Ti fa sentire fuori luogo, o di troppo. Ti fa sentire un fesso a commuoverti davanti a due persone che si avvoltolano baciandosi. Ti senti un allocco perché ancora una volta non capisci il significato, i confini, ma soprattutto il perché. Perché lo faccia, perché continuino a farglielo fare. Del resto, non è niente di speciale. E non sembra nemmeno avere speciali rendiconti economici nel farlo. Di lui non esistono immagini, non esistono sculture, foto o installazioni. Solo performance, che ti si piantano negli orecchi o ti restano negli occhi più di ogni dannato tentativo di advertising mirato. Lui è Tino Seghal. È un artista visivo, forse il più rappresentativo della generazione emersa nel nuovo decennio. Perché? Perché muove sentimenti e pensieri. E scatena conflitti, discussioni, prese di posizione, amori e odi. Con poco, ma lavorando come un matto. Come è proprio dei geniacci e del clima ipersensibile ma disincantato del secolo nuovo. In realtà, quei corpi in movimento apparentemente schizo, sono frutto di scavi archeologici nel passato generoso dell’arte contemporanea. Ma sono anche delle pure invenzioni visuali, in dialogo con le punte più sofisticate della danza di ricerca. Noi lo amiamo, Tino Sehgal.
Tino Sehgal
11/11/2008 - 14/12/2008 Villa Reale di via Palestro, via Palestro 16, Milano
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