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MinimalRome

Un capitolo importante dell'elettronica romana degli anni 2000 inizia con due lettere: MR, MinimalRome. Ne abbiamo ripercorso la storia con uno dei fondatori, Valerio (aka Composite Profuse aka Heinrich Dressel).

Scritto da Nicola Gerundino il 15 febbraio 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Nei primi anni Duemila uno dei crocevia fondamentali dell’elettronica romana è stato Testaccio: c’erano le feste nell’Ex Bocciodromo, quelle nel (nuovo) Bluechesse di via Caio Cestio e il Metaverso. A quest’ultimo club e al Monte dei Cocci che domina Testaccio è legata in maniera indissolubile la storia di MinimalRome, etichetta – e anche serata – fondata più di dieci anni fa da Valerio Lombardozzi (Heinrich Dressel/Composite Profuse) e Gianluca Bertasi (Feedback/TeslaSonic). Il prossimo 25 febbraio MinimalRome sarà da Städlin, ospite di Machine per una label night e ne abbiamo approfittato per farci raccontare direttamente da Valerio la sua storia, dalle street parade agli adesivi MR sparsi per la città, passando per il legame speciale che negli anni si è creato con la scena acid-techno olandese di Den Haag.

ZERO: Iniziamo dalle presentazioni.
Valerio Lombardozzi: Valerio Lombardozzi, Roma, 4/7/77.

Ti ricordi il primo disco che hai comprato?
No, non ricordo. Però ricordo uno dei primi dischi che presi ed ascoltai da solo dallo scaffale di mio padre e che mi colpì tantissimo: Black Moses di Isaac Hayes.

L’ultimo che hai comprato, invece?
La ristampa di Cosmos 2043, Bernard Fevre.

Quali sono i negozi di dischi dove compravi e quelli dove compri adesso?
Adesso Ultrasuoni e Pink Moon. Prima Remix, il primo buco all’inizio di via del Fiume a sinistra, Traxx, tantissimo Disfunzioni Musicali e ovviamente Porta Portese. Però se devo prendere cose vecchie è più facile cercare su discogs.

Ti ricordi invece qual è stato l’artista – o il brano – che ti ha fatto entrare nel mondo dei suoni che avresti poi riproposto con MinimalRome?
Unit Moebius – Acid Planet 001

 

Quando e come nasce MinimalRome?

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La copertina di “Broken Pots Hill Vol. One”, prima uscita a firma MinimalRome.
Verso la fine degli anni 90 e l’inizio del 2000, dopo un paio d’anni di “pausa” dal periodo in cui io e Gianluca (Feedback/Teslasonic) eravamo parte attiva della scena rave romana, ci siamo decisi che dovevamo provare a mettere su una label. Erano anni in cui si stava riaffacciando un po’ di fermento e di “unione” tra varie realtà artistiche romane. Penso alle serate e alle compilation a cui ho partecipato – Spacelab, Digital Force, Technoseeker… Non a caso la prima uscita di MinimalRome è stata proprio una compilation di artisti romani, anziché un nostro singolo.

C’era qualche etichetta a cui vi siete ispirati?
Sicuramente la Bunker e la Viewlexx. Ovviamente Underground Resistance. Poi in quegli anni c’erano molte label più vicine all’autoproduzione e dedite a una ricerca più sincera. Mi viene in mente la Kommando 6 o Das Drehmoment. Musicalmente i riferimenti sono tanti: dalla prima scena industrial alla tape scene inglese, per arrivare alle colonne sonore italiane (e non) degli anni ’70 e personalmente tutta la scena di Canterbury.

Ti ricordi qual è stata la prima serata a firma MinimalRome e dove l’avete fatta?
10 Maggio 2002, Ex Bocciodromo, Monte Testaccio. Quella è stata la prima serata nella quale compariva MinimalRome. Organizzata insieme a vecchi amici, alcuni dei quali ex Hard Raptus (collettivo e trasmissione su Radio Onda Rossa).

Che ricordi hai della scena di Roma negli anni in cui MinimalRome muoveva i primi passi?

Aphex Twin al Circolo nel 1995. Si ringrazia Claudio Rosato per la foto.
Aphex Twin al Circolo nel 1995. Si ringrazia Claudio Rosato per la foto.
Partendo un po’ prima, quindi fine anni ’90, ricordo che dietro piazza Barberini c’erano le serate della Nature, dove ho sentito le cose più belle in quegli anni. Il locale si chiamava IT. Poi una storica serata al Frontiera con il live di Unit Moebius e il dj set di I-­F, nel ’97. Ancora prima, nel ’95 al Circolo degli Artisti, la prima volta di Aphex Twin a Roma, storico fu l’imbocco “forzato”. Poi ovviamente al Forte Prenestino ho visto di tutto, soprattutto non elettronica. Da Ozric Tentacles a Jello Biafra. Più avanti poi venne il Metaverso, dove hanno suonato artisti bravissimi.

