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Roma: una città come camera oscura

Vi raccontiamo l'affascinante e stupefacente progetto fotografico che da diversi mesi Gianmaria De Luca sta realizzando nel tetto della Chiesa Nuova di Corso Vittorio Emanuele II.

Scritto da Nicola Gerundino il 26 maggio 2022
Aggiornato il 30 maggio 2022

Chiese, preti, arte e arte di arrangiarsi, inventiva, luce, stupore. Oltre a essere bello, il lavoro che Gianmaria De Luca sta realizzando da qualche mese a questa parte nella Chiesa Nuova di Corso Vittorio Emanuele II è un breviario della città: c’è tutto quello che una persona immagina di poter associare a Roma, nel bene (tanto) e anche un po’ nel male. Gianmaria ha 34 anni e parecchi li ha spesi all’estero. Poi si è ritrovato qui durante la pandemia e il primo lockdwon e qui è rimasto a lavorare. Non con il massimo dell’entusiasmo confessa, perché qui chi fa a arte – che sia figurativa, video o fotografica – non è che viene preso subito il serio, né tantomeno remunerato per quel che merita: “sì ok, ma di lavoro che fai veramente?”. Ecco, quelle frasi lì.

Poi, d’improvviso, diversi tasselli che camminavano paralleli si sono finalmente ricongiunti in un puzzle e hanno generato un’idea. Mesi passati a guardare fuori dalla finestra o verso il soffitto, una città vissuta negativamente, da liberi professionisti prima e da cittadini imprigionati poi, il ritorno nel luogo di nascita, la riscoperta del proprio passato fino ad arrivare al primo sguardo, alla prima volta che gli occhi si sono aperti e hanno visto questa città. Trasformare la sua architettura in camera oscura e imprimere su pellicola la sua luce, quella sì, sempre stupenda. “Roma: Camera Oscura”. Non solo un’idea artistica, ma anche la dimostrazione che in una città fatta di sabbie mobili un progetto, anche se difficile, può essere realizzato. “Con tenacia, perseveranza e le persone giuste al tuo fianco si riesce a fare tutto”, dice Gianmaria.

E la camera oscura è stata trovata forse in uno dei luoghi più impensabili: il tetto della Chiesa Nuova, scrigno troppo spesso dimenticato che custodisce opere di Rubens e di Pietro da Cortona e fa parte di un complesso in cui c’è anche lo storico Oratorio di San Filippo Neri – al quale la chiesa fu affidata a metà XIV Secolo circa – e la Biblioteca Vallicelliana – il nome originario dell’edificio è infatti Santa Maria in Vallicella.

E se pensate che riuscire a trovare uno spazio tramite intercessione clericale sia stata la parte più difficile, sappiate che vi sbagliate, perché Gianmaria non ha camminato su e giù lungo la volta della navata centrale per stampare delle vedute di Roma in formato cartolina. Se si pensa in grande, si stampa in grande: non centimetri, ma metri di carta fotografica gelatinosa, appoggiati meticolosamente sopra una sorta di cavalletto gigante autocostruito di quasi nove metri per quattro e mezzo. In più, uno studio tanto artigianale quanto attento della luce e dei tempi d’esposizione, in modo da ottenere immagini pulite, nitide, con una defezione alta e soprattutto senza bruciature da sovraesposizione – quindi sì, immaginate Gianmaria e altre persone fare ombra sulla carta con superfici ritagliate improvvissando e poi arrotolare tutto di corsa per andare a sviluppare dei “rullini” di dimensioni industriali.

Il risultato è stupefacente, perché è difficile credere che da un foro quasi minuscolo possa arrivare una luce tanto potente da imprimersi su diversi metri quadri di pellicola. Le immagini finali, inoltre, sono in bianco e nero e sono a testa in giù, proprio per restituire la naturalezza del processo fotografico, perché è così che gli occhi umani funzionano, ci pensa poi il cervello al “raddrizzamento” definitivo e in tempo reale. Come è facile intuire, aprire il tetto di una chiesa secolare e permettere di camminarci a un gruppo, seppure ristretto, di persone non è un qualcosa che si possa fare quotidianamente, ci sono comunque dei giorni in cui è possibile partecipare a delle visite guidate, vedere le immagini scattate e farsi raccontare tutte le fasi del lavoro – nonché sbirciare la città dall’alto e vedere degli scorci interni della Chiesa Nuova altrimenti imperscrutabili. Tenete quindi d’occhio il profilo Instagram @gianmaria.deluca o il sito gianmariadeluca.com, perché lì avrete sicuramente notizia delle prossime visite e anche delle prossime tappe del progetto. Gianmaria ripete spesso che senza l’aiuto manovale (e non) di suo padre, Maurizio, cosi come dei suoi collaboratori e di Padre Maurizio, non sarebbe mai riuscito a realizzare tutto questo. Roma: nel bene e nel male.