Ad could not be loaded.

I 10 film da non perdere alla Festa del Cinema di Roma

Abbiamo spulciato per voi il programma dell'edizione 2022 della rassegna che prenderà il via il 13 ottobre

Scritto da Flavia Ferrucci il 4 ottobre 2022
Aggiornato il 10 ottobre 2022

Giunta alla sua diciassettesima edizione, la Festa del Cinema si rinnova con grandi cambiamenti, come il ritorno del concorso, nuove sezioni che aprono a forme di cinema slegate dalla classica struttura narrativa e il coinvolgimento di molte sale romane per rivitalizzare e diffondere il cinema in tutta la città. Il concorso Progressive Cinema include opere prime e seconde per uno sguardo sul cinema di domani, mentre la novità “Freestyle” ospiterà titoli di formato e durata liberi, come serie, videoclip, documentari e videoarte. Grand Public e Best of 20022 porteranno a Roma alcuni dei titoli più importanti della stagione, da quelli per il grande pubblico ai più discussi film d’autore. Immancabili i restauri dei classici della storia del cinema, tra cui un’imperdibile proiezione de “La grande abbuffata” di Marco Ferreri, introdotto da Ruben Östlund. Ritornano anche gli incontri con il pubblico, in due formati diversi: Paso Doble, che prevede un dialogo tra due autori, e Absolute Beginners, in cui registi affermati rievocano i loro esordi. Tra tutti, segnaliamo James Gray, uno dei grandi autori del cinema americano contemporaneo, che parlerà di “Odessa”, e Stephen Frears con il suo seminale “My Beautiful Laundrette”. Ecco quindi la nostra guida con le proiezioni da mettere in cassaforte per tempo: dieci lungometraggi, tre documentari e un Nobel-update che vede protagonista la francese Annie Ernaux2: un lauto pasto capace di soddisfare qualsiasi tipo di appetito cinefilo.

 

“CORSAGE” di Marie Kreutzer

Dimenticate la Sissi di Romy Shneider: è il 1877 e la principessa sta per compiere 40 anni, trovandosi a dover stringere il suo corsetto sempre più stretto, per mantenere una immagine pubblica diventata sempre più performativa e asfissiante. Un approccio femminile e contemporaneo al “film in costume”, che racconta la figura di una donna che scalpita di vita in un ambiente e una società opprimenti in un’ottica femminista. Vicki Krieps, una delle più poliedriche attrici europee, ha vinto un premio a Cannes per questa interpretazione e il film è stato selezionato dall’Austria per l’Oscar per il miglior film straniero.

 

“TRIANGLE OF SADNESS” di Ruben Östlund

Torna Ruben Östlund con la sua satira controversa e tagliente. Dopo le dinamiche di genere di Force Majeure e l’ipocrisia liberal di The Square, questa volta si concentra su classi e ruoli sociali. Cosa succede se uno yatch pieno di milionari viene colpito da una tempesta e passeggeri ed equipaggio si ritrovano su un’isola deserta? Solo chi ha le capacità di sopravvivere può prendere il potere. A Cannes, dove Östlund ha vinto la sua seconda Palma d’Oro, non si rideva così tanto da anni. Imperdibile Woody Harrelson nei panni del capitano comunista del super yatch, costantemente ubriaco.

 

“THE MENU” di Mark Mylod

Black comedy con tinte horror ambientata nel ristorante molecolare di Chef Ralph Fiennes in una remota isola del Pacifico. I ricchi clienti di questo esclusivo locale, capitanati da Anya Taylor-Joy, non sanno cosa li aspetta. La carriera cinematografica di Mark Mylod è bizzarra (dal film di Ali G a thriller semi-sconosciuti), ma ha diretto i vostri episodi preferiti di serie come “Succession” e “Game of Thrones”, e qui unisce gli aspetti più ferocemente satirici del primo con quelli più horror del secondo. Il tutto accompagnato da una sinistra colonna sonora di Colin Stetson. Il risultato deve essere esplosivo, dato l’unisono clamore di pubblico e critica al Festival di Toronto.

 

“LYNCH/OZ” di Alexandre O. Philippe

È notoriamente inutile chiedere a David Lynch di spiegare i suoi film. A volte si riceve un semplice “NO”, altre delle digressioni che tutto fanno fuorché rispondere alla domanda. Qualche anno fa, però, qualcuno chiese al regista di parlare dell’influenza del Mago di Oz sul suo lavoro. La risposta di Lynch fu “Non c’è giorno in cui non pensi al Mago di Oz”. Da qui parte questo documentario che vuole filtrare il film di Fleming attraverso la lente della filmografia di Lynch. Due visioni dell’America diametralmente opposte, ma che hanno molto più in comune di quello che possa sembrare, perché forse incubi e sogni non sono poi così distanti tra loro.

 

“ARMAGEDDON TIME” di James Grey

Ambientato nel 1980 durante la campagna elettorale di Reagan, questo film di formazione è uno sguardo intimo alla storia di una famiglia del Queens in un momento di tensioni sociali che hanno segnato per sempre la storia degli Stati Uniti. James Grey ricrea la propria infanzia in una maniera così onesta che sembra quasi di guardare qualcosa di segreto. Nonostante Grey eviti di cadere in facili patetismi, chi scrive ha pianto tutto il film, e probabilmente lo farete anche voi. Il titolo funziona su due piani, un discorso allarmista di Reagan, che annunciava un prossimo Armageddon, e la canzone reggae coverizzata dai clash, che ovviamente appare nel film, insieme a tanti brani rap e hip hop del periodo ascoltati dal giovane protagonista.

