Jacopo Costanzo, Valeria Guerrisi e Gabriele Corbo conducono la loro attività di progettisti tra Roma e Pesaro. Ma a Roma lo fanno da un bellissimo punto della Nomentana, una zona che conoscono alla perfezione e alla quale sono profondamente legati. La loro Warehouse of Architecture and Research offre anche spazi per mostre sull’architettura e sull’urbanistica – e non solo. Il Fondo Passarelli, sempre all’interno dello studio, mette a disposizione in libera consultazione più di 1.500 tomi.
Noi siamo orgogliosissimi di stare qui perché è un quartiere estremamente denso di episodi a cui siamo legati. La storia dell’architettura si è scritta in questo quartiere.
Chi è WAR?
Siamo Jacopo Costanzo, Valeria Guerrisi e Gabriele Corbo e svolgiamo la nostra attività di progettisti tra Roma e Pesaro. A noi si sono poi aggiunte Cristina Tascioni, Eugenia Di Biase, Zoe Socratous ed Evelina Dubini. Vittorio Pannozzo fa avanti e indietro con altre attività che segue personalmente, e ultimamente nella squadra concorsi c’è anche Cristian Sammarco. Lo studio orbita intorno alle otto unità: tre + cinque solitamente.
Cos’è WAR?
Ci occupiamo perlopiù di progettazione architettonica, poi divaghiamo, perché sentiamo l’urgenza di farlo. Abbiamo appena consegnato il progetto per l’ampliamento del MAXXI: siamo uno dei 102 studi che hanno partecipato a questo concorso internazionale e lo abbiamo fatto in collaborazione con dei colleghi di New York (MA Architects). Poco fa invece abbiamo partecipato al concorso per l’ampliamento dell’Accademia di Spagna a piazza San Pietro in Montorio; questo assieme a uno studio portoghese (fala atelier) di cari amici che abbiamo conosciuto nel nostro periodo Erasmus a Porto. Stiamo concludendo la ristrutturazione del Palazzo Comunale di Pesaro. Abbiamo già fatto delle realizzazioni in Sicilia, nelle Marche, mentre qui a Roma ci siamo occupati perlopiù di allestimento: abbiamo curato delle mostre a Palazzo Braschi e alla Casa dell’Architettura, e nello stesso MACRO abbiamo fatto dei talk. Lo studio tiene fede al suo nome: Warehouse of Architecture and Research. Facciamo i progettisti, ci occupiamo di curatela, editoria (con Panteon) e docenza: abbiamo la cattedra allo IED e alla facoltà di Ingegneria per il Design Industriale dell’Università di Pisa.
Ora parliamo un po’ dei progetti collaterali.
Oltre allo studio c’è GARAGE, uno spazio dove facciamo delle “mostriciattole”. Quella che c’è ora ad esempio si chiama “Piccola mostra d’architettura e d’anarchia” – il titolo è tratto dal film di Lina Wertmüller, “Film d’amore e d’anarchia” – dove in realtà c’è un solido corpus teorico. In una stanza viene proiettata un’intervista che abbiamo realizzato allo studio Purini/Thermes – Franco Purini e Laura Thermes sono ovviamente due luminari dell’architettura – che affronta il tema delle case di edilizia economica e popolare nella periferia di Napoli. In un’altra Michele Palumbo e Fulvio Giannotti mettono in risalto le superfetazioni improprie, ovvero i cosiddetti abusi edilizi che sono stati fatti nel centro storico, che, tra l’altro, è patrimonio Unesco…
Meraviglioso. Forza Napoli!
Sì, straordinario, anche perché c’è un gusto: ne emerge un’estetica vera e propria. Per questo “architettura” e “anarchia”. Abbiamo proseguito l’indagine su Napoli dopo aver chiesto un lavoro a Santo Diego, un writer famoso per avere fatto questo Cuore Sacro con la faccia di Maradona al posto di quella di Gesù. Poi perché lo scorso anno ai nostri studenti dello IED abbiamo chiesto di progettare un monumento a Diego Armando Maradona, andando così a lavorare sui temi del double coding, ovvero cultura “alta” e cultura “bassa”. Questo crash ci interessa molto perché non abbiamo mai amato le torri d’avorio dentro le quali rinchiudersi, ma nello stesso tempo nemmeno il populismo spicciolo che presta solo il fianco a quello che vuole la piazza. Attraverso il double coding potevamo poi omaggiare in qualche modo Robert Venturi, un architetto americano al quale siamo particolarmente legati, anche se lui si soffermava inizialmente sui concetti di “Duck” e “Decorated Shed”, ma questo è un altro discorso.
Altri progetti?
Siamo gli editori di Panteon Magazine, un semestrale di architettura del Novecento romana. Un fuori formato, un simil A3. Ci sono cinque architetture romane in ogni numero, raccolte da un tema che le tiene legate. I primi di giugno è uscito il quinto numero e va avanti ormai da due anni e mezzo. È un’avventura editoriale a cui teniamo tanto, un gesto d’amore nei confronti di Roma.
Qual è il vostro rapporto con il quartiere?
Noi siamo orgogliosissimi di stare qui perché è un quartiere estremamente denso di episodi a cui siamo legati. La storia dell’architettura si è scritta in questo quartiere. Banalmente, la Fondazione Bruno Zevi, dove c’erano lo studio e la casa di Bruno Zevi, è a poche centinaia di metri da qui. Facciamo parte del comitato scientifico del Centro Studi Giorgio Muratore – nostro mentore che insegnava Storia dell’Architettura e dell’Arte Contemporanea alla Sapienza – e lui aveva casa accanto a piazza Verbano e lo studio in via Tevere, a piazza Fiume. C’è anche La Rinascente, ovviamente. Noi custodiamo il fondo di riviste dello Studio Passarelli. Ce l’hanno dato in donazione perché stava andando al macero, così siamo andati col nostro Defender scassato a prenderci un paio di migliaia di tomi. Questo ci ha permesso di avere, per essere uno degli studi della nostra generazione, uno dei fondi più ricchi.
Be’, c’è anche Villa Mirafiori. Io ho fatto l’università lì.
Certo, c’è anche Villa Mirafiori. Poi, oltre a queste cose, siamo legati al quartiere in sé, Valeria vive a San Lorenzo, io vivo qui. Poi è chiaro che ci sono oneri e onori. Roma è bella impegnativa e rispetto a realtà più piccole e circoscritte magari qui si fa poco network.
Qual è la particolarità di questo posto?
Guarda, l’altro giorno Franco Purini è venuto all’opening della mostra. Per noi tutte le volte che parla dissemina perle. Ci diceva che, per lui, il brano di via Nomentana che va da piazza Fiume a piazza Sempione è uno dei percorsi più belli della città dal punto di vista urbanistico. Ritiene che ci sia un passo, un ritmo tra edificato e verde su entrambi i lati della Nomentana, che sono una cosa fuori dall’ordinario, almeno per Roma. Noi siamo un po’ feticisti su questo. Ci chiesero di fare un approfondimento di un’opera interessante durante la quarantena e noi abbiamo parlato di Palazzo Federici a viale XXI Aprile, dove girarono peraltro “Una giornata particolare” di Ettore Scola. Siamo legati all’edificio postale di piazza Bologna di Ridolfi, ma anche a piazza Verbano… Insomma, in questo siamo fin troppo secchioni.