una bottiglia di Coca-Cola). La storia della sua vita è stata raccontata nel documentario Suzanne Ciani. A Life in Waves. Allieva di Don Buchla (insieme a Robert Moog tra i primi a costruire un sintetizzatore modulare) presso l’Università di Berkley, sarà proprio l’incontro con il creatore dell’omonimo strumento a definire la direzione della sua pratica, sviluppatasi attorno ad esso. Durante la sua carriera ha attraversato sonorità di diverso tipo; all’Auditorium San Fedele avremo fortuna di rivivere quella delle origini, ossia della sperimentazione in quadrifonia, da lei utilizzata perché più efficace nell’offrire una visione quanto più completa di un’esperienza spaziale (alcuni dei suoi concerti degli anni ’70 sono stati registrati e ristampati di recente). Per farsi un’idea del suo spirito pioneristico, basti pensare all’operazione messa in atto per costruire una pratica di improvvisazione elettronica con sintetizzatori modulari senza la possibilità di avere a disposizione una tecnologia per la memorizzazione dei dati. Ci sarebbero diversi modi di approcciare la musica di Suzanne Ciani, e uno dei più efficaci è quello di passare attraverso i concetti di onda e oscillazione, che lei ha contribuito a incastonare nella storia. 

Due live che, in diversi modi, ci permettono di interrogarci sul significato profondo dell’esperienza umana dell’ascolto, cercando di tornare ad una dimensione contemplativa oggi estremamente necessaria.

Scritto da Pietro Leonardi