L’ho osservata molto in tutti questi anni anzi, l’ho vissuta molto. Quando cerco di guardare in modo oggettivo Milano, di separarla dalla mia pelle quotidiana, mi rendo conto che quella che ho con lei è molto vicina a una relazione sentimentale, per altro non delle più semplici ma sicuramente non superficiale. Se dovessi farle un rapido scanner astrale direi che Milano è del segno del Cancro con ascendente in Scorpione. So che questa mia affermazione potrebbe accendere una delle discussioni più infiammate di sempre, ma dal mio punto di vista racchiude tutte le complessità illeggibili del Cancro, così volubile e umorale ma al tempo stesso impregnato di un’amore un po’ cupo ma passionale. Ti sconvolge con sprazzi di bellezza tali da farti dimenticare la massa oscura che la pervade, anche se durano pochissimo. Ma a questo lato scontroso e anche incline al litigio, si accosta una vena di sensibilità profonda, una capacità di accoglienza e di amore per le forme di vita non trascurabile.
A questo impasto emotivo si accosta il costante trasformismo di Milano che si modella in modo frenetico, con cambi outfit repentini che destabilizzano i progetti a lungo termine di ogni vita. Ci tiene scattanti e sul pezzo e questo in realtà ci sta facendo sentire fragili, indeboliti e infatti non si fa altro che discutere (giustamente) di tutto questo ennesimo stravolgimento profondo che sta travolgendo la città: a livello strutturale, sociale, culturale.
Come in ogni relazione ci sono strumenti che ci si può dare per affrontare le fasi di cambiamento e farsi un’idea, capire quali sono i nostri bisogni e intraprendere di conseguenza dei cambiamenti. Questo fine settimana ritorna in città uno degli appuntamenti più legati all’essenza stessa di Milano: Open House, ovvero una serie di appuntamenti in alcuni luoghi significativi da un punto di vista architettonico e strutturale. Quest’anno l’approccio che portano è quello dell’Umanesimo Urbano, ovvero l’analisi delle possibilità che si stanno aprendo in questa città e il modo in cui intervengono nella relazione con i suoi abitanti. Lo trovo un momento importante per provare a guardarla con occhi diversi, di soffermarci su spazi in cui le cose di Milano appartengono a ogni epoca storica, futuro incluso. L’architettura della città è come lo scheletro e i tessuti muscolari di un corpo, è rappresentativo dello stato di salute e di crescita e, attraverso un progetto come Open House, ci viene data la possibilità di entrare in luoghi chiusi, privati, sconosciuti ai più o ancora in costruzione.
Quest’ultimo punto in effetti è quello che mi affascina e inquieta maggiormente, perché racchiude il cuore delle problematiche e delle possibilità dei cambiamenti a cui Milano è soggetta. Grandi appalti, grandi aziende di costruttori che si sono impossessati con le unghie e con i denti dei grandi vuoti di questa città, pronti a ereggere non palazzi ma nuovi modelli di vita. Avere quindi la possibilità di fruire le fasi embrionali di questo processo, a cui ormai non possiamo più opporci, può voler dire farsi un’idea, un’opinione, assumere una posizione consapevole e non figlia della paura del cambiamento (e con questo non intendo né a favore nè contro, ma farsi un’opinione è fondamentale per non restarci sotto ecco).
Con Open House si potranno visitare luoghi al limite del cambiamento come l’Ex Macello di via Molise o l’Ex Scalo ferroviario Farini, così come edifici in costruzione come 5square, con scopo abitativo, posizionato alla fine del mondo, ovvero alla fine dell’eterna via Ripamonti. Oppure la nuova visione dei luoghi di lavoro come per l’edificio VP22 – Hidden Wood in una formicolante zona Repubblica. Ma a questo si affiancano centri di produzione culturale intimi come gli atelier degli artisti come l’Atelier Molayen o Atelierzero @ Ex Bracci & Manzini, entrambi molto suggestivi; i Laboratori Scenici di Teatro alla Scala o l’Auditorium, che accolgono altre inclinazioni delle arti. O ancora più indietro nel tempo, in luoghi come il rifugio antiaereo di Piazza Grandi, che se non lo vedi non ci credi e il Grand Hotel de la Milan dove si respira aria di fine ‘800.
QUI potete trovare la lista e la mappa completa dei luoghi, davvero tantissimi, e vi consiglio di prenotarvi perché sono tutti molto gettonati. Prendetevi il lusso non di sbirciare ma di posare avidamente gli occhi sul corpo che è la nostra città, sui suoi organi interni vibranti e sulle nuove cellule in formazione. In primis perché è un posto incredibilmente suggestivo e poi perché in questo momento capire Milano vuol dire capire noi stessi e i nostri bisogni e quindi la forma che desideriamo per il nostro futuro, in modo consapevole.