 

“RHEINGOLD” di Fatih Akın

Fatih Akin ha dimostrato di saper gestire qualsiasi genere, dalle storie di formazione per ragazzi (“Tschick”) al thriller-horror (“The Golden Glove”). Qui ha l’occasione di attraversare più toni e registri, adattando l’autobiografia del gangsta-rapper tedesco Xatar. Dall’inferno di un carcere iracheno alla Germania anni Ottanta, l’ascesa dal basso, il crimine, il
successo, la droga, il capo della vita: tutto a ritmo di musica, da “L’oro del Reno” al rap.

 

“LOLA” di Andrew Legge

Mockumentary? Fantascienza? Commedia distopica? Perché non tutto insieme! In una cantina vengono ritrovate delle pellicole anni Trenta, girate da due sorelle. La prima riprendeva tutto mentre la seconda aveva inventato LOLA, una macchina capace di sintonizzarsi su tv e radio del futuro. E il futuro è tutto: da David Bowie agli sviluppi della seconda guerra mondiale. Realizzato con un micro budget, questo sci-fi tra commedia e spionaggio dimostra che le possibilità sono infinite, con un pizzico di creatività.

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 75

 

“L’ENVOL” di Pietro Marcello

Dopo “Martin Eden”, Pietro Marcello torna ad adattare un romanzo, in questo caso “Le vele scarlatte” di Aleksandr Grin, ambientando la storia nel nord della Francia. Realismo magico e folklore, musica e materiale d’archivio, romanzo storico e sensibilità moderna, si uniscono in questa quasi-fiaba ambientata in un contesto rurale negli anni Venti.

 

“MARCEL THE SHELL WITH SHOES ON” di Dean Fleischer-Camp

Marcel è un adorabile conchiglia alta 3cm che vive una tranquilla esistenza con la nonna. Una volta facevano parte di un’ampia comunità di conchiglie, ma un misterioso evento le ha fatte sparire tutte, e sono rimaste solo loro. Un giorno, un regista di documentari trova Marcel nell’Airbnb in cui soggiorna e decide di raccontare la sua storia, portandogli un’inaspettata notorietà e, forse, la possibilità di ritrovare la sua famiglia. Enorme successo di critica e pubblico negli Usa, una commedia di una tenerezza così onesta che scioglierà anche i cuori più duri.

 

“AS BESTAS” di Rodrigo Sorogoyen

Dei francesi e dei galiziani litigano. Non è l’inizio di una barzelletta, ma quello di un incubo per una coppia francese che decide di aprire un’agriturismo ecosostenibile nella campagna Galiziana. I locali, come immaginabile, non li amano. Scoppieranno ostilità e violenza. L’altro visto come il nemico in un thriller tesissimo, oscuro e ben calibrato con
un cast notevole.

 

“LES ANNÉES SUPER 8” di Annie Ernaux, David Ernaux-Briot

“Per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha scoperto radici, allontanamenti, vincoli collettivi della memoria personale”, Annie Ernaux a 82 anni ha ricevuto pochi giorni fa il Premio Nobel per la letteratura. La sua opera più nota è “Gli anni”, in cui gli avvenimenti della vita della scrittrice sono contestualizzati nella storia della Francia. Ora, con l’aiuto del figlio, la Ernaux ha realizzato un documentario che ripercorre lo stesso cammino. Utilizzando immagini d’archivio private, realizzare con il Super8 di famiglia tra il 1972 e il 1982, il microcosmo della vita familiare riflette decennio di cambiamenti sociali in Francia e altrove. Narrato dalla scrittrice stessa e presentato in anteprima a Roma, non poteva arrivare in un momento migliore.

“JANE CAMPION, THE CINEMA WOMAN” di Julie Bertuccelli

Un ritratto-autoritratto di Jane Campion, che utilizza interviste, foto, immagini dei suoi film per raccontare una donna e un’artista non solo di grande talento e spessore, ma anche di enorme simpatia e senso dell’umorismo. Tra aneddoti che rivelano il costante sessismo che ha dovuto fronteggiare come regista donna (anche ben avanti nella carriera) all’analisi dei propri film. Un documentario imperdibile per i fan della Campion e del cinema tutto.

 

“MODERAT: THE LAST DAYS” di Elisa Mishto

A un certo punto del 2018, Apparat e i due Modeselektor, Szary e Gernot, avevano deciso che l’impresa Moderat era giunta al termine. Questo documentario ripercorre quelli che dovevano essere gli ultimi giorni della band. Sappiamo oramai
tutti che non è andata proprio così, ma è comunque interessante vedere cosa stava succedendo dietro le quinte in quel periodo.

 

“UMBERTO ECO – LA BIBLIOTECA DEL MONDO” di Davide Ferrario

Stanze, corridoi, saloni tappezzati da 50.000 libri, tra i quali si aggira un amante, collezionista e soprattutto lettore di libri: Umberto Eco. Nella sua biblioteca privata Eco leggeva e collezionava di tutto. Dai libri originali del Seicento agli scaffali dedicati ai “folli letterari” che pagano pur di essere pubblicati, passando per il giallo sull’identità di Shakespeare, il film ripercorre le ossessioni di Umberto Eco, il rapporto tra vero e falso, la letteratura come interpretazione e creazione di un mondo alternativo. Davide Ferrario, che aveva collaborato con Eco per un’installazione sulla memoria alla Biennale di Venezia, ne ricostruisce il rapporto con i libri, facendo parlare il protagonista: «L’insieme delle biblioteche è l’insieme della memoria dell’umanità. Senza memoria non si progetta nessun futuro».