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Dancefloor e libertà: Miss Mini e il fenomeno waacking

Assieme al voguing, un altro stile di ballo nato negli Stati Uniti degli anni Settanta sta coniugando musica, danza e tematiche del movimento LGBTQ+. Ne abbiamo parlato in questa intervista con una delle maggiori rappresentati della scena italiana e romana

Scritto da Nicola Gerundino il 4 aprile 2023
Aggiornato il 2 maggio 2023

Foto di Chiara Dina Palmitessa

Luogo di residenza

Roma

Attività

Ballerina

“What Is Waacking, and Why Is It All Over TikTok?”. Lo scriveva un paio di anni fa il New York Times, di fronte all’evidenza che un “nuovo” tipo di movenze si stava prendendo la scena del social dance-oriented per antonomasia e poco si sapeva della sua origine. Effettivamente, quella del waacking è una storia che ha rischiato di essere completamente rimossa dalla memoria collettiva, perché i suoi rappresentati sono stati decimati dal diffondersi dell’AIDS tra la fine dei Settanta e gli inizi degli Ottanta. È grazie a un ballerino della storica e mitologica trasmissione televisiva “Soul Train”, Tyrone Proctor, che la cultura waacking è riuscita a essere tramandata per poi ridiffondersi in tutto il Mondo, stavolta a cielo aperto e non solo nei club disco frequentati da minoranze e dalla comunità gay, dov’era nata ormai cinquant’anni fa. Così come la danza voguing, anche quella waacking, che ne è la sorella, ha avuto un rapido e forte radicamento negli anni Duemila grazie a una naturale saldatura con le rivendicazione del mondo LGBTQ+, che nel frattempo si sono fatte più ampie, più grandi e più radicali. Ne abbiamo parlato con una delle maggiori rappresentati della scena italiana e romana, Miss Mini, che, oltre a organizzare corsi e spettacoli, porta avanti dal 2017 un intero festival dedicato al waacking, l’Eleganza Festival, che quest’anno si terrà per la prima volta a Roma, dal 1 al 3 settembre.

Inizierei questa intervista partendo dalle basi. Che cosa è il waacking e qual è la sua storia?

È una danza queer nata negli anni Settanta nei club di Los Angeles. Creata da uomini gay, neri e ispanici, animati da un forte senso di rivalsa sociale. Repressi e perseguitati dalla società del tempo, questi ballerini trovavano nel waacking uno spazio sicuro per esprimere le proprie emozioni e liberare il proprio spirito, trovando ispirazione (in origine) nelle movenze e negli atteggiamenti delle più famose star del cinema, come Greta Garbo, Marylin Monroe o Marlene Dietrich: donne eleganti, glamour e senza tempo. La primissima espressione di questa danza è il posing: il posare. Da qui poi si sviluppa un modo di ballare più articolato. Nonostante sia un mondo pieno di lustrini e paillettes, la storia di questo stile è triste e complessa. Dopo circa dieci anni dalla sua nascita, negli anni Ottanta, l’AIDS decimò la comunità gay e molti tra i pionieri ne furono vittima. Con la loro morte, sparì anche il waacking; per due decenni nessuno lo praticò più. Solo nel 2003, un ballerino di nome Brian “Footwork” Green riuscì a riportarlo in auge. Nonostante non fosse tra i creatori, Brian conosceva personalmente Tyrone Proctor, ex ballerino del programma TV “Soul Train” e frequentatore dell’ambiente waacking (Tyrone è stato protagonista nell’edizione 2018 di Eleganza ed è purtroppo deceduto nel 2020). Con un po’ di fatica, Brian convinse Tyrone a ridare vita al waacking e a alla nascita dia nuove generazioni di waacker. Il waacking si è affermato come movimento artistico improntato sulla totale libertà di espressione e la valorizzazione dell’individuo tramite il movimento corporeo. Ha una forte componente performativa, infatti, osservando un* ballerin* di waacking, ciò che è subito visibile, oltre a un modo particolare di muovere le braccia, è proprio l’espressività e la drammaticità. Un altro aspetto caratterizzante è quello di usare il proprio corpo per descrivere la musica. Uno degli obiettivi principali è rendere la musica visibile; serve un grande allenamento per coordinare orecchio e movimento. Le persone che si avvicinano al waacking hanno ragioni differenti, ma con un minimo comun denominatore: sentirsi unici nel posto giusto, contornati dalle persone giuste. Chiunque ne condivida principi e ideali e ama la disco, può avvicinarsi a questo stile e diventare parte della sua scintillante community.

