Garbatella, come altri rioni storici, nell’immaginario di molti è, dal punto di vista culinario, qualcosa di ancora molto simile alla cena in strada di “Roma” di Fellini, con stornelli e tram che passano a mezzo metro dal tavolo. Ora, la vecchissima guardia, su per giù coetanea di quella pellicola, ancora resiste e in alcuni casi merita ancora una visita non solo per l’atmosfera, ma anche per il cibo. Il credito più ampio però spetta alle ultime due generazioni, quelle che hanno iniziato la loro attività (all’incirca) nei 90 e nei 2000. Quindi, trattorie vecchio stile con i tavoli in strada e il guanciale in cottura eterna sì (Zampagna, Traslocatore, Girasole, Tanto Pe’ Magna’), ma spazio anche achi propone rivisitazioni più contemporanee (Ristoro degli Angeli, A Casa della Chef, Stellina), a chi propone alternative green e veg (Naturale, Verde Pistacchio, Le Bistrot) e a chi propone interessanti commistioni glocal, con un impianto “ideologico” sociale e solidale assolutamente interessante (Altrove, YaLuz) e con l’antesignana Casetta Rossa sullo sfondo, seppur, quest’ultima, legata a un menu decisamente più da nonna. Birre artigianali, vini e cocktail hanno i loro degni rappresentati di qualità e non si lesina sul cibo da bancone, che si tratti di pizza al taglio, gelati o lieviti al bar. Distante e arroccato nel suo maniero ex ferroviario c’è Eataly, che, seppur a pochi passi dalla metro del quartiere, non ne ha molto trasformato il tessuto culinario – sia nel bene che nel male – mentre ha fatto sentire con forza la sua influenza al di là di via Ostiense, coinvolgendo la zona di Porto Fluviale, del Gazometro e dei vecchi spazi industriali a ridosso del Tevere.