 

Che rapporto avevate, sia personali che musicali, con la prima ondata dell’elettronica a Roma, quella dei primi 90, dei rave e del “Suono di Roma”?
Ottimi rapporti cementati nel tempo con tutti. Penso, ad esempio, ad Andrea Benedetti, forse la persona più competente e umile che ho conosciuto in quegli anni e che ha contribuito con forza e senza esuberanza a creare la scena romana.

Mi ricordo che in quegli anni si sentiva molta musica anche in strada, manifestazioni, street parade, carri etc. Voi e la vostra musica eravate spesso presenti, se non sbaglio.
Partecipammo come Hard Raptus con un carro a una delle prime Street Parade, credo fosse il ’97.

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Il carro Hard Raptus alla Street Paradel del ’97. Si ringrazia Claudio Rosato per la foto.
La Street Parade del '97 su via dei Fori Imperiali. Si ringrazia Claudio Rosato per la foto.
La Street Parade del ’97 su via dei Fori Imperiali. Si ringrazia Claudio Rosato per la foto.

 

È mai stato un “problema” il fatto che qualcuno potesse connotare politicamente le produzioni musicali di MinimalRome
No, perchè mai? In ogni caso non un problema nostro.

Parlando sempre di Roma e di strade, Uno dei modi con cui vi siete fatti conoscere è stato l’adesivo MR, che si trovava un po’ ovunque. Chi ha ideato il logo?
È stato il primo e ultimo logo fatto da me. Sì, gli adesivi ce li siamo portati in molte trasferte e negli anni ci è capitato spesso che qualche amico ci dicesse di averlo visto su pali, semafori, caschi e automobili. È anche successo che qualcuno indossasse una nostra maglietta o avesse un nostro adesivo senza sapere minimamente cosa fosse.

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MinimalRome vs Mao.

Avete mai pensato di cambiare o “aggiornare” il logo?
Direi di no. Non ci abbiamo mai pensato.

Perché proprio il nome MinimalRome?
Tornando alle radici latine della definizione, “minimum” significa “la più piccola quantità possibile”, essenziale, senza sovrastrutture. Minimal ­per noi ­non definisce un genere musicale, ma uno stile di vita e una visione del Mondo.

Col senno di poi, considerando che la minimal come genere – specie in Italia – è diventata nella sua versione di massa una sorta di “pattumiera” musicale, avreste scelto un altro nome?
No, non abbiamo mai pensato di cambiare nome. Sicuramente negli anni ci è capitato che alcuni si siano fermati al nome senza sapere di cosa stessero parlando, visto che fin dalla prima uscita era chiaro che MinimalRome produceva tutto tranne che “minimal”. Ma va bene così, non è mai stato un problema ricevere mail e demo con l’oggetto “Techno Minimal”.

Tra i vostri vari riferimenti “geo­musicali”, oltre a Detroit e Chicago, c’è anche la scena olandese di Den Haag, che hai citato in precedenza. Puoi raccontarci come ne siete venuti a conoscenza e come avete allacciato rapporti con loro?
Come ti dicevo, quella scena ha influenzato molto le mie produzioni e quelle degli altri membri di MinimalRome. Dopo aver mandato a Guy Tavares della Bunker Records di­ Den Haag un demo del mio primo progetto musicale – Composite Profuse – e dopo mesi e mesi di silenzio, ricevetti una mail in cui Guy mi diceva di aver ritrovato il cd e che gli era piaciuto molto. Mi inserì in una compilation: Artists Anonymous. Fu una grande soddisfazione essere il primo artista italiano a uscire sulla Bunker e fu l’inizio di collaborazioni importanti con artisti come I-F, Legowelt (che produsse il mio primo album come Heinrich Dressel), Rude 66. Alcuni dei quali sono poi diventati amici che abbiamo incontrato varie volte, sia invitandoli a suonare con noi a Roma che suonando a serate con loro a Rotterdam e Den Haag.

Che ne pensi dell’attuale scena club/elettronica di Roma?
C’è un ricambio ciclico, soprattutto dei locali. Penso alla chiusura del Metaverso/Muzak e alla contemporanea apertura dello Städlin. Due locali molto diversi, ma con una programmazione artistica interessantissima. Ultimamente ho assistito con piacere alla crescita di artisti e di etichette romane. Noto anche una “nuova” forma di collaborazione tra le varie entità. Sicuramente più serate di qualità ci sono e più c’è la possibilità di conoscere e confrontarsi con artisti che suonano e che crescono intorno a te. In questo senso mi piace il lavoro che stanno facendo Electronique ed LSWHR.