Tu come sei entrata in contatto con il waacking?

Il waacking appare in Europa all’incirca quindici anni fa, inserendosi nel contesto della street dance; con le altre danze urbane condivide sicuramente alcuni valori fondanti, come il bisogno di rivalsa sociale e la libertà di espressione. All’epoca ballavo già hip-hop, gareggiavo e studiavo in tutta Italia e all’estero, e in diverse occasioni avevo avuto modo di vedere alcune persone ballare distinguendosi dal resto per delle movenze prettamente femminili. Solo in seguito, entrando in contatto con i pionieri, ho capito che era arrivata in Italia un’interpretazione sbagliata di questo stile. Infatti i movimenti di questa danza non sono da ricondursi tanto a un gender specifico, quanto alla veridicità e all’intenzione di ogni movimento. La prima volta in cui ho potuto sperimentare in pieno il senso e l’essenza del waacking è stato durante un viaggio a Los Angeles nel 2010. Qui aveva già acquisito una propria identità più definita e per me è stato l’inizio di una grande ricerca. Per moltissimi anni la storia di questa danza è stata molto frammentata e confusionaria. C’erano pezzi di un puzzle da ricostruire con molte parti mancanti e ancora oggi ha dei lati oscuri proprio perché, come detto, molti dei ballerini della prima generazione sono deceduti a causa dell’AIDS. Non ho avuto un maestro in particolare, tutto quello che ho imparato è stato frutto di viaggi e di lunghe chiacchierate con persone che potessero dare testimonianza di quegli anni. Sicuramente, però, ci sono due figure alle quali devo moltissimo: Tyrone Proctor e Archie Burnett, quest’ultimo lo considero tutt’oggi mio mentore. E per ultimi, ma non per importanza, la mia “famiglia” scelta: il collettivo Awanawaack, prima compagnia di Waacking italiana

Se dovessi dire cos'è il waacking in maniera tua, personale, come lo definiresti?

Il waacking è il luogo delle possibilità. Si può sperimentare la libertà: sentirsi veramente liberi dai giudizi altrui e, soprattutto, liberi dall’auto-giudizio. Gli standard di “favolosità” sono nuovi, indefiniti, liberi da costrutti sociali. Per me, in quanto donna, madre, con un corpo non “conforme”, è una cura.

I riferimenti alla disco e agli anni Settanta mi sembrano molto forti, sia nell'immaginario che negli outfit. Ci puoi raccontare di questo aspetto e di come venga reinterpretato oggi, nel 2023?

Siamo degli e delle inguaribil* nostalgic*, questo è innegabile. Siamo fan degli anni Settanta e delle grandi dive internazionali, ma impazziamo anche per le showgirl italiane e l’italo disco degli anni d’oro. Si dice che chi si sente legato a una particolare epoca, ha lasciato qualcosa in sospeso nelle vite passate. Mi piace pensarlo. Naturalmente il waacking, essendo nato nel contesto della disco e all’interno dei luoghi in cui veniva suonata, ne ha preso anche il modo di vestire. Bisogna ricordarsi però che le persone che hanno dato origine a questa danza erano minoranze, alle quali non era concesso vestire in quel modo al di fuori di quei club. Vestirsi in un determinato modo era molto di più che indossare qualcosa di lucente. Quello che oggi noi ereditiamo è proprio questo. La possibilità di essere ciò che si vuole, un mezzo per uscire fuori dagli schemi. Il dress code non è più così definito e legato a una particolare era storica, ma è legato a ciò che permette di sentirsi se stess* al 200%. Per alcun* significa indossare quattro strati di paillettes, piume e tacco 12, per altri un jeans e un crop top. Lo sguardo alla moda contemporanea è sempre attento, moltissim* ballerin* ispirano i loro outfit ai trend del momento. Brand importanti, in alcune città europee, hanno iniziato ad avere interesse nell’includere ballerin* di waacking all’interno delle loro campagne pubblicitarie. In Italia, ahimè, siamo ancora molto indietro su questo, qualche passo avanti è stato fatto, ma parliamo di un processo lento, troppo lento a mio avviso.

