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Il grande caldo: per una geografia romana del tempo perso

Breve ricognizione tra i luoghi dell'Urbe attraversati dal lungometraggio di Dan Bensadoun, Luigi Caggiano, Marcello Enea Newman, Daniele Tinti, che sarà presentato il prossimo 27 maggio al Monk

Scritto da Nicola Gerundino il 12 maggio 2022

“Il film sarebbe iniziato con una bestemmia detta per noia. Per noi l’uso delle bestemmie non era soltanto un gioco o una provocazione. Parlavamo in un certo modo, sentivamo anche come parlava la gente nelle strade di Roma e ci sembrava disonesto che questo fosse sistematicamente rimosso nel cinema e nella televisione”. Se a vent’anni sei bloccato nell’afa di Roma e sei senza una lira, la bestemmia è la tua migliore amica, perché non ti abbandona mai in qualsiasi luogo diurno e notturno tu vada a cercare la svolta della stagione – o, chissà, della vita stessa.

“Il grande caldo” è un lungometraggio realizzato nell’estate 2013 da Dan Bensadoun, Luigi Caggiano, Marcello Enea Newman, Daniele Tinti. Rimasto chiuso per nove anni nei cassetti, ora è pronto a fare il suo giro di proiezioni in lungo e in largo per l’Italia per raccontare di una città e di un sottobosco da cui sarebbero emersi tanti protagonisti attuali della scena musicale e di quella stand-up che poi si è riversata in podcast, tv e teatri. Tra i protagonisti infatti ci sono i già citati Daniele Tinti (Comedy Central, Tintoria) e Dan Bensadoun (membro dei Replicant), così come Alex Germanò (che pubblica come Germanò per Bomba Dischi), poi ancora Gianlorenzo Nardi, Giorgio Ruzziconi, Demetrio Verde, Primo, Il Mago Guarda(!1!), Nicoletta Graziano, Giulia Tognon, Giulia Accatino, Priscilla De Pace, Valeria Maresca, Mikhail Caponeri, Giorgio Conte, Ludovica De Santis, Sophie-Catherine Gallet, Martina Podio, Andrea Gavazzi, Marco Caizzi, Andrea Catenaro, Pietro Di Dionisio.

Un’estate incredibilmente afosa, un gruppo di amici che passano il tempo a perderlo tra i vari quartieri di Roma dove riempire i discorsi di birra e cocktail (e viceversa), un’amica comune di ritorno da Parigi che li coinvolge nella realizzazione di un cortometraggio che li porterà a uscire, timidamente, dalle proprie abitudini. In vista della proiezione che ci sarà il 27 maggio al Monk, introdotta da Francesco Pacifico, abbiamo chiesto ai protagonisti di tracciare la geografia del film, raccontandoci di cinque luoghi iconici e del perché sono finiti ne “Il grande caldo”.

BAR SAN CALISTO – TRASTEVERE
Il Calisto è il bar di Trastevere dei poeti ubriaconi, dei radical chic, dei turisti, dei liceali, dei trapper, degli hipster. Il gelato costa un euro, la Peroni da 33 si chiama canadese e non c’è servizio al tavolo. Nel 2013 i trapper non esistevano ancora, ma per il resto non è cambiato nulla. Non può cambiare. Il Calisto è un monumento permanente a una fantasia che i romani hanno di Roma e che unisce autenticità, tempo libero, “grande bellezza”. In questo senso, è una specie di parco a tema. Per i protagonisti de “Il grande caldo” rappresenta l’alternativa mondana al Bar dei Brutti.

BAR DEI BRUTTI – SAN LORENZO
Frequentavamo il Bar dei Brutti a San Lorenzo quando era ancora gestito da un vecchio fascista magrissimo con il colletto della polo alzato. Ci andavano solo i metallari e si chiamava Sicil Bar. I long drink costavano € 2,5. Quando lo ha preso in gestione Demetrio, che è simpatico e probabilmente di sinistra, ha ereditato parte della clientela, tra cui anche noi. Il Bar dei Brutti è il quartier generale dei protagonisti de “Il grande caldo”. Ci vanno a bere e chiacchierare. Conoscono tutti gli altri avventori di vista ma non ci parlano mai. Oggi i long drink costano ancora € 2,5.

BAR MARANI – SAN LORENZO
Al Bar Marani di si va di pomeriggio, anche perché chiude presto. Costa in media un euro in più del Bar dei Brutti ma ha una bellissima veranda. È il bar delle belle occasioni, delle conversazioni intime e degli appuntamenti. Ne “Il grande caldo”, è il posto in cui il protagonista, Gianlorenzo, scopre di aver accidentalmente sabotato il progetto cinematografico dei suoi amici.

EUR
L’Eur è una città nella città e lo conosciamo pochissimo. I protagonisti del film ci si ritrovano all’alba dopo aver fatto serata all’allora Bibliotechina, oggi Eur Social Park. Ai romani che vanno a ballare sarà capitato di finirci a quell’ora uscendo da Spazio Novecento o dal Palazzo dei Congressi durante Spring Attitude o Dissonanze. Nelle prime ore del mattino è davvero un luogo surreale: tutto è gigante e bianchissimo e ti sembra di stare dentro un render o a Washington D.C.

CAPOCOTTA – OSTIA
Capocotta è il mare romano dei refusés. È anche quello più bello e meno antropizzato. C’è l’oasi naturista, le dune degli scambisti e lo Zion, lo stabilimento dei fattoni. Si raggiunge in motorino da Roma e d’estate ci si può andare anche tutti i giorni. I protagonisti del grande caldo ci passano un pigro pomeriggio di fine estate. Fa un po’ meno caldo e non serve più l’ombrellone.