Dall’Expo in poi l’area di Porta Nuova, situata tra la pulsante Isola e Brera-Corso Como, con il suo Bosco Verticale di Boeri, l’Unicredit Tower di Pelli, l’Unicredit Pavilion di De Lucchi, la passerella su via Gioia e quel curioso giardino (chiamato piazza Lina Bo Bardi) sul retro di un’altra infilata di palazzi alti culminanti nella Diamond Tower di Samsung, è diventato il segno della rinascita di Milano, decantato dai media di tutto il mondo. Com’è noto, il proprietario unico dell’area è l’emiro del Qatar. Ma non è ancora avvenuta la cristallizzazione, molte trasformazioni continuano ad avere luogo: la costellazione formata da Google nell’edificio di via Confalonieri sotto il Bosco Verticale, Microsoft nel palazzo di Herzog & De Meuron a via Pasubio, Samsung, con al centro il Luiss Hub appena aperto dietro Corso Como ha fatto nascere l’Innovation District, che ha a sua volta spinto nuovi investimenti. Coima (nuovo nome della Hines di Catella), che sta ultimando la sede disegnata da Cucinella tra piazza Gae Aulenti e via Gioia, trasforma l’ex palazzo Unilever in via Bonnet in albergo. Sempre su via Gioia nascerà Gioia 22, ancora a firma di Pelli, ancora sviluppato da Coima e ancora di proprietà di un emiro, quello di Abu Dhabi. Unipol recupera l’ultimo ecomostro che Ligresti aveva lasciato alla città, il cosiddetto rasoio che se ne stava lì a sfregio di Catella, ma soprattutto ha avviato il cantiere della Unipol Tower, tondeggiante e sghembo in cima come un rossetto, firmato da Cucinella. A pochi passi c’è la torre Galfa, che noi amiamo ricordare come la prima sede di Macao ma che sta per diventare Unahotel+residenze extralusso+rooftop, di nuovo Unipol.
In mezzo a questa selva di grattacieli inaugura finalmente in primavera la Biblioteca degli Alberi, il parco (che come da manuale sui rendering sembrava molto, ma molto più grande) progettato da Inside Outside di Petra Blaisse.
Infine, un curioso intervento è stato invece annunciato all’Isola, il quartiere gentrificato per eccellenza: la riqualificazione di Piazza Archinto, sconosciuta fino a pochi anni fa e ora piazza di movida. Il progetto, che elimina gran parte delle automobili dalla piazza, fa parte di un piano di riqualificazione di molte piazze milanesi, lanciato dall’assessore all’urbanistica. Qualche residente mugugna temendo un ulteriore incremento di movida, ma quello che stupisce è il senso della priorità: Milano e la stessa Isola pullulano di piazze-parcheggi, piazze-svincoli, piazze desolate. Perché partire dall’unica che funzionava già, a cui bastava una minima manutenzione, una banale riduzione della corsia, l’estensione di un marciapiede?