Da un punto di vista strettamente musicale, la disco mi sembra di capire sia una pietra inamovibile.

Il cuore pulsante di questa danza è la disco music che, per quanto nell’immaginario comune sia un trionfo di lustrini e paillettes, è un genere musicale nato come un fenomeno underground delle minoranze. Per quanto i testi di tali canzoni possano dirsi “leggeri”, incitando le masse a ballare e divertirsi, nascondono in realtà molto di più. “You Make Me Feel (Mighty Real)” di Sylvester, dal testo esplicitamente omosessuale, è una celebrazione della liberazione dell’individuo, alla stessa stregua di “Lady Marmalade” delle Labelle, la storia di una prostituta che ribalta i ruoli tra donna oggetto e cliente maschio, diventato poi un inno lesbo. Amanda Lear spopola con un’immagine di sé androgina e Donna Summer e Giorgio Moroder trattano argomenti rivoluzionari per l’epoca, come l’orgasmo femminile. Oggi il Waacking viene danzato ancora principalmente su musica disco, ma, essendo una danza con una grande componente emozionale e performativa, può essere adattata a ogni pezzo musicale che susciti nel performer qualcosa da esprimere.

Qual è la tua colonna sonora perfetta per un'esibizione?

Se penso a Miss Mini come personaggio artistico, la sua colonna sonora perfetta è “The Glamorous life” di Sheila E. Ora sono in fissa con “I Feel for You” di Chaka Khan, tolto che se parte un pezzo delle Spice Girl mi trovate sicuramente con un occhio di bue puntato addosso, che mi divido tra il ballare e fare un lip-sync da Oscar!

Il tuo outfit perfetto invece?

Sono del partito paillettes, piume e tacco 12!

In che modo e perché il waacking diventa una danza politica?

Il waacking porta al suo interno, fin dalla sua nascita, il desiderio di rivendicazione di diritti negati, di identità e sessualità perseguitate. Agli inizi, come detto, era un patrimonio appartenente soltanto a persone gay, nere ed ispaniche. In seguito sono entrate a far parte della scena le donne, che hanno trovato anch’esse uno spazio sicuro in cui potersi esprimere, senza subire gli stigmi patriarcali e la violenza di genere, rendendosi alleate nella lotta per i diritti. Oggi il legame tra il waacking e la comunità LGBTQ+ è molto forte. I luoghi in cui viene praticato sono luoghi liberi, inclusivi e democratici: tutt* sono ammess*. Moltissime persone trovano nel waacking il loro mezzo espressivo, il loro momento per uscire fuori dagli schemi. Il nostro impegno è costante nel fare rete con molte associazioni sul territorio e offrire la nostra danza per veicolare messaggi importanti.

Mi viene spontaneo farti una domanda sul voguing, vista la somiglianza tra i due termini e l'affinità tra le due discipline. In cosa si differenziano e in cosa si assomigliano?

È una domanda molto gettonata, che mi ripetono da anni, ma è anche la più lecita perché, spesso, le due attività vengono erroneamente confuse. Voglio rispondere con una frase bellissima di Vjuan Allure, dj, producer pioniere della musica ballroom, nonché un amico e un mentore, venuto a mancare il 15 marzo 2021: “Il waacking e il voguing sono danze sorelle”. Ed è proprio così, le due community sono alleate e moltissimi ballerini praticano entrambi gli stili e spesso ci troviamo gli uni agli eventi degli altri. Non è difficile trovare waacker tra il pubblico delle ball e viceversa. Nascono dalla stessa minoranza sociale, il waacking negli anni Settanta, il voguing negli anni Settanta/Ottanta. Il waacking nasce a Los Angeles, il voguing a New York. Il waacking è danzato principalmente sulla musica disco, il voguing maggiormente su vogue beat, house e deep house, anche se agli inizi era danzato su disco. Il mood anche è differente: le ball sono delle competizioni divise per categorie, dove le persone hanno la possibilità di esprimersi in diversi modi. Ogni categoria ha un tema specifico per cui i partecipanti immaginano e costruiscono il proprio outfit e performano per aggiudicarsi un trofeo. Il clima del waacking è completamente diverso, l’atmosfera è di festa e condivisione: il focus è raccontare qualcosa. Anche nel waacking è possibile trovare delle competizioni (battle) nelle quali però sembra di assistere a un vero e proprio show piuttosto che ad una gara.

