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Ciredz

Sarà il protagonista della personale Residui, in programma a partire dal prossimo 24 novembre alla galleria Varsi di Roma. Ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda su arte e natura.

Scritto da Nicola Gerundino il 20 novembre 2017
Aggiornato il 21 novembre 2017

Attività

Artista

Natura e città, geometria e cemento, pietre e muri. Ciredz è uno degli artisti (urbani) italiani più interessanti e uno dei più attivi. Ha realizzato i suoi lavori in lungo e in largo – Australia, Portogallo e Finlandia tra le tappe più recenti – ma la sua prima personale, dal titolo Residui, arriverà solo il prossimo 24 novembre alla galleria Varsi di Roma. Lo abbiamo intervistato per l’occasione.

ZERO: Iniziamo dalle presentazioni.
Mi chiamo Roberto e sono nato in un paesino nel Sud-Est della Sardegna nel 1981.

Ti ricordi il tuo primo lavoro? Dove e quando lo hai realizzato?
Non saprei definire quale possa essere stato il mio primo lavoro, la prima volta che ho partecipato a una collettiva facevo dei lavori molto diversi da quelli attuali.

E il tuo primo su muro?
Il mio primo lavoro su muro è stato a metà anni 90, su una parete di una piscina abbandonata, avevo disegnato uno spray con le braccia e le gambe, avevo 14 anni circa. Il primo che io considero parte di questa ricerca più recente l’ho fatto in Sardegna nel 2010 sull’argine di un fiume.

Ti chiedo allora come e qando, più o meno, è nato il Ciredz che conosciamo ora.
Il Ciredz di ora è nato tra il 2008 e il 2010, durante i primi anni di Accademia di Belle Arti a Bologna, quando ho abbandonato il figurativo e ho iniziato con quello che faccio adesso.

Ciredz per Walk&Talk. 2017, Isole Azzorre.
Ciredz per Walk&Talk. 2017, Isole Azzorre.

Le prime due parole che mi vengono in mente guardando le tue opere sono: paesaggio e geometria.
Il paesaggio nella mia arte è sempre presente, in maniera astratta, ma riconoscibile. La terra da dove provengo mi ha influenzato particolarmente: le forme irregolari e aperte della natura le accosto spesso alle geometrie, che invece vengono dall’influenza che le città mi hanno dato. Passare dal vivere in un posto dove non ci sono geometrie a un posto dove c’è poca natura mi ha portato a unirle.

Ti dico anche una terza parola: colore.
Il colore è poco rilevante nel mio lavoro, cerco di dargli un significato quando lo utilizzo, non mi interessa avere un risultato colorato accattivante, ma preferisco che due colori accostati assieme possano far pensare a qualcosa. Nel mezzo della natura utilizzo i grigi e nello spazio urbano cerco di metterci colore, un tentativo di portare in entrambi i casi qualcosa che manca.

Ciredz per  Clorofilla - Arti Pubbliche Condivise.
Ciredz per Clorofilla – Arti Pubbliche Condivise.

Ti piace lavorare più in studio o sui muri all’aria aperta? Che approccio hai all’opera nel primo e nel secondo caso?
Il risultato dell’opera all’aria aperta è sempre concepita in studio, sono due cose strettamente correlate. L’approccio è lo stesso, cambia soltanto la destinazione del lavoro che va a relazionarsi con lo spazio circostante, in entrambe i casi.

Recentemente su cosa hai lavorato e a cosa stai lavorando in questo momento?
Nei mesi di settembre e ottobre ho viaggiato tra Finlandia, Stati Uniti e Portogallo per dipingere dei muri e sono arrivato qua a Roma a metà Ottobre. Ora sto lavorando alla mostra da Varsi che sarà la mia prima mostra personale.

Hai già lavorato a Roma?
A Roma precedentemente ho collaborato con Arturo di 56Fili per una collettiva di serigrafie, sempre da Varsi, intitolata Livelli. Qualche anno fa ho anche dipinto al Villaggio Globale.

La mostra collettiva "Livelli" da Varsi.
La mostra collettiva “Livelli” da Varsi.

Cosa vedremo nella mostra da Varsi?
Ci saranno sculture, disegni e serigrafie: sono tutti lavori che fanno parte della mia produzione più recente, realizzati appositamente per questa occasione.

Le sculture non sono mai una presenza scontata nel bagaglio di un artista. Quando hanno iniziato a far parte del tuo?
In realtà ho iniziato con le sculture, ho studiato scultura alla Accademia di Belle Arti di Bologna e attraverso la scultura è nato tutto il resto. La terza dimensione nel mio lavoro è sempre evidente e questo dice tantissimo. Per vari motivi non ho mai potuto approfondire il discorso scultura, perché implica la necessità di avere spazi adatti: grazie a Varsi, Ex Dogana e Campidarte in Sardegna questa volta ho avuto la possibilità.

Che materiali utilizzi per realizzarle? E per realizzare i tuoi disegni?
Per realizzare le sculture utilizzo terra e cemento e pian piano, in maniera seriale, aggiungo altri materiali. Ad esempio, nella mostra Residui ho aggiunto erba sintetica. Per i disegni uso sempre la carta, la graffite e la china. Sempre in mostra da Varsi ci saranno dei nuovi disegni realizzati con Arturo di 56Fili in cui abbiamo usato una vernice vinilica trasparente.

Granite Stone - Polystyrene Stone.
Granite Stone – Polystyrene Stone.

Il titolo della mostra, che tu hai già citato, è Residui. Che significato ha per te questa parola?
Residui è un termine a cui si posso attribuire diversi significati, in questo caso è una citazione presa da un saggio di Gilles Clement, che considera come dei residui certi spazi frutto dell’intervento dell’uomo. Spazi non classificati, senza un nome e una utilità, frammenti di spazio creati dall’uomo che io vedo un po’ come opere involontarie e da cui traggo ispirazione grafica. Quando ho iniziato a lavorare alle sculture con la terra e il cemento, la mia volontà era proprio quella di raccontare in modo grafico la coesistenza tra natura e uomo e l’imprevedibilità che nasce da questo rapporto di convivenza. Ho trovato il saggio di Gilles Clément illuminante, per molti aspetti affine alla mia ricerca artistica: è stato sorprendente per me trovare un’affinità così grande con questo autore, perché ho iniziato a notare regolarmente quegli spazi inclusi nella sua analisi sul paesaggio ancor prima di leggere il testo, quei “residui” che da tempo sono il fulcro della mia indagine estetica.

I "Residui" di Ciredz in mostra da Varsi.
I “Residui” di Ciredz in mostra da Varsi.

Tra i tuoi colleghi di Roma, chiamiamoli così, ce n’è qualcuno di cui apprezzi particolarmente il lavoro?
Stimo e apprezzo tantissimo il lavoro di Hitnes, uno dei miei preferiti in generale. Poi c’è molta affinità tra il mio lavoro e quello di Andreco e mi piace molto anche il lavoro di Gio Pistone.

Se potessi realizzare un lavoro su un muro di Roma a tuo piacimento, quale sceglieresti e cosa ci disegneresti?
Roma è una città gigante con degli scorci incredibili: è quasi impossibile sceglierne uno solo e, oltretutto, non la conosco ancora abbastanza bene da poter dire che vorrei dipingere proprio quel muro! Per ora ti dico che c’è una parete bellissima a San Lorenzo che vedo ogni mattina e ogni volta ci immagino un lavoro diverso! Credo che comunque ci farei qualcosa che manca: sicuramente qualcosa che faccia pensare a spazi aperti naturali.
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