Le nove scodelle è in viale Monza da almeno quattro anni, ma prima non si chiamava così e non era neanche lontanamente paragonabile al posto che è diventato adesso. Un cinese senza arte né parte, non so neanche come si chiamasse nonostante ci abito sopra e scendessi a prenderci Peroni a 4 € quando il livello alcolico dei mie after casalinghi scendeva vertiginosamente. Mai una persona dentro. Poi qualcosa è cambiato, l’illuminazione, ed ecco che quel posto senza anima si rifà il look e diventa Le nove scodelle. Figo, penso mentre ci passo davanti per prendere la metro. Questa volta posso provare a mangiarci, lasciamo le Peroni a parte. Tavoloni e sgabelli di legno chiaro, una mise en plase essenziale, e cucina regionale del Sichuan. La regia, mi dicono, è del fondatore della Ravioleria Sarpi, garanzia di qualità. Il numero 9 è un numero quasi tantrico per la Cina: è il numero magico dell’imperatore e in questa nuova apertura viene omaggiato con un menu che comprende nove scodelle.
Nove piatti, e che piatti: porzioni titaniche, per una fame imperiale. Prezzi contenuti, viste le porzioni, dagli 8 ai 16 €. Il manzo con verdure in salsa piccante con zenzero e erba cipollina è una piscina orgasmica, un bagno termale: impossibile da finire, solo per veri amanti del piccante, leit motive di tutti i piatti che potete trovare qui. I ravioli, ça va sans dire, arrivano in numero di 12, grandi come albicocche e ripieni della quintessenza del gusto. Anche la pasta tirata a mano non è male, anche se il suo sapore viene un po’ annullato da una dose illegale di peperoncino. Vorrei provare tutto, ma non vorrei neanche tornare a casa rotolando. Mi prometto di tornare per il pollo stracciato cotto a vapore e marinato in salsa di peperoncino (strano), e per il filetto di orata con verdure e peperoncino in salamoia cotto in brodo aromatizzato con coriandolo e sesamo. Tanto abito sopra, scendo in pigiama quando voglio. Ah se non vi piace questa recensione non venite a suonarmi. Al massimo portate delle Peroni.