Nel Mondo dove sono le comunità waacking più grandi e strutturate?

In tutte le principali città europee si può trovare una community. In Europa le più numerose sono in Italia, Polonia, Spagna e Francia. Mentre a livello mondiale, sicuramente una grandissima fetta di ballerini si trova in Corea del Sud, Taiwan, Giappone e, in generale, su tutto il territorio asiatico. Negli Stati Uniti, invece, la presenza è paradossalmente molto minore.

In Italia dove sono le principali scene?

A Roma, Torino e Bologna, ma ci sono rappresentanze anche in molte altre città come Trieste, Milano, Padova, Firenze, Napoli e Messina.

Rispetto al waacking, quali sono le tue attività qui a Roma?

A Roma ho dei corsi settimanali, sia per principiant* che per professionist*. Ogni persona è benvenuta. Chiunque entra nelle mie classi viene messo subito a conoscenza del fatto che sta entrando in uno spazio privo di giudizio. Se ami la disco, i grandi successi delle dive italiane anni Settanta/Ottanta, devi assolutamente entrare in contatto con la nostra realtà! Serve solo aver voglia di essere favolosi e non prendersi troppo sul serio. Da due anni ho dato vita ad un progetto per waacker professionisti, il Decameron Waacking Project, dove, una volta al mese, trenta performer provenienti da tutta Italia si riuniscono a Roma per un weekend di sette ore di workshop formativo tenuto da me e da insegnanti internazionali ospiti. Quest’anno il percorso terminerà il 14 Maggio con la messa in scena di uno spettacolo, sempre in programma a Roma, dall’omonimo titolo “Decameron”, dove verranno portate in scena tematiche sociali sulla falsariga dell’opera di Boccaccio, ma rivisitate in chiave attuale.

Sappiamo che a settembre ci sarà un appuntamento importante qui a Roma, l'Eleganza Festival, ce ne puoi parlare?

L’Eleganza Waacking Festival nasce nel 2017 a Milano, da una mia idea in collaborazione con Sarah Pandolfini, ballerina e coreografa, anche lei pioniera del waacking in Italia. L’idea fondante è stata quella di creare per la prima volta un festival interamente dedicato a questo stile, caratterizzato da importanti momenti di confronto rivolti alla sua storia, alla sua tecnica e alla sua evoluzione socio-culturale. La prima edizione, nata come un esperimento e una scommessa, ha ottenuto un notevole successo e ha segnato un momento importante nella creazione della scena europea. Negli anni a seguire il Festival si è affermato anche a livello internazionale, diventando il più grande al Mondo in termini di partecipazione multiculturale, con oltre 300 ballerin* professionist* provenienti da trenta Paesi del Mondo. Il termine “eleganza” è la chiave di tutto l’evento: tutti i dettagli sono realizzati in linea con questo tema. Tutto è all’insegna dello sfarzo e della stravaganza: gli abiti, le movenze, gli allestimenti. Eleganza è caratterizzato anche da un forte impegno sociale, orientato soprattutto al sostegno delle battaglie del mondo LGBTQIA+, della lotta alla discriminazione e del contrasto a ogni forma di violenza. Spesso tante persone vengono da Paesi molto restrittivi per quel che riguarda l’omosessualità: qui si sentono accettati e liberi, e capita anche che durante le conferenze condividano dei racconti molto delicati, creando uno scambio profondo e autentico. Quest’anno il festival verrà spostato a Roma e si terrà dal 1 primo a 3 settembre. Ci auguriamo di coinvolgere quanto più pubblico possibile!