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Archeologia queer: Playgirls from Caracas

Le due dj raccontano il loro progetto, tra scorribande negli archivi musicali e quartieri come bolle felici.

quartiere Pigneto

Scritto da Giulio Pecci il 7 giugno 2023
Aggiornato il 12 giugno 2023

Foto di Valentina De Santis

Luogo di residenza

Roma

Attività

Dj

Dalla Lecce dei primi anni Duemila al Pigneto degli anni (Duemila) Dieci. Gilvia e Annalisa sono le Playgirls from Caracas: duo che ormai da un decennio anima le notti romane in lungo e largo. La loro attività è legata indissolubilmente al Pigneto e alcuni dei suoi luoghi più iconici, tanto per residenza quanto per condivisa intenzione artistica e approccio quasi filosofico al concetto di festa. Dj set intrisi di un immaginario queer che slegano l’ascoltatore da ogni tipo di genere.

 

 

Ci raccontate da dove vengono le Playgirls From Caracas? Quando avete iniziato, come e perché?

Il progetto nasce a Lecce, nostra terra d’origine, nel 2007. Qui durante gli anni universitari, dopo sperimentazioni in contesti domestici, abbiamo iniziato a mettere musica “nei peggiori bar” della città. Sicuramente stanche delle solite serate fallocentriche e con tanta voglia di divertirci, abbiamo messo su serate danzanti senza nemmeno preoccuparci di darci un nome. Infatti per volontà di un nostro carissimo amico che si propose per realizzarci una grafica, nella locandina del 29 febbraio 2008 che ci ritrae in drag, magicamente comparve per la prima volta la scritta Playgirls from Caracas. A noi quel nome è piaciuto subito e non l’abbiamo mai abbandonato. Da allora una serie infinita di ossa rotte, gastriti post alcoliche, grasse risate, acrobazie da stunt, pomiciate, collaborazioni e colpi di fulmine.

Cosa vi ha spinto a unire le forze in musica?

Avevamo la necessità di dar vita a qualcosa di diverso a partire dalla selezione musicale, all’inizio interamente al femminile con la serata “the best female selection”. Di creare una dimensione liberatoria in cui tutto poteva succedere. In questo ci aiutavano i video ispirati al mondo dell’arte e al post-porno e l’aspetto performativo dei dj set. La nostra prima locandina metteva insieme Annie Sprinkle e Guerrilla Girls, veramente “too much” per la Lecce di quegli anni.

Nella vostra biografia si legge che suonate un “fritto misto musicale, una sorta di archeologia queer".

In archeologia si scava, si scopre e si porta alla luce. A noi piace farlo con la musica per sconfinare nei vari generi musicali e creare nuovi immaginari queer. Le nostre selezioni sono in questo senso un fritto misto (musicale) che, giocando un po’ con le parole, evoca il “free to mix” a cui tanto teniamo, ossia la libertà di selezionare brani e di mixarli come meglio ci va. I nostri punti di riferimento ovviamente sono da rintracciare nella musica che amiamo: electroclash, synth-pop, disco e italodisco, punk e post-punk, noise, shoegaze, dance, pop e trash!

Una diversa declinazione della domanda precedente: quali sono i brani che non devono mai mancare nei vostri set?

Planningtorock con “Let’s Talk About Gender Baby” e “Get your Fkng Laws off my Body”, Peaches con “Boys Wanna Be Her” o nel ft. “Freezing Out” di Mr. Oizo e in tantissime altre! Sylvester con “Do You Wanna Funk?” o “You Make Me Feel (Mighty Real)”, La Chica con “Venezuela”, LSDXOXO con “Sick Bitch”, M¥SS KETA con “Giovanna Hardcore”, Jo Chiarello “Che brutto affare”, Jo Squillo “I Love (Muchacha)” e Jane Chiquita con “Banana”! Ma non solo: Gina X, Geneva Jacuzzi, Tom Tom Club, Divine, Vitalic, Uffie, Miss Kittin, CSS, Giuni Russo, Bobby O… La lista è davvero molto lunga!

Quando e come avete iniziato a produrre? Cosa vi affascina di quel lato dell'esperienza musicale?

Facciamo una piccola premessa, Gilvia inizia negli anni Novanta con la computer music tra le mura domestiche, alla fine degli anni Duemila prende parte al progetto electropunk “Le Supersquillo” come electroperformer e chitarrista. Annalisa, da artista visiva, si affaccia al mondo della musica come divoratrice e sviluppando una certa estetica. Come Playgirls fondiamo insieme i nostri background cercando di creare sonorità nuove e non scontate pur guardando al passato. La nostra prima produzione è il remix fatto per l’amica Lilith Primavera (“Taboo” remix, 2020), da lì abbiamo proseguito supportate dall’etichetta milanese FLUIDOSTUDIO pubblicando remix, come “House of Keta” di Populous ft. M¥SS KETA e “Ça va? Je t’aime!” di Protopapa ed Hey Cabrera! ft. Emmanuelle, e poi i nostri brani inediti.

Che rapporto avete con il concetto di quartiere?

Per noi il quartiere è sicuramente un luogo circoscritto e con una forte identità. Un dispositivo animato dalla vita dei singoli elementi che lo compongono e dagli scambi e dalle relazioni che ne scaturiscono. In un modo o nell’altro, all’interno del quartiere siamo tutti interconnessi.

E la vostra storia con il Pigneto?

Siamo arrivate al Pigneto nel 2011, non per caso ma per scelta. Qui infatti la nostra cerchia di amicizie leccesi si era stabilita negli anni. E proprio qui negli anni abbiamo avuto la possibilità di esprimerci e di stringere nuove relazioni. Perché il Pigneto, oltre ad essere un quartiere di per sé ricco di storia, a tratti contraddittorio, per noi rappresenta una bolla safe, dove ci sentiamo libere di essere ciò che siamo.

Quali sono i vostri posti preferiti e i vostri riferimenti al Pigneto?

Tuba, i circoli Arci 30Formiche e Fanfulla, Largo Venue, La Pescheria, Garçonnière, Blutopia e il mercato dell’isola pedonale.

Cosa pensate renda speciale questo quartiere?

Una caratteristica che ci colpisce è la coesistenza di elementi architettonici storici con quelli tipici delle città metropolitane contemporanee. Qui i binari delle ferrovie fanno a gara con gli acquedotti di epoca romana, così come da Porta Maggiore partono le consolari che in qualche modo definiscono il perimetro del quartiere; le palazzine del primo Novecento mostrano contemporaneamente i segni dei bombardamenti e quelli della street art. Oltre a questo scenario c’è poi tutto l’insieme dei luoghi, degli spazi e delle persone che lo rendono vivo.

Qual è stato il dj set fatto al Pigneto che ricordate con più piacere? Dov'era e perché vi è rimasto impresso? Quali aneddoti potete raccontarci in merito?

In ogni dj set succede sempre qualcosa di speciale! Sicuramente la prima volta non si scorda mai e qui al Pigneto è avvenuta nel 2013, eravamo al 30Formiche per la serata “Bonobo Party” organizzata insieme ai Wild Hive. Il proiettore mandava video di bonobo & friends “all’azione”, c’erano a disposizione caschi di banane disseminati nei vari ambienti del locale e Annalisa improvvisava stage diving mentre i muri dei bagni venivano disegnati.