Si è definito musulmano, lacaniano, anti-italiano, birichino, pornografico, inesistente, immortale, mai nato; la sua autobiografia si chiama “Sono apparso alla Madonna”: dovrebbe bastare a presentare il personaggio più spregiudicato e geniale che l’italica storia contemporanea ricordi. Qualcosa tra una rockstar e un guru post-strutturalista. In una foto recente sul “Corriere” lo si vedeva in infradito uscire da un ristorante a braccetto con Pertini. In una leggendaria puntata del Costanzo Show sfanculò tutti, infilando – insulto dopo insulto - una perla di saggezza dietro l’altra (“Parli col professor Heidegger e vada a fare in culo (…) io sono l’infinito, l’infinito minchione”). L’immane potenza del suo cinema è tuttora sottovalutata: “Capricci” è una parodia di Crash due anni prima che Ballard scriva il libro; “Nostra signora dei Turchi”, una folgorazione che gli valse il Leone d’Argento; “Salomè” un segreto caposaldo della psichedelia e uno dei pochi film che si avvalgono della prestazione della celestiale Veruschka. In rassegna anche un pezzo piuttosto raro, il documentario su “Il Barocco Leccese”. Accorrano teatromani, nostalgici, sperimentali, cultisti e dandy-alike.
Carmelo Bene
3/3/2004, Spazio Oberdan, V.le V. Veneto 2, Milano
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