Che rapporto hai in generale con Roma? Il fatto che siano uscite per MinimalRome compilation dal nome Broken Pots Hill mi fa pensare molto stretto.
Il rapporto che si ha quando si sente di appartenere a certe situazioni: linguistiche, culturali, sentimentali. Tutto questo non per campanilismo, anzi. Broken Pots Hill è stata una serie di concept compilation di vari artisti romani. Poi c’è il mio personale legame con Testaccio e col Monte dei Cocci, appunto, dove si svolse la prima serata MinimalRome – all’Ex Bocciodromo, ai piedi del Monte. È lì che io e Gianluca abbiamo conosciuto Andrea (Andreas Herz/Kobol Electronics) e David (C-34/Dave Grave), che subito si sono uniti a MinimalRome. E sempre lì, in una delle grotte del Monte (il Metaverso), sono nate molte amicizie e collaborazioni artistiche.

Dove ti piace andare all’estero, invece, per comprare dischi, ascoltare cose nuove o fare feste come si deve?
Dovunque non sono mai stato. Per fortuna grazie ai dischi che abbiamo fatto ho potuto visitare diverse città che non avevo visto fino a prima di MinimalRome. Penso a Bucarest o a Budapest, dove siamo tornati a suonare altre due volte.

Uscirà qualcosa a breve per MinimalRome?
È appena uscito il nuovo disco di Teslasonic. Stiamo ultimando l’uscita di Trame Vol. II, compilation doppio cd con molti artisti anche romani. Un singolo di Legowelt come Nacho Patrol, remixato da un grande artista di Detroit che per ora non voglio svelare.

 

C’è un artista di cui ti piacerebbe far uscire un disco?
Anni fa andammo a casa di Ferenc (I­-F). Ci portò in una stanzetta e ci fece vedere che piano piano stava ricostruendo il suo studio. Ecco, mi piacerebbe far uscire un suo disco, per mille motivi. Mi piace pensare che l’artista che ci colpisce e che uscirà su MinimalRome ancora non lo conosciamo.

Qualche nuovo artista – di Roma e/o italiano – su cui scommettere?
Qualche settimana fa sono andato da Städlin a sentire il live di Cosimo Damiano. Veramente interessante.

Che dischi stai ascoltando ultimamente?
Ascolto di tutto. Tantissimo Intergalactic FM, specialmente The Dream Machine. Ultimamente sto riascoltando un po’ di electro, sia cose di molti anni fa che dischi nuovi di artisti che conosco e che stimo molto, come Rob “The Exaltics”, Das Muster. Per questo motivo ho deciso di far uscire dopo anni un nuovo ep col mio primo progetto eletro, Composite Profuse, nei prossimi mesi su Shipwreck con remix di The Exaltics e Teslasonic.

Per quanto riguarda la prossima serata da Städlin (Machine, 25 febbraio), chi vedremo esibirsi e cosa ascolteremo?
Ascolterete un nuovo live a quattro mani, Heinrich Dressel & Teslasonic, per presentare Electrical Oscillator Activity e il dj set di Dave Grave.

 

Che macchine usi per suonare?
Il set up ovviamente cambia quando fai i live. Anche perchè il mio studio è al 90% composto da synth a tastiera, alcuni molto pesanti, come l’Elka Synthex. Nel mio set up in studio ci sono anche Moog Prodigy, Juno 106, Farfisa Syntorchestra, JX3P etc… Per ora nei live insieme a Gianluca Teslasonic/Feedback portiamo Korg MS20mini, Roland JP­8, Doepfer MS404, Waldorf Pulse, Waldorf Streichfett, MaM ADX1, Akai MPC1000, Yamaha Reface CP, Bassline, più vari effetti.

Un bar e un ristorante di Roma che ti piace frequentare?
Se potessi, mi ristorerei molto più spesso da Felice a Testaccio. Come bar, prima frequentavo più spesso il San Calisto e un paio di bar a Testaccio (Da Rosa e Gino al Mattatoio e Giolitti) o a Garbatella. Adesso, da quando è aperto anche di giorno, mi piace passare ogni tanto al Big Star, dove incontro spesso amici di vecchia data.

Il tuo scorcio preferito di Roma?
Sarò monotono. Ponte Testaccio fronte Monte, croce in alto davanti agli occhi.

Il Monte dei Cocci in una foto d'epoca.
Il Monte dei Cocci in una foto d’epoca.